Una fredda sera d’inverno, dieci e più anni fa, periferia di Milano. Sto dirigendomi verso la sala dove fra qualche minuto inizierà il concerto. La voce, come sempre forte e che non ammette repliche, mi chiama; la stretta della mano sul mio braccio, come sempre decisa e allo stesso tempo affettuosa, mi afferra: «Vieni – mi dice – entriamo qua in questa stanzetta, devo farti sentire una canzone nuova».
Era sempre così, Claudio Chieffo, quando aveva una canzone nuova. Per lui  erano un dono, qualcosa di inaspettato e di immeritato, ma che andava condiviso subito. Come una canzone gli arrivava, doveva andare per il mondo. Doveva essere condivisa.
Ricordo le sue telefonate, in ufficio, al mattino: «Ti disturbo? Solo un minuto, voglio farti sentire questo pezzo a cui sto lavorando». E io, in mezzo ai mille impegni, andavo  sul balcone, per non essere disturbato mentre lui mi faceva questo regalo.
Mi mancano quelle sue telefonate, mi mancano davvero.
Quella sera, in quella squallida stanzetta dietro al palco, mi fece sentire un primo abbozzo di In questa notte splendida, una meravigliosa canzone natalizia. Fu come se quella stanza si aprisse all’infinito. Era sempre così, quando lui cantava, e il privilegio di essere stato l’unico spettatore di quel momento è stato un dono raro, uno dei tanti, tantissimi, che Claudio Chieffo ha sparso per tutta la sua vita.
Dopo dieci anni e più ritrovo questa canzone nel bellissimo disco uscito poco prima dello scorso Natale, “È bella la strada”, una raccolta di 24 brani pubblicata nella prestigiosa collana Spirto Gentil edita dalla Universal.
È una sorta di demo registrato nel 1995 – dunque poco tempo dopo quella sera – a casa sua, solo voce e chitarra, perché voleva mandarlo subito a don Giussani, quel prete brianzolo che per primo lo aveva incoraggiato a scrivere canzoni. Dopo tanti anni, quel sacerdote era sempre il suo punto di riferimento principale per ogni cosa importante della sua vita.
È una registrazione formidabile: quella voce straordinaria che si svolge su una melodia bellissima, una melodia forte di una nostalgia positiva, come solo la nostalgia per le cose belle può essere.
Quando la ascolto mi ritrovo in quella stanzetta di quel teatro di periferia e realizzo che privilegio ho avuto nella mia vita. Canzoni come queste, non capita davvero spesso di ascoltarle. Ma la grandezza delle canzoni, delle belle canzoni, è proprio che permettono il riaccadere della bellezza ogni volta che le riascolti. Che sia un disco, che sia il cantante durante un concerto. Nel caso di Claudio, che non può più cantarcele, che siano i figli Martino e Benedetto che hanno preso su di loro coraggiosamente l’eredità di quella voce. Una voce che non vogliamo mai che smetta di cantarci la bellezza.
Un anno fa ero alla recita di Natale della scuola di mia figlia. Nel modo bizzarro, ma affascinante come solo la vita sa accadere, eravamo davanti alla stessa chiesa nella cui stanzetta del teatro dieci anni ascoltai Claudio in anteprima. Alla fine della recita il coro ha cantato proprio In questa notte splendida.
E allora ho capito come le canzoni di Claudio Chieffo, nella più autentica tradizione della vera musica popolare, come voleva lui, sono andate per il mondo e hanno messo radici, sono patrimonio di un popolo, scorrono nel suo sangue, e non se ne andranno mai più finché ci sarà una voce per cantare. E io posso solo ringraziare per essere stato messo in questo stesso popolo. Anche se mi mancano le telefonate di Claudio, al mattino, in ufficio.



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