Man mano che il tempo passa, come per tanti altri amici ormai approdati definitivamente alla casa del Padre, il ricordo di Claudio Chieffo si fa più intensamente e dolorosamente presente, ma insieme è come se aiutasse a penetrare più decisamente, anche se in modo inspiegabile, il grande mistero delle cose.
Chieffo, come ho detto tante volte, è stato il grande cantore del nostro popolo, il cantore delle sue certezze, anzi, della sua certezza, la certezza che solo la fede in Cristo salva l’uomo nella integralità delle sue dimensioni e addirittura nella profondità misteriosa del suo cuore, dove quotidianamente vengono a contatto, e a contrasto, il bene e il male, la grandezza e la meschinità, la gioia e il dolore. La grande certezza della fede in tutte le sue canzoni è stata come il fulcro, il cuore, ma anche il dinamismo di fede che ci è stato comunicato. Le sue canzoni sono state un grande evento di evangelizzazione, ma anche di educazione. Dentro questa certezza della fede, almeno io, ho camminato lungo tutte le stagioni della mia vita, che ormai va verso il suo compimento. Le stagioni dell’impeto costruttivo, le stagioni della bellezza del conoscere, della bellezza dell’amicizia con i più giovani, da introdurre dentro il Mistero dell’incontro con il Signore, la stagione più pensosa e più raccolta in cui le amicizie più forti trovano la loro collocazione vera, la loro fondazione, il loro sviluppo, fino a quest’ultima incredibile e inaspettata stagione, in cui sono al servizio della fede e della carità del popolo di Dio.
Chieffo continua per me la sua funzione di richiamo alla fede, di educazione alla fede, di passione per la comunicazione della fede agli uomini e per l’aiuto a far sì che questa comunicazione diventi un cammino educativo. Per questo ho pensato intensamente a Claudio quando Benedetto XVI ha posto per il popolo cristiano, e non solo per il popolo cristiano, all’attenzione della Chiesa e della società, il grande tema dell’emergenza educativa. L’emergenza educativa è un tema che dice bene la preoccupazione profonda di Claudio. Claudio è stato un educatore perché è stato la testimonianza di un uomo che si lasciava educare da tutte le circostanze della sua vita e soprattutto dalla responsabilità che aveva. E, lasciandosi educare e offrendo la sua testimonianza di uomo educato, diventava fattore di mobilitazione educativa per quelli che lo incontravano. Così, certamente ha raggiunto la maturità umana e cristiana. Perché la maturità si raggiunge quando si diventa educatori, cioè si diventa capaci di introdurre coloro che si incontrano al Mistero della vita, cioè al Mistero dell’incontro con Cristo.