Non amo le commemorazioni, perché troppo restrittive e limitative della presenza, nella memoria e nel cuore, di chi ci è vissuto accanto, nel cammino della nostra vita. Dirò soltanto che tu, Claudio, mi sei tutt’ora presente teneramente, come stamane, quando a Messa, in uno sperduto paesino della Toscana, il prete ha intonato “Il Signore ha messo un seme nella terra del mio giardino…”: così la nostra amicizia, nata nella terra del grande incontro con Don Giussani e nella nostra comune esperienza di Gs prima e di Cl poi, vero profumato giardino di bellezza, verità e amore.
In esso
Che nascessero sempre nuovi canti era una costante sorpresa di sempre nuova conferma per tutti. Ricordo le tue prime lettere in cui mi scrivevi i testi delle tue prime canzoni, piene di gioia ed esultanza, che io ben capivo, perché così era anche per me. La nostra amicizia, nata appunto come un seme discreto ma fecondo nel tempo, sempre autentica e leale, anche quando, messa alla prova da chi, con superficialità e malevolenza, ci voleva per forza in competizione, o comunque contrapposti. In realtà tu, Claudio, hai sempre avuto il dono di una espressività popolare del tutto complementare al mio modo più personale e solistico di raccontare la grandezza e la novità di un’esperienza di vita cambiata dall’incontro con Cristo.
Quante volte ci siamo raccontati la nostre gioie, le nostre ansie, dirimendo in un soffio le nuvole, nella certezza di un abbraccio carico di stima e affetto reciproco. La tua semplicità e la tua forza serena poi, di fronte la malattia, mi hanno segnato profondamente, come in quella telefonata in cui tutt’e due, in pianto, ci siamo detti il desiderio e la domanda di speranza che non possa venir meno.
A questa nostra preghiera si lega ogni giorno l’anima mia e in essa la tua presenza mi sostiene e mi consola fin quando “…l’amaro che c’è in me sarà mutato in allegria” e aspetto “…quel giorno di una grande festa in cui canteremo e balleremo insieme”.
A presto.
(Adriana Mascagni)