Il concerto di questa sera al Meeting di Rimini del coro basco Oldarra è una preziosa occasione per incontrare la grande musica basca e la tradizione viva di un popolo. Ce ne offre la possibilità Pierre Larrandaburu, Presidente dell’Associazione Oldarra che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

Signor Larrandaburu, può raccontarci come è nato il vostro coro, quali sono le sue caratteristiche e la sua composizione?



L’Associazione Oldarra (in basco significa slancio, impulso) è stata creata ufficialmente nel 1946, raccogliendo l’eredità di un gruppo di canto e danza formato qualche anno prima, dopo la guerra civile spagnola, per iniziativa di rifugiati dai Paesi Baschi spagnoli.
Negli anni Sessanta e Settanta, l’Associazione diventò un punto di riferimento importante per la diffusione della cultura basca. Nel corso degli anni, il coro ha assunto una sempre maggiore autonomia rispetto alla danza e dal 1972 ha cominciato a sviluppare il proprio repertorio e la propria notorietà, partecipando a concorsi e festival ed esibendosi anche in vari paesi stranieri.
Alla fine degli anni Novanta, il coro si è costituito in associazione separata da quella della danza e il suo repertorio, inizialmente solo basco, si è ampliato ad altre tradizioni e tipologie di canto.
Il coro è composto solo da uomini e il numero dei componenti si aggira sulla cinquantina, la maggior parte dei quali lavora, anche perché il grosso del coro è rappresentato da uomini tra i quaranta e i sessant’anni. Nonostante esistano diverse scuole di canto, i più giovani non sembrano attratti da questo tipo di canto a quattro voci. Così, dopo una giornata di lavoro, le riunioni bisettimanali per le prove diventano anche un momento di incontro, in cui si mangia insieme e, magari, si gioca a carte.



Quale influenza ha la tradizione musicale basca sul vostro coro?

La lingua basca è molto antica e si parlava già 4.000 anni fa, dunque molto prima della conquista romana, e non ha nulla a che fare con il latino o le altre lingue romanze. I Paesi Baschi si affacciano sul mare, ma hanno anche le montagne, i Pirenei: siamo quindi un popolo sia di marinai che di pastori e questo caratterizza la nostra tradizione, una tradizione che si perde nella notte dei tempi anche per il canto. I baschi amano cantare. Io stesso ho cominciato a cantare fin da piccolo in chiesa e poi ho continuato a scuola, ma importante è anche la famiglia, perché in ogni festa familiare si cantano le canzoni tradizionali.
Il meglio del nostro repertorio si esprime nei canti religiosi, ma vorremmo anche presentare un altro aspetto della cultura basca, cioè i canti tipici dei marinai e dei pastori, che tanta parte hanno nella nostra tradizione. Come già detto, tuttavia, il nostro repertorio non è più limitato alla musica basca, ma si estende a canti latini e francesi dal Rinascimento in poi, e a quelli di diversi altri paesi, Italia compresa.



Oldarra ha tenuto concerti in tutta Europa: qual è stato per voi il concerto più bello e dove vorreste poter andare in futuro?

Da un punto di vista musicale e artistico è stato particolarmente importante il concerto che abbiamo tenuto a Lione in Nôtre Dame de Fourvière, una basilica in pietra con un’acustica formidabile. Dal punto di vista del pubblico, il più rilevante è stato il concerto di Parigi, con 14.000 spettatori, cui abbiamo partecipato con il coro corso Muvrini. Un altro evento significativo è stata la serie di concerti che abbiamo tenuto l’anno scorso nelle chiese lungo il cammino dei pellegrini verso il santuario di San Giacomo di Compostella. Il nostro più grande desiderio è di incontrare cori russi, che sono dei maestri nel canto maschile a quattro voci e che hanno sviluppato una grande tradizione in questo tipo di canto.

Cosa significa per il vostro coro la partecipazione al Meeting di Rimini?

Venire al Meeting ha per noi un significato molto importante, perché il Meeting ha una grande reputazione e a questo evento partecipano i migliori. Come Oldarra siamo quindi molto contenti e fieri di questo invito e cercheremo di presentare al meglio la nostra cultura, che speriamo venga apprezzata dal pubblico del Meeting. Per noi è importante che attraverso il nostro canto passi un’emozione, perché vogliamo condividere le nostre emozioni.
Non vorrei essere immodesto, ma credo che il canto, la fusione delle quattro voci creerà una grande emozione anche negli spettatori italiani, me lo auguro veramente.
E vorrei rivolgere un invito a tutti gli amici baschi in Italia, sperando di vederne parecchi anche a Rimini.