Caro Direttore,
quando sorge un problema diverse sono le strade da percorrere; la più semplice è quella di aspettare che “qualcun altro” se ne prenda cura, come potrebbe essere lo Stato, anche se incompleto nell’offerta dei propri servizi. Io ho intrapreso un percorso diverso.
Veniamo al dunque. In Italia esistono scuole secondarie di primo grado statali (ex medie) che offrono all’utenza un corso musicale strumentale, un’esperienza all’avanguardia nello scenario europeo.
I corsi a Indirizzo Musicale (si chiamano così) sono stati istituiti nel 1974 con l’intento di allargare l’esperienza dei Conservatori musicali ed estendere lo studio dello strumento musicale in forma più capillare sul territorio. I bambini di 11 anni possono accedere a questi corsi previa una prova attitudinale d’ammissione, potranno così imparare a suonare uno strumento musicale per tutta la durata del corso (tre anni) in forma del tutto gratuita.
Gli insegnanti di queste scuole sono tutti musicisti diplomati presso un Conservatorio Statale di Musica e all’insegnamento scolastico affiancano una qualificata attività concertistica e un contatto costante col mondo musicale. Quello che però manca è il “prima” e il “dopo” e qui sta il problema.
Sono decenni infatti che si aspetta una riforma che permetta sia ai più piccoli (non si può iniziare un percorso strumentale a 11 anni, siamo agli ultimi posti nel panorama europeo) sia a chi ha frequentato questi corsi e vuole continuare lo studio (soprattutto per quelle eccellenze che si scoprono e che il Conservatorio non riesce a soddisfare, dovendo accontentare alunni dei corsi superiori); per questi il “dopo” riserva una grossa amarezza: c’è il nulla o quasi. I licei musicali, quelli tanto attesi della riforma Moratti, non sono stati attivati (adesso il decreto Gelmini li ha spostati nel 2010) e i ragazzi si trovano in condizione spesso di dover interrompere il percorso, dopo aver investito in modo molto serio le proprie attitudini in attesa di un riscontro anche professionale.
Partendo da questa esigenza due anni fa ho coinvolto alcuni genitori della scuola statale, dove insegno e coordino i corsi musicali, a costituire quel soggetto che potesse soddisfare quella grossa carenza che lo Stato non soddisfa, e che penso non soddisferà mai, visti i costi ingenti che questi corsi prevedono; l’insegnamento dello strumento prevede infatti lezioni individuali, proprio perché ciascuno ha un percorso unico e quindi non sono attuabili lezioni di gruppo. Dopo diversi incontri, aiutati anche da amici, abbiamo costituito l’associazione musicale “ICM, Insieme Con la Musica” con il sottotitolo Scoprire la Musica per incontrare la Bellezza e su questo soggetto abbiamo coinvolto tutti i docenti di musica della scuola, il collegio docenti, il Consiglio di Istituto.
Adesso siamo a tutti gli effetti dentro il POF (Piano dell’Offerta Formativa) della scuola e siamo in crescita in adesioni e riconoscimenti anche da parte degli Enti Pubblici. Attualmente diversi bambini della scuola primaria frequentano i nostri corsi ICM di propedeutica strumentale, preparandosi ad entrare nel Corso ad Indirizzo musicale della secondaria.
Accanto ai più piccoli anche diversi ragazzi “ex” stanno frequentando e per loro abbiamo attivato anche percorsi di musica d’insieme (è una grande soddisfazione vedere e ascoltare questi ragazzi che alla “strada” preferiscono la musica). Ovviamente tutti questi corsi sono a pagamento e i docenti (giovani musicisti) retribuiti ad ora di prestazione. Un’esperienza molto significativa è sorta questo anno scolastico: il corso ad Indirizzo della secondaria di primo grado può accogliere al massimo 25 ragazzi, ma le domande di ammissione erano 35 ed alcuni sono stati esclusi, nonostante alcuni avessero passato la prova attitudinale. Così ICM ha offerto loro i corsi di strumento e alcuni hanno aderito; non solo, hanno partecipato a prove orchestrali insieme a quelli del corso ufficiale e hanno suonato al concerto di Natale.
E così si è realizzata una sorta di sinergia fra i corsi “statali” e quelli “privati”, con la differenza però che quelli statali sono completamente gratuiti mentre quelli privati hanno un notevole costo per le famiglie (ovviamente solo per chi se lo può permettere), costo sicuramente molto inferiore a quello che paga lo Stato per i suoi corsi.
Non solo, i corsi “statali” sono triennali e una semplice “prova attitudinale” iniziale garantisce un docente individuale e diverse opportunità per l’intero triennio ai ragazzi inseriti; quando poi ci si accorge che quella attitudine non era effettiva, quei ragazzi sono costretti a frequentare lo stesso per tre anni! Non è possibile il ritiro! Se si volesse far rientrare quei ragazzi esclusi alla prova non è più possibile e lo spreco che si attua va al di là del buon senso.
Questo chiaramente non toglie, ma anzi amplifica, l’opera che abbiamo intrapreso, garantire cioè a tutti un percorso musicale; speriamo allora che coloro che sono preposti a valorizzare questa forma di aggregazione che viene dal basso, da una esigenza vera, in base al principio di sussidarietà, possano contribuire ed aiutarci. Siano essi Sponsor o Enti pubblici. Si potrà così anche offrire ai giovani docenti una retribuzione migliore e un contratto di lavoro adeguato, ridurre i costi per le famiglie e programmare una organizzazione più funzionale non basata esclusivamente sul volontariato.
(Roberto Lonoce)