L’Orchestra di Berlino? C’è l’ho qui davanti, adesso, faccia a faccia. Il primo flauto e la sua macchia sebacea sulla fronte, la trombonista tracagnotta che ricorda quella zitella di zia Clotilde, il primo oboe che per lo sforzo si fa tutto rosso, il primo violino, pizzetto e occhiali, con l’aria da professore tedesco e Simon Rattle, il britannico “caporchestra”, che dondola con dolcezza i suoi riccioli bianchi.
Raccontato così l’appuntamento abituale del fine settimana via web coi Berliner Philarmoniker sembra una questione di folklore. Ma ho detto appuntamento abituale del fine settimana e forse non rende abbastanza l’idea di questo fantastico esperimento.
Digital Concert Hall: ogni week end, fino a fine primavera, potete sedervi davanti al vostro pc, collegarne l’audio al vostro hi-fi e godervi in diretta o in differita, per la modica spesa di una decina di euro ad appuntamento, la stagione di una delle più fantastiche e blasonate orchestre della vecchia Europa.
Cinque telecamere remotate (cioé non invadenti perché prive di cameraman) ad alta definizione, una fantastica ripresa audio che arriva abbastanza bene anche dalla rete, luci perfette e stacchi magistrali sempre ben aderenti alla partitura. Cambiamento epocale, rivoluzione nella fruizione, possibilità universale di partecipare allo stesso avvenimento… di retorica sull’evento ne possiamo trovare a piene mani. Ma la cosa che colpisce di più, fin dai primi concerti, è la parola abitudine. L’orchestra mitica, quella forgiata da Furtwangler e Karajan, la sua sala modernista e irregolare dall’acustica preziosa che il cronista e l’amateur abbiente frequentano abitualmente, diventano a disposizione del semplice navigatore amante della buona musica.
A mezz’ora dall’inizio, mentre magari sbucci un’arancia appoggiato alla tua scrivania, ti colleghi con Berlino e sei anche tu in attesa. I berlinesi, anche loro informali ormai, arrivano alla spicciolata nella serata festiva: poche cravatte, pochi completi da soirée, molte facce giovani. Loro sfogliano il programma di sala, tu ce l’hai a disposizione in versione elettronica. Gli stessi pensieri svagati che fai quando vai a un concerto prima dell’inizio: noti la tettona tutta vestita di rosso dietro il timpanista, la coppia con gli occhi a mandorla, lo studente vestito esistenzialista, i signori attempati eleganti comme il faut. Ascolti Elliot Carter e Brahms, la Settima di Mahler (direttore il grande Bernard Haitink), un Quarto Concerto di Beethoven suonato con stupenda intensità da Murray Perahia, fra l’altro per la prima volta sotto la guida di Zubin Mehta: è una gioia assoluta, un privilegio.
Riccardo Muti, che pure ha molte perplessità sulla possibile fine dell’emozionante rito di scambio fra musicisti e platea, non la vede male: «Anche il rito ha i suoi formalismi, le sue falsità, e quella via web è certamente una partecipazione parziale. Ma di fronte alla fantastica possibilità di entrare direttamente in contatto, seppur attraverso i media, con un’orchestra di quel livello, da ogni parte del mondo, vale le riserve che puoi avere sull’operazione». E adesso che la sua nave veleggia periodicamente verso quel di Chicago, per esempio, vede con interesse che un pubblico internazionale possa avere un rapporto diretto con quella che considera “la migliore orchestra degli Stati Uniti”. E noi che alla guida della Chicago Symphony Muti l’abbiamo visto e ascoltato in Italia, pensiamo con invidia a cosa potrebbe essere una sua stagione “americana” on line…
Torniamo a Berlino: siamo alla fine. L’applauso finale è compassato, nordico, cresce ma con moderazione. Il regista Tilo Krause racconta e dissolve, stacca e dà il polso della situazione con splendidi totali. La qualità di regia è alta, innovativa, classica ma con spunti di modernità.
Postilla finale: come su Radiotre, a casa nostra, nell’intervallo arriva l’intervista al protagonista. Così capisci meglio le linee dell’interpretazione cui hai appena assistito e assisterai. Se poi manchi l’appuntamento in diretta ecco il fantastico archivio di Digital Concert Hall: stessa offerta, stesso prezzo (l’abbonamento all’intera stagione è ancora più conveniente) ma all’ora che vuoi tu.
Postilla riflessiva finale: una volta ci pensava la tv pubblica (che oggi in Italia si limita a preservarci Radiotre); oggi una grande istituzione come i Berliner inaugura il “fai da te”: direttamente dal produttore al consumatore (con l’aiuto della Deutsche Bank e ammortizzando in tre anni l’investimento tecnologico).
Domenica 8 febbraio un’opera in forma di concerto: Il Paradiso e la Peri di Robert Schumann per soli, coro e orchestra, per “soli” 9,90 euro. Puntuali alle 16 in diretta: www.berliner-philharmoniker.de. Chiedere di Digital Concert Hall.



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