In un’intervista al quotidiano La Repubblica Riccardo Muti ha ricordato la straordinaria figura di Nino Rota, di cui quest’anno ricorre il trentennale della scomparsa.
“Rota è stato il mio primo mentore. E la vicenda ha dell’incredibile, come una mossa architettata dal destino. Da ragazzo vivevo a Molfetta e lì ho cominciato a studiare seriamente musica, poi sono approdato per fare un esame di pianoforte da privatista all’allora liceo musicale di Bari, non ancora Conservatorio. Alle 2 eravamo rimasti in quattro. Si aprì la porta e si affacciò un uomo, non alto, ma con due occhi come due stelle, non lo dimenticherò mai, portavano il segno di una serenità incredibile, anzi dell’innocenza. Chiese: quanti sono rimasti? Io che ero preoccupato, dissi: è tardi, possiamo tornare domani. Lui mi guardò e senza alcuna ragione mi portò in un’altra stanza dove c’era un pianoforte. Mi ha detto suona, io avevo portato Chopin, un pezzo difficile. Lui ascoltò poi mi disse: no, l’esame lo fai oggi. Ancora oggi mi domando perché sia successo, è un mistero. Ho fatto l’esame, poi Rota si avvicinò e mi disse: la commissione ti ha dato 10 e lode, ma non tanto per come hai suonato oggi, ma per come potrai suonare domani”.
La famiglia decise per il sì e l’avventura di Muti continua ancora oggi.
Il Maestro regala poi un’altra chicca all’intervistatore: “Il giorno del mio matrimonio ci ritrovammo in un circolo di amanti dell’opera, a Ravenna, composto da gente disparata, operai, avvocati, medici. C’era anche Sviatoslav Richter, ebbene lui e Rota cominciarono un duello al pianoforte, a turno iniziavano una frase musicale e l’altro doveva continuare, andò avanti nel tripudio generale”.
Come valuta la sua arte compositiva? “Rota era guardato da un certo tipo di musicisti d’avanguardia con una certa diffidenza, diciamo alterigia, semplicemente perché creava musica che la gente amava. In realtà era uno che conosceva perfettamente tutta la musica del Novecento”. “Era una persona onesta, sapeva tutto della musica d’avanguardia, ma voleva esprimersi innocentemente e onestamente secondo il suo modo di sentire”.