“Tu sei semplicemente il migliore, migliore di tutto il resto, migliore di tutti gli altri, qualcuno che non ho mai incontrato. Sono bloccata nel tuo cuore, pendo da ogni parola che dici. Separarci? Baby preferirei essere morta”. Pare che in Inghilterra questi versi da quattro soldi spinti dal groove irresistibile di Tina Turner – vengono da “Simply the best” – se la giochino all’ultima sfida coi più classici: “Ho vissuto una vita piena, ho viaggiato su tutte le strade. Ma più, molto più di questo: l’ho fatto alla mia maniera”, dal grande successo di Frank Sinatra “My Way”. Dove? Ma nella top ten della colonna sonora ai funerali britannici, s’intende.



A svelarcelo, sul Times del 20 ottobre, è il reverendo Ed Tomlinson, trentacinquenne vicario anglicano di San Barnaba a Tunbridge Wells, nel Kent, che sul suo blog ha dedicato una lunga riflessione al tipo di richieste musicali che il suo gregge, ormai quasi del tutto secolarizzato, gli fa per le esequie di questo o quel parente.



Significativo il titolo dell’articolo del reverendo: “Morte della morte”, e amare le sue considerazioni: “Negli ultimi anni è diventato dolorosamente evidente che molte famiglie di cui ho celebrato i funerali non hanno alcun desiderio di darvi alcun esplicito significato cristiano”.

 

Il segno più evidente, per Tomlinson, è la scelta della “colonna sonora” per questi momenti. “Un tempo la Messa da Requiem nella mia parrocchia sarebbe stata la norma e le canzonette un’eccezione – continua il vicario -, ma quella era un’altra Inghilterra, in cui il cristianesimo era oggetto di devozione”. Ma anche sul piano estetico, insiste, “il massimo che i nostri amici laici possono sperare è una poesiola da pseudo-suora con contorno di messaggio zuccheroso cantato da una rockstar, prima di essere spinto nel forno crematorio senza alcuna speranza di resurrezione”.



 

Sposato, una figlia di due anni, Jemima, e una moglie restauratrice di pittura, del reverendo Tomlinson il Times ci fa sapere anche che non è favorevole alle ordinazioni femminili nella Chiesa d’Inghilterra. Chissà se prima o poi farà parte di quella pattuglia che in questi giorni ha fatto domanda di ritornare nelle braccia del cattolicesimo romano. Ma francamente, anche in questo caso, la sua battaglia avrebbe forse bisogno di essere combattuta anche nella nuova casa.

 

Un esempio? Quest’estate abbiamo ascoltato, durante una Messa alla grotta di Lourdes per il pellegrinaggio della diocesi cattolica di Newcastle – celebrata dal suo pastore – un animato canto finale con tanto di basso e batteria. Si trattava di uno dei più noti hit dal musical “Jesus Christ Superstar”, firmato appunto dai britannici Rice & Webber. Mica male sul piano dell’hippy pop dei primi Settanta, roba controversa ma in qualche modo interessante. Ma arrivarne a farne il canto finale di un pellegrinaggio diocesano a Lourdes…