La rimasterizzazione degli indimenticabili dischi dei Beatles offre l’occasione per ripercorrere l’opera dei Fab Four e osservarla, cogliendo la novità che rivoluzionò la musica di allora e che continua a influenzare quella del nostro tempo. In questa quinta puntata dello speciale “Ritorno ad Abbey Road” Paolo Vites introduce i lettori de ilsussidiario.net all’ascolto di “Help!” (1965).



“Help!” è un grido, quello di John Lennon. Non solo la canzone omonima, che segna uno spartiacque nella produzione lirica della band di Liverpool (percorso in realtà già cominciato con la scoperta dell’oscuro nichilismo contenuta in Nowhere Man, non a caso brano a firma Lennon), ma gran parte del disco è appannaggio di un Lennon in stato di grazia. Quasi a voler confermare il vecchio detto che le migliori espressioni artistiche siano figlie dei momenti di difficoltà.



È la scoperta del divenire adulti, la scoperta del fatto che neanche il più enorme successo commerciale è abbastanza per dare significato alla vita. Help!, la canzone, era infatti stata registrata in un primo tempo in una versione molto più lenta e dolorante, ma l’immagine di ragazzi sempre sorridenti e scatenati aveva fatto optare per la versione conosciuta, un brano rock veloce che comunque musicalmente rimane una delle gemme di sempre dei Beatles.
Chiede aiuto, Lennon, perché da solo non ce la fa.

Le sedute di registrazione per quella che sarà la colonna sonora del secondo film della band iniziano a metà febbraio del 1965 (solo sette dei quattordici pezzi inclusi ne fanno parte e solo negli Stati Uniti il disco è colonna sonora vera e propria, con i sette brani più le musiche del compositore Ken Thorne), con il precedente “Beatles For Sale” ancora in classifica.



Sedute interrotte dopo pochi giorni per recarsi nelle Bahamas a filmare alcune scene del film. Le ultime registrazioni si terranno alla fine di giugno: nel frattempo, il 9 aprile, era stato pubblicato il primo singolo, la straordinaria Ticket to Ride (ancora di John) e tre giorni dopo i quattro ricevono la prestigiosa onorificenza del MBE (in pratica diventano baronetti dell’Impero britannico) dalle mani della regina Elisabetta, una onorificenza mai data prima a delle pop star. Che la corona si fosse convertita al rock’n’roll appare esagerato: piuttosto contarono gli enormi incassi economici di cui anche il governo di Sua Maestà aveva goduto grazie al successo di Paul, John, George e Ringo.

“Help!” è importante anche perché è il primo album dei Beatles (e quindi del rock) registrato superando le limitazioni delle quattro piste di registrazione usate fino ad allora: mancando un registratore a più piste, ancora da inventare, il problema fu aggirato registrando più tracce e poi missandole e copiandole su un differente nastro a quattro tracce. La differenza si sente, anche nei brani più scontati, il nuovo sound del gruppo, seppur ancora essenzialmente chitarristico e ancorato al beat, appare scintillante ed entusiasmante.

Oltre a Help!, è Ticket to Ride il manifesto sonoro dei nuovi Beatles: un brano piuttosto lungo per gli standard dell’epoca che si apre a un cambiamento di tempo, scandito da un drumming imperioso. Ma è la parte vocale di John Lennn a suscitare le emozioni più profonde: qui siamo veramente davanti a un nuovo modo di concepire la canzone pop.
Lennon è protagonista ancora in brani apparentemente minori, come You’re Going to Lose That Girl o la malinconica It’s Only Love, ma soprattutto l’acustica You’ve Got to Hide Your Love Away, per stessa ammissione di John profondamente debitrice delle ballate folk introspettive dell’americano Bob Dylan.

Ma Paul non sta a guardare. Con nonchalance infila nel disco The Night Before, uno di quei rock’n’roll come solo lui sa fare: turbinosa, roteante, con parti vocali di eleganza squisita. E poi… Yesterday, uno di quei 5, 6 brani che hanno fatto la storia, mica noccioline… In pratica il pezzo si può definire l’esordio solista di Paul McCartney e per la prima volta in un disco di un gruppo rock uno dei suoi membri si ritaglia un spazio tutto per sé. Ancora, per la prima volta una canzone rock appare accompagnata da un quartetto d’archi. Che la melodia sia poi di una bellezza totale, intrisa di tristezza evocatrice, è quanto basta a fare di Yesterday il capolavoro totale che è.

Ma questo era il disco di John Lennon: che riporta tutto a casa con la conclusiva, irresistibile, strepitosa versione di Dizzy Miss Lizzy, un classico rock’n’roll anni Cinquanta che nella sua voce diventa fuoco puro. Pubblicato il 6 agosto 1965, “Help!” sarebbe entrato in classifica al numero uno rimanendoci per nove delle 37 settimane in cui l’album sarebbe rimasto nella top 20.

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