Era il 23 marzo del 1969. Sono passati 40 anni. A Jacksonville, in Florida, un gruppo di giovani musicisti di varia provenienza si danno appuntamento nel garage di Berry Oakley, un bassista di ventunanni che già suona in una rock’n’roll band, i Second coming. È una domenica pomeriggio. Ci sono due batteristi, il bianco Butch Trucks (classe 1947) e il nero Jay “Jaimoe” Johannson (1944). C’è il bassista Berry e c’è il più promettente giovane chitarrista degli States, il ventitreenne Duane Allman e con lui anche Dickey Betts (classe 1943), chitarrista votato al country e al jazz. C’è pure – ma di passaggio, per un paio di pezzi – un tastierista, Reese Wynans, che poi farà fortuna suonando con Stevie Ray Vaughan, ma questa è un’altra storia. Per la prima volta una band prova a suonare con due batteristi. È una jam tra amici, ma le improvvisazioni si succedono: Hey Joe, Backdoor man, Hoochie Coochie man. Suonano per oltre tre ore senza mai fermarsi. Alla fine gli strumenti tacciono. I presenti sanno che non è una “prova qualsiasi”, ma la nascita di una band. Duane dirà: «Eravamo tutti senza parole. Sapevamo che era accaduto qualcosa di magico. Nessuno di noi aveva mai suonato o sentito suonare in quel modo prima di allora».



Duane va verso il portone del garage bloccandolo. «Okay – disse – se qualcuno qui dentro pensa di non suonare nella mia band, dovrà battersi con me per andarsene». Nessuno si muove. La mattina di lunedì 24 marzo Duane prende il telefono. Suo fratello minore Gregg vive e lavora in California, a Los Angeles. Duane racconta al fratellino della jam nel garage di Berry e delle emozioni di tutti. Gregg lascia perdere la California e prende un volo per Atlanta. Arriva a Jacksonville il 25 marzo. Entrando nella casa di Berry Oakley sente la nascente band suonare Trouble no more di Muddy Waters. Duane gli aveva già preparato un organo Hammond. Iniziano a suonare. Non si sono più fermati…



La Allman Brothers Band, una delle più longeve rock band della storia, nasce così il 26 marzo del 1969. Tre giorni dopo, al Jacksonville Beach Coliseum, suonano il loro primo concerto. Due settimane più tardi vengono messi sono contratto da uno dei più importanti manager d‘America, Phil Walden e in aprile lasciano la Florida per stabilire il loro quartier generale a Macon, a due passi da Atlanta, Georgia. Lì nasce la leggenda del southern rock, il genere musicale che più è riuscito a miscelare gli infiniti stili e le misteriose suggestioni della musica americana, contaminando il rock con il folk, il jazz, il blues, il country e schiacciando sull’acceleratore della massima improvvisazione.



La band incide due dischi impedibili, “The Allman Brothers Band” e “Idlewild South”, suona circa 250 concerti in due anni, diventa uno dei fenomeni esplosivi del rock nordamericano pubblicando quello che viene considerato forse il più bel disco live della storia, “Live at Fillmore East”. Poi iniziano i guai: Duane Allman muore nell’ottobre 1971 per un incidente di moto, seguito l’anno dopo da Berry Oakley, in un altro incidente motociclistico. Tragedia. Ma la band non si ferma, prosegue, tra alti e bassi, tra problemi di droga e litigi, infila dischi mediocri a capolavori assoluti (“Brothers and Sisters”, “Seven Turns”), e si costruisce una fama di jam band seminale, fulcro e capostipite di decine di nuove band americane.

Quarant’anni dopo, tra mille cambi di formazione, la band è ancora guidata da Gregg Allman, voce indimenticabile e tocco prezioso sulle tastiere; con lui c’è ancora la coppia originale di batteristi, mentre alle chitarre si esibiscono Warren Haynes e il “ragazzino prodigio” Derek Trucks, nipote di Butch. In questi giorni, come accade da quasi vent’anni, la Allman brothers band sta suonando al Beacon Teathre di New York. È lì che festeggia il suo compleanno. La sera del 19 marzo, in concerto, sono stati raggiunti da Eric Clapton e insieme hanno suonato Layla, la canzone che aveva inciso con Duane Allman tra il 26 e il 27 agosto del 1970, quando il “mitico” Clapton aveva raggiunto il Sud degli States per suonare con quel ragazzino di 24 anni che sarebbe diventato una delle più amate personalità del rock. La Allman Brothers Band è ancora lì che suona, anche se lui non c’è più da tanto. Era e rimane (per me) la più grande band di tutti i tempi.