In Otto e mezzo gli elementi compositivi e caratteristici di Nino Rota sono presenti tutti e si intrecciano tra loro generando una musica briosa e drammatica in questo suo incalzare grottesco.
Una musica che è sempre e comunque velata da una patina di malinconia che lascia l’ascoltatore (e lo spettatore) stordito in mezzo a questa rappresentazione della solitudine e del rimpianto così reale e così capace di raggiungere le parti più nascoste e profonde della nostra consapevolezza di uomini.
Un elemento importante che predomina su tutti è il cromatismo Rotiano, che di volta in volta assume la doppia valenza grottesca e circense, melanconica e rassegnata. Piccoli frammenti cromatici che si sviluppano in frasi giocose o drammatiche a seconda del brano e della situazione filmica.
Troviamo la famosa Passerella di addio che ha sostituito l’Entrata dei gladiatori di Fucik originariamente scelta da Fellini.
Un brano bandistico circense, quello di Rota, contraddistinto da due sezioni contrapposte una in tono maggiore e l’altra in tono minore che sfrutta la possibilità della prima sezione di essere ripetuta quasi senza sosta in un crescendo dinamico e di velocità che bene evidenzia lo stato d’animo del protagonista proiettato senza speranza verso il suicidio finale.
(Paolo Quilichini)