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Vorrei poi ricordare Romeo e Giulietta (1968) per la regia di Franco Zeffirelli la cui colonna sonora è stata premiata con il nastro d’argento e il cui tema d’amore, struggente, dolce e drammatico al tempo stesso, è universalmente conosciuto e ancora oggi eseguito nelle sale da concerto, I Clowns (1970), Il padrino (1971) di Francis Ford Coppola, Amarcord (1973) di Fellini e Il padrino parte II (1974) la cui colonna sonora sarà premiata con l’Oscar.
A proposito di Clowns e del film omonimo esiste una bellissima foto che si trova in un’articolo del quotidiano L’echo de Paris del 1923 che ritrae il piccolo Nino Rota e suo fratello Luigi assieme ai celeberrimi Clowns Fratellini, scattata dopo la prima francese a Tourcoing della sua opera L’infanzia di San Giovanni Battista.
La vita di Rota era piena di questi simboli, di queste incredibili coincidenze che hanno un sapore veramente magico. Clowns tra i clowns esattamente come l’amico Federico, Rota scrive le musiche e riscrive se stesso in un grande e colorato affresco sonoro che è omaggio ai due clowns cinematografici, ai clowns del tendone ma soprattutto a tutti i clowns del grande spettacolo della vita.
Il film per la Tv, di medio metraggio, nasce per l’appunto come inchiesta ma nelle mani di Fellini, che lo svolgerà come nel suo stile, quasi in forma di poetica autobiografia, diventerà uno spettacolo del rimpianto dove lo stesso regista, con commossa gratitudine, mostrerà quanto la sua arte sia profondamente legata ai grotteschi e tristi personaggi del tendone.
Partendo da personaggi della vita di tutti i giorni, naturalmente clowneschi come la monaca nana, il capostazione, Fellini si metterà alla ricerca dei vecchi protagonisti del Circo.
Iniziando dall’Italia e dalla famiglia Orfei arriverà a Parigi dove, con l’aiuto di Tristan Remy, ricostruirà la loro storia e quella dei clowns. Una Colonna Sonora che non è solo Musica ma anche lo stesso Circo, i suoi rumori, le sue lacrime, le sue risate…
Brani di interviste, i dialoghi, la voce dello stesso Fellini, gli applausi e le risate del pubblico e soprattutto le voci dei clowns e le loro inflessioni dialettali che diventano una vera e propria colonna sonora a parte. Chiudendo gli occhi si può addirittura immaginare di essere sotto il tendone assieme a tutti gli artisti.
Inutile dire che in questo lavoro compaiono, oltre a temi di chiara evocazione circense come Fascination e Ebb Tide legati alla sonorità sognante e malinconica della tromba, tutte le caratteristiche della musica di Rota per i film di Fellini, a partire dalle famose marcette, ma ancora di più, in un crescendo travolgente, i temi dei film precedenti rivisti con gli occhi del mondo del Circo: ritroviamo quindi, tra i tanti, il tema della passerella di Otto e mezzo, La ballerina del circo Snap, Il charleston di Giulietta, compreso un sottinteso omaggio ad uno dei più amati clowns dello schermo, Chaplin-Charlot, legato al tema di Io cerco la Titina.
Compare anche la celeberrima Marcia dei gladiatori di Fucik, bandiera musicale dello stesso Circo, e nella parata finale, anche Stelle e strisce.
Inquietante perché paradossalmente spassoso, nella sua funerea tristezza, il tema malinconico del funerale del pagliaccio (da leggere come il funerale dello stesso Circo), improvvisamente interrotto dalla briosa marcia dei clowns nella parata finale, quasi a voler dire che il Circo e il suo spettacolo continueranno sempre e comunque a vivere finché ci saranno uomini con il cuore di bambino che avranno voglia di sognare e di stupirsi…
Per i lavori non citati per ovvie ragioni di spazio rimando il lettore alla filmografia integrale del Compositore.
L’ultimo lavoro di Rota è Prova d’orchestra di Fellini (1979) e a ragione possiamo considerarlo come una sorta di triste commiato del Maestro dal suo pubblico, dai suoi amici.
Una musica triste e malinconica che sembra quasi volerci fare intravedere quel mondo dei sogni senza fine che lo avrebbe presto accolto con le sue melodie, come se lo stesso autore fosse consapevole della sua prossima fine e volesse regalarci un ultimo, commosso saluto. Nino ci lascia il 10 aprile del 1979. L’affetto e la stima del suo pubblico, la sua musica e il suo sorriso, la sua bontà e la sua umiltà, i suoi giochi e i suoi sogni, sono ancora presenti, vivi ed eterni come la sua arte.
(Paolo Quilichini)
Si ringrazia per il contributo il Maestro Paolo Quilichini e Massimo Privitera di Colonne Sonore.