A vent’anni dalla scomparsa di Herbert von Karajan la critica non ha ancora trovato una posizione concorde sulla figura del grande Direttore austriaco: abile affarista per alcuni, troppo compromesso col regime hitleriano per altri, musicista in fondo troppo “tecnologico” per altri ancora.
Invece di impegnarci in una vivace quanto sterile discussione su questi temi, pur non secondari da un certo punto di vista, riteniamo più interessante vedere il Maestro all’opera all’interno del suo “laboratorio” ovvero mentre prova la Quarta Sinfonia di Robert Schumann con i Wiener Symphoniker.
Si tratta di un prezioso documento video del 1965 in cui possiamo seguire Karajan alle prese con la prova di rifinitura della pagina schumanniana.
Fin dall’inizio vediamo il musicista alle prese con alcuni dettagli tecnici (a partire dalla prima nota della composizione!) che sottendono un’evidente visione globale della pagina, delle sue peculiarità tecniche, espressive e di stimmung.
L’attenzione che il Maestro mostra per i minimi particolari è illuminante: il primo “tutti” risulta troppo pesante perché eseguito con un accento ritenuto incongruo per l’esordio del movimento e così l’intera orchestra viene più volte invitata a perfezionare il carattere dell’attacco fino a giungere al risultato desiderato. Il modo di procedere del musicista è severo, scattante e mostra con evidenza l’assoluta, granitica chiarezza delle intenzioni interpretative. Già da questo dettaglio, apparentemente solo tecnico, riusciamo a gettare uno sguardo sul pensiero di Karajan, sulla sua personale cifra interpretativa del capolavoro schumanniano.
La visione d’insieme dell’intera Sinfonia è il faro che guida il musicista nella sua ricognizione dei momenti salienti della pagina. Il carattere di ogni passaggio viene scandagliato da Karajan con un costante anelito alla perfetta coerenza di ogni nota rispetto alla parabola narrativa dell’intero edificio sinfonico.
Così ad esempio il primo tema del movimento iniziale (vero motore dell’intero impianto tematico della composizione) diventa un pretesto per chiarire il ruolo essenziale che una corretta articolazione ritmica riveste nella creazione del significato musicale. In pochi attimi il Maestro ci permette di assistere alla trasformazione quasi alchemica di un passaggio corretto, ma tutto sommato generico in una perorazione plastica e intensamente venata di quello spirito tormentato così connaturato alla pagina.
Particolarmente interessante è l’attenzione che il direttore dedica alle transizioni tra i vari movimenti (la Sinfonia è strutturata in modo da non prevedere alcuna pausa tra i quattro tempi). Si tratta di raggiungere quella particolare “tinta” sonora ed espressiva che permetta di gettare un ponte tra situazioni musicali molto diverse ma intimamente connesse da molteplici vincoli. È un lavoro di cesello realmente magistrale che ci porta nel cuore dell’interpretazione musicale. Qui Karajan, con gesto eloquente e sintetico, sembra mostrarci con i fatti (e non con le vuote e retoriche perorazioni che spesso vengono propinate alle orchestre da direttori “chiacchieroni”) che la costruzione di un edificio musicale complesso e stratificato nasce dal gesto semplice di un uomo che ha il coraggio di guardare con tutta l’intensità e l’intelligenza di cui è capace all’opera cui deve nuovamente infondere la vita.
In tal senso risulta illuminante il lavoro sul quarto e conclusivo movimento della Sinfonia. Tutti i temi portanti della composizione si ritrovano qui trasfigurati in un caleidoscopio di situazioni che sembra portare all’incandescenza e risolvere con gesto perentorio le febbrili tensioni che hanno percorso l’intera pagina.
Karajan affronta i punti nodali (in particolare l’inizio e la fine) chiedendo costantemente una pertinenza espressiva (sempre attraverso una precisa ricognizione dei mezzi tecnici idonei a raggiungerla: la materialità del reale non viene mai dimenticata) che renda evidente il percorso fin qui svolto e la sua traiettoria conclusiva. È una sorta di riflessione sul “destino” del materiale musicale presente nell’intera Sinfonia che viene modellato in modo da rendere evidente la coerenza ed essenzialità di ogni particolare nella definizione dell’immagine complessiva. In definitiva l’intento del Direttore è, implicitamente, educativo in quanto la sua opera funge da elemento catalizzatore delle energie dell’intera orchestra, energie che vengono indirizzate verso uno scopo comune che essenzialmente consiste nella scoperta del significato globale di ogni tema, di ogni nota senza tralasciare nemmeno il minimo accento presente in partitura. In filigrana vediamo emergere così il vero (ancorché implicito) significato dell’operare del Direttore: si tratta di un’introduzione alla comprensione della dimensione “sinfonica” (come avrebbe detto il grande teologo Balthasar) del reale, una comprensione che non tralasci nessun particolare, nessun dettaglio, nessuna sfumatura. Non è questo, in fondo, che dovremmo aspettarci da un vero Maestro?
Herbert von Karajan – Prove della Sinfonia N.4 di Schumann – Part. I
Herbert von Karajan – Prove della Sinfonia N.4 di Schumann – Part. II
Herbert von Karajan – Prove della Sinfonia N.4 di Schumann – Part. III
Herbert von Karajan – Prove della Sinfonia N.4 di Schumann – Part. IV
Herbert von Karajan – Prove della Sinfonia N.4 di Schumann – Part. V
Herbert von Karajan – Prove della Sinfonia N.4 di Schumann – Part. VI
Herbert von Karajan – Prove della Sinfonia N.4 di Schumann – Part. VII