Con il concerto di B.B. King si è chiusa la trentatreesima edizione di Umbria Jazz, da anni considerato fra i primi Festival jazz del mondo. Anche l’edizione 2009 ha riscosso un grandissimo successo di pubblico. Come sempre ampia l’offerta musicale che ha visto protagonisti: popolari songwriters come Paolo Conte, Burt Bacharach e James Taylor, autentiche leggende del jazz (Roy Haynes, McCoy Tyner), grandi strumentisti (John Scofield, Chick Corea, Bill Frisell) santoni del free (Cecil Taylor), grandi italiani (Danilo Rea, Enrico Rava, Stefano Bollani) e i leggendari Steely Dan.
Perfetta l’organizzazione che ha alternato alle location storiche come il Morlacchi la splendida Arena di Santa Giuliana, confortevole e dotata di un impianto di amplificazione che rasenta la perfezione. La sapiente regia di Carlo Pagnotta, creatore e direttore artistico del festival, ogni anno riesce a creare cartelloni di estremo interesse che accontentano sia i puristi del jazz, sia gli appassionati di buona musica (al concerto di James Taylor era presente anche Franco Fayenz, uno dei decani della critica jazz).
Sono tanti anni che frequento il festival e l’atmosfera è sempre la stessa, calda e amichevole, un ufficio stampa sempre attento e ospitale, la possibilità di salutare vecchi amici: musicisti, giornalisti, ma anche semplici appassionati.
Ecco alternarsi gli incontri con Nick The Nighfly di Radio Montecarlo a quelli con James Taylor, Bill Frisell, con una emozione particolare per Roy Haynes, autentica leggenda della batteria che ha suonato anche con Charlie Parker. Ciò è possibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori, anche ai semplici fan che con un po’ di pazienza e buone maniere possono incontrare i loro beniamini nelle hall degli alberghi o mentre passeggiano per Perugia. Ho avuto anche la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Renzo Arbore che si è detto ottimista sul futuro del jazz, vista la presenza di tanti giovani appassionati e competenti.
Quasi commovente l’uscita dal palco di McCoy Tyner, curvo e malandato, eppure il suo set ci ha regalato grandi emozioni accompagnato da Eric Gravatt (primo batterista dei Weather Report), Gary Bartz al sax, Bill Frisell alla chitarra e dal giovane Gerald Cannon al contrabbasso, sicuramente una delle rivelazioni del Festival.
Grande anche James Taylor, che accanto ai suoi classici ha pescato anche vecchi oldies americani supportato tra gli altri da Steve Gadd alla batteria, Mike Landau alla chitarra, Jimmy Johnson al basso e Larry Goldings alle tastiere. Strepitosi nella loro bravura, forse un po’ freddi, i leggendari Steely Dan santoni del pop funky jazz e autentiche colonne della musica americana a cavallo degli anni Settanta e Ottanta…
I due leader, Donald Fagen e Walter Becker, si sono presentati con una formazione di undici elementi con una sezione fiati a dir poco strepitosa (con Marvin Stamm alla tromba), un batterista originale e gagliardo come Keith Carlock e con Jim Beard alle tastiere (ex Mahavisnu, Wayne Shorter, Pat Metheny Secret Story band).
La prossima edizione andrà in scena dal 9 al 18 luglio 2010, un appuntamento che consiglio a tutti. Andare a Umbria Jazz è un piacere che vale la pena di assaporare almeno una volta, anche per chi non è appassionato di jazz. L’atmosfera che si respira per le strade, i concerti gratuiti, le location, il livello della proposta musicale, la bellezza della città rendono questo Festival unico al mondo.
(Luigi Viva)