Il problema della vita e della morte è sempre stato al centro della riflessione musicale ed esistenziale di Franz Schubert (1797- 1828), compositore austriaco la cui produzione oscilla tra il lirismo e il dramma.
Il quattordicesimo Quartetto, D. 810, è detto La morte e la fanciulla perché nel secondo movimento l’Autore riprende il tema di un Lied del 1817 dal medesimo titolo, variandolo mirabilmente. Più profondamente però il rapporto vita-morte costituisce l’asse portante dell’intera composizione, a partire dal traumatico inizio che fende il silenzio come una lama, come una perentoria affermazione che non ammette replica.
La mano della morte sembra protendersi minacciosa verso ciascuno, ogni via di fuga sembra impossibile.
Lo sguardo di Schubert però non si ferma al naturale terrore, ma cerca di addentrarsi nella selva misteriosa del destino ultimo dell’uomo.
Come si può vivere con verità senza dimenticare la morte? La risposta di Schubert si distende lungo il Quartetto dapprima attraverso il serrato intreccio dei due temi principali del primo movimento, quindi nelle Variazioni del secondo e nel drammatico e incedere del terzo tempo (lo Scherzo).
Il singolare tono dell’ultima sezione della composizione (Presto) ci introduce alla comprensione di una possibile risposta alle eterne domande esistenziali. Così la fremente cavalcata dei quattro strumenti, che sembrano esplorare tutte le plaghe della gioia e del dolore, del timore e della speranza, ci introduce a uno sguardo almeno inizialmente illuminato dal presentimento che la vita non sia solo un crudele inganno e che la morte non sia la porta del Nulla.
Certo, è necessario accettare la sfida che ogni giorno porta con sé (da qui discende il caleidoscopio di situazioni che permea l’intero movimento) a viso aperto e senza nulla cancellare dell’esperienza umana, nemmeno quella “impossibile” speranza che, come ci insegna il grande poeta francese Charles Péguy, è quanto di più fragile possa esistere ma, nel contempo, costituisce l’unica occasione per iniziare a vedere il mondo come ognuno lo desidera, carico di quell’alba di positività che troverà il suo definitivo compimento nell’eterno.