A meno di un mese dalla 60° edizione del  Festival di Sanremo la kermesse canora inizia a far parlare di sé. Le prime polemiche si concentrano su Povia, che presenterà una canzone sul caso di Eluana Englaro. Da qualche giorno infatti circola in rete un ipotetico testo di La verità (Eluana), che però il cantante ha provveduto a sconfessare. Se i testi dei big sono ancora segreti, le canzoni della categoria  “Sanremo Nuova Generazione” si possono invece già ascoltare dal sito ufficiale del festival. Ne abbiamo parlato con Marco Mangiarotti, vicedirettore de Il Giorno, critico musicale del QN e giudice nel talent show di Maria De Filippi, “Amici”.

Come ti sono sembrate, a un primo ascolto, le canzoni dei giovani?



Devo dire che il livello medio, negli anni, si è alzato molto. Non si ascoltano più brani impresentabili, come poteva succedere in passato. C’è un livellamento verso l’alto:  sono prodotti veri, di spessore, anche se forse manca il fuoriclasse. Nelle passate edizioni infatti potevi trovare artisti discutibili, ma anche chi poi si è imposto a grandissimi livelli, da Ramazzotti, Bocelli, Pausini, Grignani, Grandi a Malika Ayane.
Il cast di quest’anno offre molti spunti: la canzone d’autore, il cantante da talent show, la boy band e giovani che hanno un’esperienza internazionale. Ho sentito anche qualche brano piuttosto debole, ma so che potranno lavorare ancora molto alla versione  definitiva.
Ha lavorato bene SanremoLab, che eredita il lavoro di scuola e selezione dell’Accademia. Quella che in passato aveva bocciato Tiziano Ferro.

Se dovessi fare un nome, un artista che si distingue da tutti gli altri?



Direi Jacopo Ratini. È un predestinato, scrittore di poesie e racconti, laureato in Psicologia del lavoro, si presenta con un testo ricco (Su questa panchina) che ha in sé i virus della controinformazione poetica. Lo sguardo e la paura di essere antico, di credere in valori che non ci sono più . Anche a livello musicale è una canzone che sta in piedi. Rimane qualche dubbio nel valutarlo in un ambito di maggiore complessità, come può essere la realizzazione di un album, ma la sua mi sembra la canzone più interessante.

Con chi potrebbe giocarsela?

Ad esempio con Romeus, che come Jacopo Ratini arriva dall’ottimo SanremoLab e presenta Come l’autunno, pezzo firmato con Tricarico. Poi Mattia De Luca, laureato al Berkeley, con Non parlare più. Sono entrambi artisti internazionali e provengono dalla scuderia di Caterina Caselli, una che a volte può anche sbagliare, ma si distingue sempre per la passione -, la competenza e la generosità con cui investe sui giovani di talento.

Prima parlavi di talent show e boy band…



Sì, ci sarà Tony Maiello, conosciutissimo grazie a X Factor e prodotto da Mara Maionchi e Alberto Salerno. Si presenta con ll linguaggio della resa, un buon pezzo che forse paga più di altri l’impostazione di quest’anno che ha dato poco tempo agli artisti per confezionare un singolo vero. So però che Fio Zanotti ci lavorerà ancora.
Poi c’è il classico gruppo di teenager, Broken Heart College, che offre un prodotto definito e riconoscibile.
In generale devo dire che Universal è molto presente. Forse le multinazionali non sono fissate solo sui talent come si dice.

A chi ti riferisci?

Allo stesso Ratini e a un gruppo interessante, La fame di Camilla. È una band pugliese con un cantante albanese che propone Buio e luce. Masterizzato da John Davis, che ha lavorato con Rem e gli U2, il risultato non è niente male. A proposito di produzioni internazionali segnalo Nina Zilli e una cantante toscana tra soul e jazz di cui si parla molto bene: Jessica Brando.

Un po’ di suspence la regala Nicolas Bonazzi. Pare infatti che Dirsi che è normale non sia inedito e che fosse ascoltabile prima del dovuto su MySpace…

Starà agli interessati, compresi i denuncianti, produrre le prove. Mi sembra però strano che gente dell’esperienza di Celso Vali, l’editore, e Claudio Cecchetto, il discografico e produttore possa incappare in un incidente del genere. Sicuramente la vicenda si chiarirà.

Ripensando alla scorsa edizione, per le giovani promesse la vittoria è l’unico modo per farsi notare?

Non è detto. L’anno scorso ho trovato scandaloso che Arisa, al di là della sua graziosa canzone, abbia vinto davanti a Malika Ayane e Karima. Malika alla distanza è uscita comunque in maniera straordinaria, proprio perché aveva alle spalle un disco e un progetto internazionale da proporre. Karima si farà strada nonostante Sanremo, so che è molto piaciuta in America, dove ha registrato con Bacharach. Arisa invece non ha venduto molto e non so cosa possa presentare quest’anno. È difficile costruire un genere intorno a quel mondo, anche se è semplice e carino.

Quali sono invece le tue impressioni  sui big e sul Festival in generale?

Dai big non mi aspetto grandi sorprese, la scommessa più grande di questo Festival rimane la conduzione. La musica comunque “galleggia”, ma non vedo nomi capaci da soli di reggere il Festival e Antonella Clerici si misura per la prima volta al di fuori del proprio perimetro. La presenza delle major potrebbe però garantire qualche grande ospite.

Da ultimo, una domanda su Povia. Il suo pezzo è già al centro delle polemiche, a un anno dal caso Luca era gay. Qual è il tuo giudizio su questo artista e sulla sua proposta di quest’anno?

L’anno scorso Povia sbagliò nel suo atteggiamento troppo arrogante e la grande esposizione mediatica non lo aiutò comunque nelle vendite, decisamente basse. Il fatto che torni su un tema come quello di Eluana fa nascere il dubbio che la sua sia un’operazione commerciale.  Detto questo, chi l’ha sentito mi ha detto che è una canzone toccante. Lo stesso Beppino Englaro pare non abbia avuto nulla da ridire.  Per ora mi tengo la mia valigia di perplessità e rimando il mio giudizio alla prima serata del Festival.