Il Romaeuropa Festival festeggia quest’anno il quarto di secolo di attività, 25 anni di un crescente successo costruito anche grazie alla capacità progettuale e di rischiare producendo il nuovo (inteso anche come artisti, creatori e interpreti ancora non affermati e praticamente sconosciuti ai più),  riuscendo a “educare” il pubblico romano al piacere della danza, del teatro e della musica contemporanei, portandolo a percorrere sentieri anche arditi con produzioni, per contenuti e linguaggi, lontanissime da logiche commerciali  e della facile presa. Questo Festival è diventato negli anni un appuntamento ineludibile dell’autunno e si è andato conquistando notevole attenzione da parte dei media anche stranieri. L’edizione 2009 del Romaeuropa Festival ha avuto circa 50 mila spettatori dei quali, va sottolineato, gran parte giovani. 



Fino ai primi di dicembre, il Festival celebra i 25 anni di vita ripercorrendo la propria storia, ma con lo sguardo verso il futuro. Sono stati richiamati, infatti, artisti e compagnie che sono parte integrante della sua storia, nomi di prima grandezza della scena contemporanea,  ai quali vengono affiancate nuove promesse del panorama culturale italiano e internazionale. Nei 38 spettacoli che compongono il cartellone si intrecciano e si contrappongono temi dell’attualità e miti dell’antichità, rimandi tra passato e presente prendono forma attraverso il racconto del vivere quotidiano, e di tutte le sue contraddizioni,  le grandi questioni sociali e morali e i drammi che l’umanità ha attraversato.



Un racconto che è ora interpretativo poi popolare o colto, essenziale o tecnologico. Insomma, si esplorano tutte le poetiche e i linguaggi possibili della scena contemporanea declinata tra musica, danza, prosa e anche con l’intreccio di queste discipline.

Tornano a Romaeuropa Festival Romeo Castellucci (scenografo, pittore e soprattutto geniale regista e cofondatore della celeberrima compagnia Societas Raffaello Sanzio) con il progetto biennale incentrato sull’immagine di Cristo; Peter Sellars (il regista americano, considerato tra i più audaci e innovativi, con all’attivo oltre cento produzioni che spaziano dall’opera alla televisione, dal cinema al teatro)  che, con la complicità musicale di Dawn Upshawn, presenta un’inedita trasposizione  teatrale dei Kafka Fragments  di G. Kurtag; Jan Fabre (artista visivo, regista, scrittore e valente coreografo belga, personalità rilevante della scena europea che ha fatto della provocazione e dell’esplorazione estrema e disinibita del corpo la sua cifra stilistica) che ripropone Preparatio Mortis,  lavoro andato in scena per la prima volta ad Avignone nel 2005 con grande successo, oggi  in una rinnovata versione.



Le nuove generazioni di danzatori, musicisti, coreografi, registi sono ben rappresentati dagli spettacoli della compagnia Montalvo-Hervieu, di Zimmermann&De Perrot con il Gruppo Acrobatico di Tangeri, di Aurelien Bory,  e ancora da Wajdi Mouwad, Babilonia Teatri, Muta Imago, Massimiliano Civica, Santasangre, Caroline Petrick, Guy Cassiers; dalla musica  di Laurent Garnier, Peter Hook, Kaija Saariaho e Jean Baptiste Barriere, The Irrepressibles, Kirill Petrenko. Un mondo artistico eterogeneo, per stili, culture rappresentate e appartenenze geografiche, attraverso il quale lo spettatore riceve preziosi stimoli e suggestioni e, forse, anche risposte all’esigenza di emozionarsi e guardarsi dentro all’insegna del bello e della poesia.

Un’interessantissima ed emozionante sintesi in tal senso è lo spettacolo di Emanual Gat, classe 1969, coreografo e ballerino israeliano con studi di direttore d’orchestra alle spalle.  Gat torna a Roma, dopo il successo ottenuto nell’edizione 2007 del Romaeuropa Festival dal suo Winter Voyage, presentando Winter Variations che proprio dal primo spettacolo trae spunto.

Emanuel Gat con Roy Assaf danno vita a un lungo duo, 50 minuti senza soluzione di continuità, tanto energetico quanto poetico. In una scena assolutamente scarna e disegnata unicamente da sapienti tagli luce, questi due magnifici ballerini raccontano della vita, del suo bello e del suo brutto, dei drammi e della felicità, dell’alternanza degli umori, dei legami e delle separazioni, della luce e del buio dell’anima, della dolcezza e della violenza che ogni essere umano può esprimere, il tutto in una ideale astrazione senza che manchi un pizzico di ironia.

La loro è una danza essenziale, precisa nel segno, morbida e dinamica. I due ballano in un unisono prefetto nella moltiplicazione di geometrie che si compongono e si scompongono dando vita a un’integrazione reciproca che diventa semplicemente naturale. Decisamente efficace anche la scelta musicale della performance le cui diverse atmosfere trovano precisa enfasi  da tre Lieder di Schubert, da A Day In The Life dei Beatles, da una canzone delle tradizione egiziana di Riad al Sunbati e, infine, dal sublime Der Einsame im Herbst tratto da Das Lied von der Erde di Gustav Mahler.

Emanuel Gat e la sua Compagnia sono invitati da prestigiosi teatri, festival e compagnie, come l’American Dance Festival, Montpellier Danse, Lincoln Center Festival, il Balletto dell’Opera di Parigi, il Sadler’s Wells Theatre. In dicembre si esibiscono a Mosca e San Pietroburgo, in Russia. 

A chiudere l’edizione 2010 del Roameuropa Festival è l’eclettica Laurie Anderson che porta a Roma lo spettacolo creato per le Olimpiadi della neve, Vancouver 2010. Violinista, scultrice, video arista, cantante, poetessa, Laurie Anderson è tutto questo. Nata a Chicago è però considerata un’artista newyorkese perchè proprio nella Grande Mela è stata una delle protagoniste di quella ricchissima stagione artistica che è iniziata in quella città nei primi anni Settanta.

Questa imprevedibile “narratrice di storie”, come lei stessa si definisce, che ha collaborato con artisti del calibro di Wim Wenders, Brian Eno, Lou Reed, Philip Glass. Al Romaeuropa Festival  presenta Delusion, una riflessione sulle parole, sulla vita e il linguaggio, spettacolo che è al tempo stesso concerto, monologo e video-installazione. L’appuntamento è per il 2 di dicembre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, naturalmente.