Si dice che la radio sia il mezzo di comunicazione di massa più cambiato negli ultimi decenni trovando quasi una sua naturale estensione/integrazione nel mezzo più moderno, libero e innovativo che è internet. Il podcast di programmi radiofonici è vero fenomeno dei nostri tempi.
La radio esce dalla cosiddetta “programmazione lineare”, ovvero la messa in onda tradizionale via etere, per essere fruita “on demand” da ascoltatori che creano un proprio e personale palinsesto, da fruire su vari supporti digitali e nel momento più gradito.
Nel nostro Paese la radio è la seconda fonte di informazione. In questo quadro assai dinamico, con cambiamenti anche radicali in fatto di tecnologia ma anche di contenuti, Radio3 Rai ha festeggiato i suoi 60 anni di vita.
Il Terzo Programma nasce, infatti, il 1° ottobre del 1950 con l’ambiziosa missione di divulgare la bellezza del mondo attraverso la musica, la letteratura, i libri, il teatro, la scienza. L’avvento di questo canale è stata una vera rivoluzione per la sua connotazione culturale molto forte con la quale richiamare l’attenzione di un nuovo bacino di utenza.
Nel corso dei decenni Radio3 è riuscita a stare sempre al passo coi tempi dando spazio a sensibilità emergenti di una società che, dai movimenti del ’68, è in rapida evoluzione. E continua a mantenere una straordinaria giovinezza con la costante capacità di innovare e sperimentare su linguaggio e contenuti senza tradire peraltro il ruolo di servizio pubblico.
Tra le voci innovative di Radio3 c’è sicuramente quella di Marino Sinibaldi con il quale è iniziata la stagione del “linguaggio accogliente” ovvero proporre cultura, alta o altissima, «creando un accesso più facile, senza semplificazioni, con un linguaggio non pregiudizialmente escludente».
Questo percorso è iniziato nel ’95 «e il lavoro su questo tema continua – precisa Sinibaldi, che oggi di Radio3 è il direttore -, ci interroghiamo costantemente come rendere compatibile l’attendibilità, l’autorevolezza, la competenza richiesta a un conduttore di Radio3 con il fatto che tutto questo non appaia intimidatorio per l’ascoltatore e che si trasformi invece in qualcosa di inclusivo».
“Sempre Nuova Radio3”, slogan coniato da Marino Sinibaldi, che vuol dire affrontare «con coraggio i cambiamenti, rinnovare i suoni e linguaggi. La cosa interessante – prosegue il Direttore di Radio3 – è che la radio è esistita prima dell’avvento della televisione e persiste con la televisione. Mentre con la televisione il rapporto è sostanzialmente immutato quello con la radio è profondamente cambiato: nel passato la radio era una mezzo universale, oggi è assolutamente personale. Un tempo la radio era ascolto collettivo per eccellenza cosa che oggi è assolutamente inimmaginabile”.
Nel variegato e interessante mondo di Radio3-Rai c’è una fortunata trasmissione, Piazza Verdi, che si occupa di spettacolo declinato in ogni sua sfumatura, una radio artigiana, nell’accezione più alta di questo termine, dove sono state ritrovate tutte le potenzialità del fare radio, tra tradizione e innovazione, e con una precisa e imprescindibile connotazione live. Ogni sabato pomeriggio, da ottobre a giugno, tre ore di diretta con tutti i contributi rigorosamente dal vivo.
Deus ex machina di Piazza Verdi è Elio Sabella che approda in radio dopo anni di lavoro, trascorsi negli Stati Uniti, di scrittura creativa per audio-visivi.
«L’idea nasce dieci anni fa con la proposta a Roberta Carlotto, allora direttore di Radio3 – ci racconta Elio Sabella – di fare di Milano la sede di una trasmissione radio che fosse contenitore di tutti i suoni dello spettacolo, che fosse realizzata in un nostro auditorium/studio e tutta dal vivo. Così nasce Grammelot (termine con il quale si indica l’impasto dei lessici delle arti dal vivo, una sorta di esperanto dello spettacolo, ndr.) e oggi Piazza Verdi. L’intenzione degli inizi, come la sfida che anche oggi ci muove, è quella di portare in radio tutti i colori della musica, del teatro, del cinema e anche della danza perchè abbiamo perfino convinto dei danzatori a ballare nel nostro auditorium».
«Sì, è vero, il nostro è un modo di lavorare artigianale perchè ogni puntata è diversa dall’altra e ogni settimana si deve costruire non solo il percorso drammaturgico della trasmissione, ma anche creare le condizioni migliori perchè ogni voce del programma sia resa al meglio. Al raggiungimento del risultato concorre una squadra composita – tecnici del suono, regia, gli artisti che di volta in volta sono nostri ospiti – le cui componenti sono in egual misura importanti per riuscire solleticare la curiosità degli ascoltatori, e il loro spirito critico, che sono molto più attenti di quanto si possa immaginare. Abbiamo inventato una sorta di format all’interno della linea editoriale di Radio3». Braccio destro di Sabella e artefice della delicata alchimia registica della trasmissione è Lilli Minutello.
La fonte di ispirazione per Sabella, il suo punto di riferimento che pesca nei ricordi fatti di suoni e suggestioni dell’infanzia, è stata una celeberrima trasmissione di Radio-Rai “Gran varietà” in apparenza lontanissima dal colto Terzo Programma, ma dove tutto funzionava perché era un meccanismo perfetto che si avvaleva di grandi professionisti.
Le tre ore di diretta di Piazza Verdi si snodano senza soluzione di continuità con ritmo serrato e linguaggio facile, in modo che nessuno all’ascolto si senta escluso, per un racconto, senza le ritualità delle presentazioni, che accompagna l’ascoltatore alla scoperta di musiche o testi che poi gli stessi interpreti spiegano e contestualizzano. Il senso del programma diventa così proprio il suo contenuto.
Un’altra peculiarità di questa trasmissione è la capacità di rischiare, investire sui giovani talenti, dare fiducia alle nuove generazioni di musicisti, attori, registi, autori, scrittori per i quali non è facile avere una vetrina prestigiosa come quella di Radio-Rai. Elio Sabella è uomo di cultura curioso e senza preconcetti che ha voluto e ospitato a Piazza Verdi artisti praticamente sconosciuti, intuendone il potenziale, e poi diventati giustamente famosi e ricercati come Lang Lang, ormai vera star del pianismo internazionale, Ilya Gringolts, definito uno dei violinisti più ispirati della scena contemporanea, Ascanio Celestini (chi non conosce oggi questo straordinario, moderno, dissacrante affabulatore?) Emma Dante, la regista siciliana che si è imposta per il suo linguaggio innovativo, Rufus Wainwright, compositore, cantante e pianista canadese oggi ospitato alla Carnegie Hall di New York, Ryuichi Sakamoto, il musicista giapponese pioniere delle contaminazioni tra musica tradizionale orientale e avanguardie elettroniche occidentali.
E Piazza Verdi continua a seguire le nuove scene con le nuove e promettenti generazioni di artisti: tra questi due pianisti, Federico Colli e Lucio Perotti, e ancora Babilonia Teatro, Anaagoor e Francesca Garolla per il teatro di parola. Praticamente sconfinato l’elenco delle presenze eccellenti – nell’assoluto rispetto della missione che Radio3 ha avuto fin dalla sua nascita – della trasmissione.
Dai suoi microfoni hanno affascinato il pubblico e raccontato le più diverse storie di musica, danza, prosa, cinema e tutto quanto fa spettacolo giganti come Giorgio Gaslini, Luca Ronconi, Paolo Fresu, Giorgio Albertazzi, Isa Danieli, Enrico Rava, Cecilia Bartoli, Franca Valeri, Jordi Savall, Anna Proclemer, Helene Grimaud, Giulia Lazzarini, Mirella Freni. E allora, buon ascolto!