Avete presente gli Young People’s Concerts di Leonard Bernstein con l’Orchestra Filarmonica di New York? Auditorium stracolmi di ragazzetti con gli occhi sgranati e la mandibola abbassata. I genitori ancora più stupiti, che osservano di soppiatto i loro pargoli: come mai stanno così attenti? Perché invece, quando parlo io nemmeno mi ascoltano?



E i documentari targati Bbc? Divertire istruendo. Per tacere della musica: da noi Sorrisi & Canzoni, da loro Risate & Sinfonie. Per i musicologi italiani sono modelli molto citati e poco imitati.
Ce ne offre un sapido assaggio “Perchè Beethoven lanciò lo stufato”, (Curci editore), opera d’un grande violoncellista inglese, Steven Isserlis, non nuovo a questo genere di operazioni.



Nei primi anni Novanta, in compagnia dell’attore (e musicista) Dudley Moore, Isserlis spiegava e suonava da par suo il Concerto per violoncello e orchestra di Saint-Saëns. La serie televisiva s’intitolava “Concerto!” e la Rai lo trasmetteva in ore notturne, sottotitolato in italiano. Sono passati solo vent’anni, sembrano altri secoli.

Nel suo recente libro, sei compositori del passato che sembrano nati ieri. Aneddoti a sacchi, tic e manie d’artista, simpatie, ipocondrie, vizi d’autore. Il “Vecchio Parruccone” Bach e le sue due mogli (specialmente quella più giovane); Mozart, il suo codino e un padre padrone; perché Beethoven lanciò lo stufato in faccia al cameriere, quanti chicchi voleva per un buon caffè e certe secchiate d’acqua fredda in testa per curarsi la sordità; il masochismo di Schumann e la Tortura delle Dita; gli scherzi di Brahms che facevano piangere i bambini; Stravinsky e il pappagallo, la sua fame di denaro, la sua (inestinguibile) sete di whisky (Strawhisky!).



Ritratti biografici veritieri, arguti, divertenti. Non mancano brevi introduzioni al brani musicali. Il volume si rivolge ai giovani, ma la lettura è consigliabile a chiunque. Qualcuno però informi Isserlis che il Requiem di Mozart non fu commissionato da nessun messaggero nerovestito. Che Bach lodava Dio e pure amava il piano-bar (il venerdì sera al Caffè Zimmermann). Che Beethoven odiava il metronomo. Che Stravinsky direttore predicava bene e razzolava male.