Sei anni di psicologia all’università, cinque anni di teatro presso la Comuna Baires e un paio di dischi autoprodotti di cui uno in trio (i Don Quibòl): sono questi i numeri di Paolo Saporiti, cantautore milanese che esordisce adesso per un’importante major (la Universal, nella sua sezione dedicata alla musica classica, e la scelta appare evidente dopo averlo ascoltato) con un disco, “Alone”, che spicca nel panorama nazionale della moderna musica d’autore.



Innanzitutto per essere cantato interamente in inglese, a parte l’ultima traccia, Gelo. È una diatriba annosa quella che discute se ha senso che un musicista italiano canti in una lingua non sua: ci ha provato, con successo, Elisa anni fa; ci hanno provato senza riscontri in tanti, ad esempio gli Afterhours che per conoscere rilevanza nazionale sono dovuti tornare al natio idioma.



È certo che l’inglese faciliti l’espressione musicale, ma è altrettanto vero che è quasi sempre fastidioso sentire un italiano esprimersi con una pronuncia che non gli appartiene. Lui lo fa con sufficiente abilità e il risultato non ne soffre. Saporiti ha già avuto modo di esibirsi all’estero, come ad esempio Dublino. Per la sua musica, poi, la scelta appare motivata. Non è rock: è canzone d’autore di forte intimità, suoni minimali retti su chitarre acustiche suonate con maestrìa, un pianoforte, un quartetto d’archi e poco altro. Scelta stilistica che rimanda a maestri del genere, da quel Nick Drake che ne coniò la formula, a fine anni Sessanta, ai suoi successori, gente come M. Ward, Conor Oberst, Joseph Arthur, Damien Rice.



Il disco ben prodotto da Teho Teardo, compositore di colonne sonore (Il Divo, La ragazza del lago) si snoda in una dozzina di composizioni dal passo notturno e declamatorio: a volte gli eleganti arpeggi di chitarre ricordano le ambiziose aperture acustiche di grandi nomi, ad esempio il David Crosby influenzato dal jazz di Miles Davis di un pezzo come Guinnevere, mentre la voce decisa e sofferta di Saporiti ondeggia su melodie complesse e intriganti.

Piace anche l’approccio lirico: il libretto interno al cd riporta tutti i testi sia in inglese che in italiano,  in cui Saporiti affronta il tema dell’amore e dell’introspezione personale nelle sue declamazioni più intense: separazione, solitudine, sofferenza, desiderio.

"Alone" è un disco forte, che ha bisogno di approfonditi ascolti, ma che sa conquistare una nicchia nel cuore dell’ascoltatore che ha bisogno di musica che suggerisca emozioni e sentimenti, e che soprattutto sappia parlare al cuore.