SANREMO 2010: Il gran finale della Sessantesima edizione del Festival di Sanremo inizia con un clamoroso errore della regia (con necessaria ripartenza) e con un Daniel Ezralow che si innervosisce e dice in diretta di non sentire la musica. Peccati veniali. Antonella Clerici, finalmente con abiti che non sembrano costumi circensi e in sobrio nero che le dona, dà il via alla serata attorniata da un nugolo di bambini: evviva l’Italia delle mamme, le mamme star.
Proprio non ci voleva la caduta verticale, in chiusura, con l’intervento di Maurizio Costanzo che vira sul politico-umanitario invitando sul palco tre operai della Fiat di Termini Imerese. Non pago, Costanzo chiama a dire al sua il Segretario del Pd Bersani (che subito si tace) in sala come il ministro Scajola, che fa il suo comizio. Violata la par condicio e stuprato il Festivalone. E protesta anche la Clerici, come darle torto?
La gran parte della serata ha un buon ritmo nell’alternanza della gara con le esibizioni degli ospiti con gustosi momenti di spettacolo. La prima è quella di Emilio Solfrizzi e di tutto il cast della nuova edizione di “Tutti pazzi per amore” che si propongono in una divertente coreografia, a dire il vero bene eseguita, in stile Bollywood. Dopo un’altra terna di cantanti in gara, arriva il tributo a Michael Jackson con un collage di suoi successi danzati con straordinaria energia e bravura da tre dei suoi ballerini guidati dal coreografo Trevis Payne, che ha lavorato a lungo con Jako. Bellissime le luci.
C’era grande curiosità e molto si era detto, nei giorni scorsi, sulla presenza della Cuccarini “nuda”. Ed eccola, la Lorella nazionale, splendida supersexy (la vita ricomincia dopo i quaranta, no?) donna-chitarra che regala alla platea del Festival un brano tratto dallo spettacolo con il quale è in tournée: “Il pianeta proibito”. Il numero è tutto effetti speciali, veramente belli, tra optical, fantasy e computer-grafica.
Strizzata in abito-bustier, arriva Mary J. Blige – il duetto mancato di Tiziano Ferro assente (giustificato?) per laringite – che non porta certo un tocco di novità.
Alla fine delle esibizioni dei dieci finalisti, c’è un lungo momento di auto celebrazione della Rai con tutti i suoi volti più noti schierati nell’Ariston. Niente di male se il tutto non fosse poi scivolato nel populismo con l’osanna alle maestranze dell’Azienda, con tanto di premio, messo in campo dal direttore generale Masi. Peccato che proprio quelle maestranze spesso non hanno vita facile. Non poteva, e non è mancata la promozione del prossimo impegno televisivo della Clerici che ha dato spazio, e tanto, ai suoi bambini-mostri del programma “Ti lascio una canzone”, la ripresa a fine marzo.
In velluto rosso torna a esibirsi il vincitore della Nuova generazione: Tony Maiello. Il pupillo di Mara Maionchi, che a X Factor lo ha scoperto e lo produce. Offre una interpretazione più centrata, ma i bagordi della notte per festeggiare la vittoria lasciano il segno e stecca. Peccato. Speriamo che la lezione gli serva: per il professionismo ci vuole rigore, sempre.
Il pubblico dell’Ariston protesta clamorosamente, come fa anche l’orchestra con l’aggiunta del lancio degli spartiti (recita a soggetto?), quando Antonella Clerici elenca gli esclusi dalla terna dei superfinalisti che sono Marco Mengoni, Valerio Scanu e il trio del Principe. Così è la vita, ha detto qualcuno. Vince Valerio Scanu. Evidentemente agli italiani piace la fantasia di “far l’amore in tutti i laghi”. Per fortuna arriva una degna compensazione al risultato finale: il sacrosanto Premio della critica a Malika Ayane.
Festival di Sanremo – Le pagelle della serata finale del Festival:
Valerio Scanu: voto 5. Non ci convince. Attenzione alla pronuncia. Venderà, ma mantenere il risultato non sarà facile. Vedremo.
Noemi: voto 9. L’interpretazione è cresciuta sera dopo sera. Non ha sbagliato un vestito e ha saputo anche concedersi qualche trasgressione (come le piccole corna di venerdì) senza strafare. Andrà lontano e iTunes già la premia.
Marco Mengoni: voto 10. È lui la vera novità. Bravissimo, come sempre a ogni esibizione sa essere diverso dimostrando grande padronanza. Elegantissimo, con tocco moderno asimmetrico nella giacca, e anche più cool con il capello compostissimo.
Povia: voto 5. La canzone avrà pure una sua cifra, migliorato dal punto di vista vocale, ma è sempre troppo furbo e ammiccante: la bimba ballerina (bravissima) di venerdì, i rosari e le grandi croci al collo. Troppo.
Malika Ayane: voto 9. Nei riascolti la canzone svela la sua particolare e raffinata costruzione. Veramente bello l’arrangiamento. E la voce non si discute: potente, morbida, dal colore assolutamente insolito.
Irene Grandi: voto 7. Il suo look è tra i migliori del Festival, non ha sbagliato una mise riempiendo la scena con la sua prorompente, energetica personalità. Ma la canzone non le rende merito.
Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici: voto 0. Impossibile quantificare la retorica insopportabile del tutto. E finale troppo annunciata.
Irene Fornaciari: voto 8. Bella voce, grande presenza scenica. Gli abiti e i gioielli datati anni ’70, portati con convincente disinvoltura, la rendono vero personaggio
Simone Cristicchi: voto 7. Ha continuato a saltare sul palcoscenico dell’Ariston con la sua sarcastica filastrocca sui mali della nostra società invocando la première Dame di Francia. Sempre più trascinante, divertente.
Arisa: voto 6. Senza le fantastiche Sorelle Martinetti e il loro sapiente impasto vocale, così datato e così efficace, cosa avrebbe fatto? Il ritornello prende, è gradevole, e infatti vende…