Gli Yeasayer saranno in concerto il 13 marzo al Circolo degli artisti di Roma (ore 21) e il 15 marzo al Tunnel di Milano (ore 20.30).

Tre anni fa improvvisamente gli Yeasayer con “All Hours Cymbals”, loro prima opera, minarono alcune mie certezze. Ad esempio che una certa attitudine alla world music rendesse meno fruibili al mio orecchio le canzoni pop e rock.



Certo c’erano già stati nella mia vita alcuni esempi illuminanti come il De André di Crêuza de mä o il Paul Simon di Graceland, ma come potete ben intuire dagli esempi sarebbe fuorviante parlare di “fruibilità” con album di tale levatura storica e incredibile complessità. Ma tralasciando i capolavori sopra citati ho dovuto ammettere il mio errore di valutazione in virtù soprattutto di alcuni risvolti che ho piacevolmente scoperto ultimamente nella musica dance dove l’influenza sonora orientale, africana e sud americana ha reso più accettabile generi musicali a me più lontani tipo la house e la trance.



E probabilmente questo è quello che devono aver valutato anche Chris Keating, Ira Wolf Tuton, e Anand Wilder, ideatori degli Yeasayer, per la creazione del loro secondo album.
Siamo sempre di fronte a quegli intrecci armonici, cori improvvisi e strumentazioni etniche utilizzati precedentemente, ma il ritmo alla base delle canzoni che amalgama il tutto si è modificato senza ombra di dubbio: apice di questo cambiamento sono i tre pezzi centrali dell’album ”One”, “Love me girl” e “Rome” dove i sapori afro/orientali diventano solo orpelli di tappeti sonori totalmente ballabili, di batterie onnipresenti e di bassi trascinanti.



La voce (o sarebbe meglio dire in questo caso le voci) si sposa maggiormente con un senso generale di allegria, di divertimento danzante, di un pop giocoso e più accessibile. Non fraintendetemi gli Yeasayer non sono diventati dei Black Eyed Peas più alternativi ma provate ad ascoltare il ritornello “killer” di Madder Red o le divagazioni percussive della già citata O.N.E. e credo troverete molte difficoltà a non muovere almeno la testa.

Per non dimenticare la “cavalcata” a ritmo di inserti di sax, chitarrina riverberata, rumorini elettronici e canto incalzante di Mondegreen dove il gruppo sembra abbandonare del tutto anche il lato pop in favore di una dance contaminata con ogni suono e ritmo possibile. Ultima citazione infine per il pezzo di apertura The Children e per la seconda canzone dell’album (e primo singolo) Ambling Alp: forse le più pretenziose di tutto il lotto nel voler coniugare quanto poi si ascolterà nel proseguo del cd e, per questo, a mio avviso non esattamente “centrate”.

Il giudizio generale sull’album però non può che essere positivo e immagino che la nuova direzione intrapresa porterà nuovi adepti ai lavori degli Yeasayer che “sbarcano” in Italia il 13 marzo a Roma al Circolo degli Artisti e il 15 dello stesso mese a Milano al Tunnel dove sarà nostra cura verificare la resa dal vivo dei nuovi pezzi.

P.S. Se non vi è dispiaciuto questo album non posso che consigliarvi di immergervi nel folle caos sonoro di M.I.A. con gli album “Arular” e “Kala” in attesa del suo terzo album nel 2010.

(Simone Nicastro)