In occasione del concerto romano di Pat Metheny di questa sera LUIGI VIVA, autore della biografia “Una chitarra oltre il cielo” ci offre un ritratto del chitarrista statunitense.
Per avere qualche anticipazione su quello che succederà a questo link è possibile leggere il reportage del concerto di Pat Metheny al Barbican di Londra a cura di CARLO VIVA.
Pat Metheny proseguirà The Orchestrion Tour passando per Bari, Napoli, Palermo e Catania.
Il 10 giugno 1980, a Roma, all’Anfiteatro della Quercia del Tasso al Granicolo, quasi per caso, ascoltai per la prima volta il Pat Metheny Group e conobbi Pat Metheny. Da quell’incredibile concerto, ho seguito Pat, prima come appassionato, poi, come autore della sua biografia, sempre interessato alle sue nuove avventure musicali: il leggendario Pat Metheny Group a fianco del grande Lyle Mays, il Jazz, con il trio, l’avanguardia estrema (The Sign Of 4 con Derek Bailey), il Missouri Sky Duets con Charlie Haden, il fantastico Song X con Ornette Coleman, le colonne sonore, il cd con Anna Maria Jopek le tante collaborazioni da Joni Mitchell a Bruce Hornsby testimoniate anche da due imperdibili video.
Sono alcuni dei tanti suoi progetti, senza dimenticare il lungo viaggio insieme a grandi del jazz come Michael Brecker, Herbie Hancock, Roy Haynes, Jim Hall e il re del basso Jaco Pastorius. Migliaia di concerti in giro per il mondo, diciassette Grammy, milioni di dischi venduti , un amore senza fine per la musica, anche oggi che, come uomo, è appagato dal successo e da una bella famiglia e tre figli.
Eccolo che arriva con la sua nuova e straordinaria macchina, metà meccanica e metà digitale, con la quale pilota attraverso chitarra e tastiere una moltitudine di strumenti.Il pubblico di mezza Europa è rimasto letteralmente stupito da questa incredibile realizzazione.La nostra recensione del concerto di Londra parla di una Pat Metheny in forma come non mai, forse anche alleggerito dalle problematiche che lunghi tour in gruppo comportano e, quindi, concentrato esclusivamente sulla musica.
Attraverso Orchestrion, Pat ha forse realizzato la sintesi di quanto avevamo più volte pensato: ovvero che i suoi musicisti fossero gli arti di un’unica mente, scelti perché capaci di interpretare lo strumento secondo la sua concezione. Oggi Metheny, con Orchestrion, arriva alla massima sintesi di questo concetto. Uno spettacolo da non perdere, frutto della sua continua ricerca di forme musicali e strumenti che lo accompagna sin dall’inizio: il Synclavier prima, le chitarre synth, le straordinarie acustiche progettate con Linda Manzer e ora Orchestrion frutto della collaborazione con Eric Singer e la Lemur. Ma da Pat Metheny c’è da aspettarsi di tutto, all’improvviso, quando meno te lo aspetti cambia strada proprio per evitare di ripetersi.
Sarà forse così anche per la sua “orchestra meccanica”, pare infatti imminente il ritorno on the road del Pat Metheny Group (in quartetto con Lyle Mays, Steve Rodby e Antonio Sanchez).
Circa un mese fa è stato pubblicato anche in Italia il disco Orchestrion, contenente cinque composizioni e accompagnato da un esaustivo volumetto che descrive l’idea e il funzionamento di questo “giocattolone”.
Un lavoro godibile che, accanto a momenti di malinconia, unisce sonorità, spunti melodici e armonici, che evocano la sua musica più bella. Dall’iniziale title track, arrivando alla chiusura di Spirit of The Air, non si percepiscono momenti di freddezza o strutture in qualche modo condizionate dall’uso di questa insolita macchina. Ad avere la meglio sono, come sempre, il grande feeling e il genio di Pat Metheny, senza alcun dubbio uno dei grandi della musica di tutti i tempi.