«Un modo nuovo per valorizzare un gioiello della nostra città». L’assessore alla cultura del comune di Padova, Andrea Colasio, è fiero dell’ultima iniziativa del suo assessorato. In realtà però – con un pizzico di sussidiarietà – non è stato il comune a fare il primo passo.

Ma andiamo per ordine. Tutti sanno che il principale monumento artistico, o almeno il maggior attrattore di turismo, a Padova è la cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto. Un monumento custodito con tutte le cure, dopo i restauri risalenti a pochi anni fa, dal comune che ne è il proprietario. Gli accessi sono regolamentati. Per entrare nella cappella occorre sostare venti minuti in un corpo tecnologico attrezzato che riequilibra il clima e purifica l’aria. La visita dura al massimo altri venti minuti. Niente da dire, ovviamente: così si tutela il monumento. Un po’ in naftalina?



E così un gruppo studentesco, il circolo universitario Stravinskij, ha avuto un’idea. Con un piccolo finanziamento dell’università (sui fondi delle iniziative culturali degli studenti) e la collaborazione di un alveare di microbanche – la Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo – ha contattato otto compositori contemporanei, sfidandoli a farsi interrogare da quelle scene di Giotto, scene che a sette secoli di distanza continuano a stupirci per l’avvenimento che raccontano. La vita di Gioacchino, di Anna, di Maria vergine, di Gesù, il giudizio universale. Scene davanti alle quali si percepisce nettamente che chi li ha dipinte – oltre che un genio assoluto – non raccontava favole, mitologie o eventi lontani nel tempo, ma qualcosa di profondamente contemporaneo che lo toccava da vicino.



Ebbene, gli otto compositori, coordinati dal compositore e direttore d’orchestra Luca Belloni (ben noto ai lettori de IlSussidiario.net), hanno cesellato otto partiture per l’Ensemble Webern, piccola e agguerrita formazione strumentale votata alla musica contemporanea e composta da piano, flauto, clarinetto, violino e chitarra. Ognuno degli otto brani è dedicato a un ciclo pittorico.

E così Carlo Galante con Il bacio, la porta e l’angelo ci racconta di Gioacchino e Anna, Bianca Maria Furgeri si concentra su scene dalla vita di Maria, Pippo Molino, riprendendo un tema a lui caro, dedica pagine di grande finezza all’annunciazione e Umberto Bombardelli ripercorre, con il suo Rex ad reges, la natività ed infanzia di Cristo. Sulla resurrezione di Lazzaro medita (ovviamente sempre sul pentagramma) Roberto Tagliamacco e Maurizio Biondi propone Tre studi per la Passione (Trenta denari, Golgotha, Compianto sul Cristo morto). Il programma si conclude con Blu Giotto, opera di Riccardo Riccardi su risurrezione, ascensione e pentecoste e con un perentorio Il Giudizio e la Gloria dello stesso Belloni, dedicato al Giudizio universale che sovrasta la porta della cappella.



L’idea peraltro non è nuova, come sanno bene i lettori de IlSussidiario.net. Nel 1979 il compositore americano George Crumb realizzò un brano, A little suite for Christmas A.D. 1979, ispirato a due affreschi della Cappella degli Scrovegni: la visitazione di Maria a santa Elisabetta e l’adorazione dei Magi.

«Un ciclo così completo però è qualcosa di unico», spiega Belloni. E unico – e qui torna in gioco il comune di Padova – sarà lo scenario che lo ospiterà. Stuzzicato dall’originalità del progetto, l’assessore Colasio, con la consulenza tecnica del direttore dei Musei civici, Davide Banzato, ha proposto agli organizzatori che alla data prevista del concerto (giovedì 25 nella centrale chiesa di Santa Caterina d’Alessandria) si aggiungesse un’anteprima per pochi e fortunati eletti proprio nella cappella degli Scrovegni.

E così mercoledì 24, alla presenza degli otto compositori, delle autorità e delle testate giornalistiche, alla vigilia dell’Annunciazione il monumento risuonerà di note generate da quegli stessi affreschi.
Un evento che sarà poi riproposto (oltre che nel concerto del 25) anche su youtube, per la gioia di tutti gli appassionati di Giotto oltre che della buona musica. E magari come utile suggerimento per qualche altra città italiana, visto che – come sintetizza l’iniziativa Banzato – «è sempre bello quando l’arte genera altra arte».

(Giuseppe Bisetto Trevisin)