Oggi è il compleanno di Mina. La festa di una delle voci più importanti della musica italiana. I meritati auguri per la Signora Mazzini stanno arrivando da tutto il mondo: Liza Minnelli, Quincy Jones, Barbra Streisand e tante altre stelle…
IlSussidiario.net ha invitato chi l’ha conosciuta sui palchi, nelle sale d’incisione o attraverso i suoi dischi a scriverle un biglietto d’auguri. A questo semplice gesto di affetto potranno unirsi i lettori con i loro commenti e i loro ringraziamenti per la musica che ha saputo regalarci.
Ellade Bandini, batterista
La mia avventura nel mondo della musica inizia all’età di 17 anni, nel bel mezzo degli anni Sessanta. La mia prima palestra fu il “Tropicana club” del Lido degli Estensi nell’estate del ‘63. L’orchestra era quella del maestro Ugo Orsatti (quante cose mi hanno insegnato lui e i suoi musicisti!). Ero a cavallo: l’orchestra migliore della zona, il locale migliore, le attrazioni più famose. Suonavo, guardavo, imparavo, sognando di poter essere un giorno il batterista di Rita Pavone, delle gemelle Kessler, di Bobby Solo, di Petula Clark… un giorno venne lei, Mina, già allora l’evento più atteso. I suoi musicisti erano strepitosi (ricordo Carlo Pes alla chitarra e Roberto Podio alla batteria), lei era rock e loro suonavano jazz, miscuglio dal quale imparai a distinguere la classe dal resto.
Sono passati giorni, mesi e “qualche” anno, la mia avventura non è ancora finita. Sono stato fortunato, ho goduto della fiducia di artisti che non ho mai smesso di considerare dei miti. Non me ne vogliano se ammetto che non mi sono mai sentito così “importante” come quando un bel giorno, dopo una session nei suoi studi di Lugano, lei, proprio lei, mi abbracciò e disse: «Massimiliano, io non canto una battuta se non c’è Ellade alla batteria». Quella frase e quell’abbraccio sono durati 10 anni.
Posso dire di essere stato per anni il batterista di una delle più grandi cantanti del… non lo dico perché so che non le piace sentirselo dire, anche se ne rimango convinto.
Tanti auguri di buon compleanno.
Con affetto, Ellade.
Franco Fayenz, critico musicale
Ciao Mina, ricevi un grande augurio anche da quel tale che ha cercato a suo tempo di farti cantare jazz più volte al giorno.
Ricordi? Ero io, Franco Fayenz.
Un abbraccio
Marco Mangiarotti, Vicedirettore de Il Giorno e critico musicale
Cara Mina,
non vorrei dare al suo compleanno un significato diverso da quello che ha. Lei entrerà solo in un’altra decade e nella sua terza giovinezza, perché agli artisti è concesso. Non sono mai stato un suo fan, ma un ammiratore sincero, critico quanto basta alla mia professione. La ringrazio per la bellissima musica e anche per quella brutta, che pure c’è stata. Mi tengo la curiosità per come lei potrebbe cantare le mie canzoni preferite e non è poco.
Mi rimane il rimpianto di non averla incontrata quando mi occupavo a tempo pieno di jazz e lei frequentava i giornalisti, oltre che la gente comune. Ci siamo visti solo una volta, davanti a una pasticceria di via Moscova a Milano. Non a caso. Avevo appena firmato una mezza stroncatura di un suo album (non me ne pento) e lei fu per pochi secondi ironica e gentile. Mi va di pensarla anche per un attimo curiosa, nella sua totale indifferenza per il nostro mondo.
Brindo alle cose che amiamo, senza contare i suoi (e i miei) anni. Siamo entrambi figli degli anni Quaranta e ne sono fiero.
Ancora auguri, non tanti: giusti.
Marco Mangiarotti
Luigi Nava
Cara Mina,
l’orologio dei tuoi anni batte colpi che non lasciano segni. Sei sempre quella che sei sempre stata: una splendida ragazza di Cremona. Con più anni, certo, ma con lo stesso cuore, la stessa generosità, la stessa voce, che è sempre un miracolo.
Se gli anni ti hanno segnato, è stato solo per darti un modo più pacato per guardare il mondo, per indugiare con più consapevolezza sulla tua attitudine alla malinconia. Ogni tuo sguardo è diventato, col tempo, un modo per perforare con i tuoi occhi la materia delle cose, come se un’accelerazione improvvisa ti portasse sempre al punto ultimo. Quello definitivo.
Tu sei uno dei motivi per cui posso ringraziare Dio, ogni mattina, e ritenere una benedizione l’averti conosciuta. Da quando la tua presenza si è innestata nei miei attimi, con la casualità che hanno tutte le cose grandiose, ho capito che questo incontro sarebbe stato per sempre. Nelle tempeste delle possibilità della vita, sei accaduta tu.
Sei stata subito cara e folgorante parvenza. A cui è seguito un cammino di conoscenza che dura da quasi trent’anni. Ci pensi? Trent’anni: una vita.
La stessa vita che ti auguro, oggi, giorno dell’Annunciazione e dell’Incarnazione. Ti affido a Maria, la ragazza di Nazareth che ha detto sì e che ha dato inizio a tutto. La stessa Maria che, dieci anni fa, tu hai cantato con un rispetto e un amore che, da soli, basterebbero a dare senso a tutto il tuo miracoloso lavoro.
Ti voglio bene.
Per sempre,
Luigi Nava
Massimo Bernardini, conduttore della trasmissione "Tv Talk"
Cara Mina,
mia madre adorava te e Frank Sinatra (che aveva ascoltato da ragazzina a New York nel ‘49) e io sono cresciuto vedendole negli occhi e nel cuore la felicità, l’apertura, la giovinezza e lo swing che le tue canzoni suscitavano in lei. Per osmosi ho cominciato ad apprezzarti anch’io, e poi è arrivata la tivù. E dalla tivù ho imparato che eri anche una entertainer piena di humour, che avevi classe da vendere, oltre a cantare meravigliosamente. Però la memoria resta appesa lì, a quelle serate con mia madre davanti al giradischi coi tuoi vecchi dischi della Rifi.
Poi, tanti anni dopo, è arrivato il racconto dell’amico Gaber, e la mitologia di quella famosa tournée che divideste tanti anni fa. Voi siete sempre stati quelli bravi, liberi, con un modo tutto diverso di fare.
Hai fatto tanti dischi e mica tutti mi piacciono. Un po’ ne ho recensiti, ma oggi non conta nulla. Però quando ho ascoltato “L’allieva”, dedicato al tuo amato Sinatra, ci ho trovato le stesse canzoni che, insieme alle tue, facevano vibrare mia madre ancora giovane. Per questo il mio augurio di oggi ha dentro quella commozione lì, che mi spinge a dirti (scusa la confidenza): «In spite of the warning voice that comes in the night/ And repeats – how it yells in my ear:/ Don’t you know, little fool, you never can win?/ Why not use your mentality – step up, wake up to reality?/ But each time I do just the thought of you/ Makes me stop just before I begin/ ‘Cause I’ve got you under my skin». Tu sai di sicuro cosa voglio dire.
Buon compleanno,
Massimo Bernardini
Walter Gatti, giornalista
Carissima Mina,
il tuo compleanno ci coglie divisi in due, noi italiani che continuiamo ad abitare in Italia: quelli che ti conoscono sia per voce che per volto (e siamo quelli che ricordano di averti vista in tivù), e quelli che manco sanno della tua esistenza, convinti che esistere coincida con l’essere presenti sullo schermo, soprattutto se è esistenza artistico-musicale.
Da qualche precedente compleanno hai deciso di mollare l’Italia e le sue vicende: per i tuoi 70 anni ti faccio i migliori auguri di felicità, mille belle canzoni, nuovi autori validi (ma davvero validi) da ascoltare e lanciare, ma soprattutto ti auguro di trovare il modo di farti riconoscere da chi è giovane. Gli under 30 non sanno chi sei, se non per rare eccezioni. Sarebbe il caso di un tuo regalo all’Italia, all’Italia giovane: Fatti conoscere, fatti vedere, fatti ascoltare. Torna per una volta, con coraggio, e fai ascoltare al mondo Mi sei scoppiato dentro al cuore, oppure Amor mio.
C’è bisogno di bellezza, lo sai: prova a dare un tuo contributo più "partecipe", prima che siamo sommersi dalle Lady Gaga e il nostro gusto sprofondi per sempre come il Titanic.
In ogni caso, ovviamente, God bless you.
Francesco Chiari, musicologo
Difficile condensare in poche righe il contributo di una voce alla nostra epoca, giacché esiste una Mina per tutte le stagioni, ma al contempo Mina stessa è diversa all’interno di ogni stagione.
Riflettiamo un attimo: già ai suoi esordi la cantante stravolge Nessuno con ferina vitalità e insieme carezza affettuosamente ‘Na sera ‘e maggio, si divide fra la sfrontatezza adolescenziale di Tintarella di Luna e la matura sensibilità di Summertime, poi alla televisione negli anni Sessanta la seguiremo impauriti sulle montagne russe di Brava (che nessuna cantante ha poi ripreso, non a caso) e la ameremo per l’intensità di Se telefonando, oppure ancora resteremo incantati per come sa affrontare un cupo gioiello come Non gioco più assolutamente ad armi pari con l’armonica del sommo jazzista Toots Thielemans, il quale anni dopo mi rievocava con affetto quell’esperienza.
Il discorso si riduce in fondo a una sola idea, ossia che Mina, più di qualsiasi altra cantante, ha saputo davvero cantare per tutti, vecchi e giovani, in un mondo nel quale i gusti si polarizzavano sempre più, e infatti come controprova ci sono almeno due generazioni a farle gli auguri.
Francesco Chiari