Jimi Hendrix – Valleys Of Neptune: a quarant’anni dalla scomparsa di Jimi Hendrix, il chitarrista di Seattle viene ricordato con un album di brani inediti. La recensione di Paolo Vites

Jimmi Hendrix – Valleys Of Neptune: A quarant’anni dalla prematura scomparsa, che verrà ricordata il 18 settembre 2010, Jimi Hendrix, insieme forse solo a Elvis, continua a essere il musicista rock morto con più pubblicazioni postume di ogni tempo. Sono dozzine i dischi pubblicati dopo quel giorno del 1970: e pensare che in vita ebbe appena il tempo di pubblicarne tre (“Are You Experienced?”, “Axis: Bold As Love” e “Electric Ladyland”). La sorella adottiva Janie, oggi unica erede del patrimonio e dei diritti di pubblicazione del mancino chitarrista, dice che ognuna di queste pubblicazioni arriva a vendere anche 500mila copie.



Cifre davvero notevoli se si pensa che molte di queste registrazioni circolano da tempo nel circuito clandestino dei fan. Ma certamente l’intelligente opera di ripulitura sonora, ordinazione (le prime pubblicazioni, ai tempi, erano caotici assemblaggi in cui spesso venivano anche effettuate nuove sovra incisioni) e catalogazione rende le uscite degli ultimi anni appetibili e interessanti, senza scadere nel bieco sfruttamento. Adesso il catalogo comprensivo delle registrazioni ancora inedite di Jimi Hendrix è passato alla distribuzione della Sony.



Il colosso giapponese e la famiglia del chitarrista pubblicano in questo quarantennale un disco nuovo di zecca, se così si può dire, “Valleys of Neptune”, che ha il pregio di presentare circa 60 minuti di registrazioni mai utilizzate in precedenza, sebbene alcune di esse siano versioni differenti di brani già pubblicati. In contemporanea, escono anche nuove edizioni deluxe cd+dvd di tutti e tre i dischi pubblicati quando era ancora in vita: “Are You Experienced?”, “Axis: Bold As Love”, “Electric Ladyland” e “First Rays Of The New Rising Sun”.

Ognuno di questi titoli conterrà un dvd con documentari inediti diretti da Bob Smeaton, interviste ai membri degli Experience Noel Redding, Mitch Mitchell, Billy Cox, al produttore Chas Chandler e all’ingegnere del suono Eddie Kramer. Nel dettaglio, “Valleys Of Neptune” contiene dodici pezzi incisi in vari momenti del 1969 e anche nel maggio 1970 agli studi Record Plant di New York. È risaputo che Hendrix era uno stacanovista della chitarra: per lui la musica era in assoluto la cosa più importante e ancor più che suonare dal vivo (dove spesso il pubblico gli chiedeva di rifare all’infinito lo spettacolo un po’ da baraccone dell’incendio della chitarra, quel gesto che lo aveva reso famoso al festival di Monterey nel 1967) amava esercitarsi in studio.



Il motivo per cui in queste session del 1969 abbia ripreso in arrangiamenti diversi brani già pubblicati come ad esempio Stone Free, Fire e Red House è incerto. Probabilmente queste registrazioni documentano prove in studio in vista di concerti. Spicca la title-track, un assemblaggio di due registrazioni, una del settembre 1969 e una del maggio 1970, dunque una delle sue ultime in assoluto. Così come la dura e sincopata versione del classico del blues Hear My Train A-Comin’, che Hendrix aveva inciso anche in versione acustica. Decisamente affascinante la ripresa di un blues di Ellmore James, Bleeding Heart, in versione incandescente.

C’è anche la ripresa del classico dei Cream dell’amico e rivale Eric Clapton, Sunshine Of Your Love, che Hendrix amava talvolta eseguire dal vivo. Lo stile del chitarrista di Seattle rimane insuperabile: un mix di padronanza tecnica, equilibrio e foga passionale che non ha mai più avuto alcun erede degno di portarne la fiamma. A volte queste incisioni sembrano rasentare l’hard rock di band allora in voga come i Led Zeppelin, abbandonando certo sperimentalismo psichedelico che era stato il cuore della sua espressione musicale. È impossibile dire dove Hendrix, a pochi mesi dalla morte, stesse portando la sua musa. “Valleys Of Neptune” non è un documento definitivo sul musicista, solo una sbirciatina, piena di emozione, all’interno di uno studio di registrazione dove il più grande chitarrista di tutti i tempi faceva l’amore con l’unica donna che aveva amato veramente: la chitarra.