Il teatro è magia, si sa. Ma certi spettacoli esprimono questa valenza più di altri catapultando lo spettatore in un mondo di meraviglie fantastico dove tutto diventa possibile, perfino volare. Volare, il sogno dei sogni fin dall’alba dell’umanità che Emiliano Pellisari rende possibile nella magica scatola teatrale che ha inventato, dove danzatori-acrobati sfidano le leggi della gravità disegnando incredibili figure aeree.
Studi in filosofia e sul teatro antico greco, esperienze nel cinema, scenografo, costumista, regista teatrale, coreografo e soprattutto appassionato studioso delle macchinerie sceniche seicentesche e del teatro fantastico rinascimentale, Emiliano Pellisari, mescolando queste passioni e conoscenze, arricchite dalla sperimentazione e dall’applicazione di tecnologie modernissime, ha creato un suo personalissimo lessico coreografico già espresso in lavori precedenti, come “Daimon” del 2005 che si può considerare il suo debutto ufficiale in qualità di creatore di eventi di teatro, e ancora “Nogravity” del 2006 anno in cui firma anche la cerimonia di chiusura della Paralimpiadi della neve di Torino, Johnson&Johnson visto solo a Parigi, Orfeo+Euridice per la Notte bianca romana del 2007, Comix e Blutango.
“Nell’Inferno – come spiega lo stesso Emiliano Pellisari – angeli e diavoli si affrontano nello spazio in duelli virtuali. L’Inferno è uno spazio teatrale dove si annulla la fisica della realtà e tutto appare come in un sogno a occhi aperti… l’Inferno è un luogo simbolico popolato da personaggi mitologici… in una doppia prospettiva, laica e religiosa, che cerca, senza trovarla, una mediazione impossibile…”.
L’Inferno, primo atto di quella che sarà una trilogia, è suddiviso in dieci scene in cui vengono evocati alcuni temi e personaggi della Commedia dantesca. Si susseguono, dunque, dieci veri e propri quadri in movimento con i corpi dei bravissimi ballerini-acrobati che disegnano, in un apparente spazio vuoto totalmente nero, sorprendenti strutture geometriche che si formano, si scompongono e si evolvono in quello che diventa un luogo metafisico grazie anche a un sapientissimo uso delle luci.
In uno spettacolo di questo tipo non c’è, e non ci può essere, una vera narrazione come non ci possono essere veri e ben determinati caratteri. Tutto diventa evocazione, come dicevamo, e il racconto si snoda attraverso suggestioni di sicura presa ma con il rischio di una certa ripetitività, fine a se stessa, sempre incombente. E la bellezza formale del tutto sfuma in un che di algido anche per la separazione fisica, e necessaria per non svelare i trucchi scenici utilizzati, tra il pubblico e gli interpreti-esecutori che si muovono dietro un immenso e fitto tulle nero che sigilla il boccascena.
Lo spettacolo è stato presentato per la prima volta nella Capitale, grazie anche all’iniziativa dell’Accademia Filarmonica Romana e alla collaborazione del Teatro Olimpico, dopo essere stato proposto in varie città della provincia italiana. Nella prossima stagione approderà a Milano e in altre grandi città.
È già previsto il debutto della Cantica II programmato per il prossimo ottobre al Teatro Mancinelli di Orvieto. Per vedere il Paradiso, con il quale la trilogia dantesca si concluderà, bisognerà aspettare la stagione 2011-2012. Ma Emiliano Pellisari ha anche iniziato a lavorare a un nuovo, ambizioso progetto: Alice nel paese delle meraviglie.