Si può attraversare il rock, sognarne gli orizzonti, goderne i successi e poi abbandonarlo e dedicarsi totalmente alla musica acustica, a quel bluegrass fatto di banjo e violini che in Bill Monroe (e non in Beatles o Hendrix) ha il suo punto di riferimento? Ebbene si: si può! L’ha fatto Sid Griffin, personaggio simbolico del country rock americano, ex leader dei Long Ryders, che con la sua ultima band, i Coal Porters, una formazione anglo-nordamericana, ha appena licenziato uno dei più bei dischi del 2010, Durango (per chi li vuole sentire ci sono anche due opportunità live: 2 luglio, Livorno, Parco d’arte contemporanea; 3 luglio, Pelago, Firenze, On the road festival). Abbiamo raggiunto Sid che, amabilmente, si è concesso in questa lunga conversazione:



Dopo trentanni di musica, questo Durango mi ha dato l’impressione che la lunga stagione del rock è (almeno per te) terminata. Ora per mister Griffin c’è solo il bluegrass e il suono acustico?

Confermo. Ormai i Coal Porters non suonano più rock. E non lo faccio neppure io personalmente. Abbiamo registrato quattro album di bluegrass acustico e ciò significa che da dieci anni tutto ciò che ho fatto è suonare questa musica, con l’eccezione del reunion tour dei Long Ryders, nel 2004: da allora non ho più toccato una chitarra elettrica.



Quindi: viva l’acustico?

Mi sto divertendo assolutamente di più suonando bluegrass, o “alternative bluegrass”, come ci piace chiamarlo tra di noi della band. Da quando abbiamo iniziato a interpretare questa musica le nostre vite professionali sono migliorate, ci chiedono di suonare più spesso negli Usa e anche in Inghilterra il nostro profilo è molto più quotato di prima. Quando i Coal Porters suonavano rock erano una piccola parte del tutto: avevamo un pubblico fedele, che però non aumentava. Ora la nostra audience è in continua espansione, abbiamo nostre canzoni sempre in circolo e ieri c’era addirittura la mia foto sul giornale…



Questo Cd ha il sapore del capolavoro: riflette forse un periodo di grande affiatamento tra i componenti della band?

Questo è il miglior album che ho mai realizzato. L’attuale formazione dei Coal Porters è la migliore line-up che ho mai avuto, con Neil Robert Herd alle chitarre, Carly Frey al violino, Dick Smith al banjo e Andrew Stafford al basso. Poi siamo andati da Ed Stasium, il produttore di innumerevoli nomi illustri, dai Ramones a Blinda Carslile, per la produzione. Se hai tutte queste cose e hai anche delle buone canzoni, beh allora sei sulla strada buona per fare un grande disco…

Avete registrato Durango in una serie di live session nello studio-abitazione in Colorado di Stasium: perché avete scelto questo modo “antico” di lavorare?

E’ stata un’idea di Ed. (suo figlio ndr), che lavora come ingegnere del suono a New York, un giorno l’ha chiamato per dirgli che stava lavorando con Willie Nelson e che Willie e la sua band registravano esclusivamente live, senza sovraincisioni. Mi è venuto in mente che quando ho scritto il mio libro su  Bob Dylan e i Basement Tapes, Million Dollar Bash, anche Dylan e la Band registravano totalmente live. Non avevo registrato mai prima così ed ho scoperto che è tremendamente divertente. Lo raccomando a tutti…

Parlando delle canzoni del disco, Roadkill Breakdown e Squeaky sono insieme a Closing time genius i titoli migliori, nell’alternanza tra ballads e brani strumentali…

Sono tutte belle canzoni! Roadkill Breakdown è stata scritta da Dick Smith, il nostro virtuoso del banjo, probabilmente il miglior strumentista europeo. E’ una canzone fantastica da suonare ad ogni show e spero che un giorno registreremo un disco totalmente strumentale. Ma le canzoni con un testo, come Closing time genius, scritta da Neil Robert Herd, le “canzoni cantate” che forse hanno dietro anche un’esperienza personale, sono quelle su cui siamo concentrati attualmente.

Nel cd c’è anche una cover insolita di Like a hurricane, di Neil Young…

 

L’abbiamo imparata per una festa di compleanno di un’amica nello Yorkshire, una festa a sorpresa per questa persona che ama Young più di chiunque altro. E gli abbiamo dato una veste velocissima, perché il bluegrass è un genere molto veloce: questo è il motivo per cui Buddy Holly, Chuck Berry ed anche Elvis erano dei grandi fan di Bill Monroe e dei suoi Bluegrass boy, perché la sua musica era veloce e ti scuoteva! A differenza del rock’n’roll ti scuoteva acusticamente. Così abbiamo trasformato Like a hurricane in una canzone di Monroe…

Avete avuto occasione di farla ascoltare a Young?

Un mio amico lavora per Neil Young in California, così gli ho inviato un file MP3 per avere l’opinione di Neil sulla nostra versione, ma non ho mai avuto un riscontro. Allora quando è uscito il Cd l’ho mandato a questo amico, dicendogli “fallo sentire a Neil e facci sapere cosa ne pensa”, ma non ho ancora avuto notizie. Così forse credo non gli sia piaciuto, ma non ne sono certo.

Tu hai lasciato il rock per immergerti nel bluegrass: cosa significa per te guardare alla tradizione?

Ero stanco di suonare rock’n’roll. E’ molto rumoroso e ormai solletica solo una certa parte del pubblico. Con la musica acustica tu invece puoi piacere ai giovanissimi, puoi portare i tuoi figli ai concerti e puoi anche portare tua nonna, se ti va. Invecchiando ho iniziato a concentrarmi su band come Los Lobos o Pogues: questa gente ha preso la musica delle loro origini e ha generato qualcosa di nuovo e differente a partire da essa. A un certo punto ho iniziato a pensare che avrei dovuto fare la stessa cosa. E così quando abbiamo iniziato a suonare in forma acustica in una serie di concerti, la cosa mi ha affascinato: suonare bluegrass, folk e country era il tentativo di rendere contemporanea la musica di mio padre e di suo padre. Questo è ciò che stanno facendo oggi i Coal Porters.

Credi sia un periodo positivo per la musica tradizionale americana?

Assolutamente si, questo è un periodo molto positivo per l’american roots music e noi speriamo di essere parte di questo sviluppo. Ci sono circa tremila festival bluegrass in tutto il mondo e ce ne sono addirittura in Giappone! Non è fantastico?

Ci puoi fare qualche nome di artisti e bands che apprezzi particolarmente e consiglieresti di ascoltare?

 

Per chi ama i Coal Porters e Durango e vuole ascoltare musica dello stesso spessore io consiglierei uno dei progetti alternativi di Jerry Garcia, Old & in the way, una band che suonava bluegrass e che ha fatto tre meravigliosi album. Poi sono da seguire gli Hot rize, ottimi, e gli Hayseed dixie, che hanno un gran seguito di gente che apprezza le loro versioni roots di classici del rock. Poi ci sono Mumford & Sons, che stanno diventando molto popolari anche se sono solo poco più che ventenni e i Nickel Creek, bravi anche se un po’ troppo jazzy per i miei gusti. Inoltre vi suggerisco Peter Case: è appena uscito un suo nuovo disco, Wig, veramente fantastico.

Sid, tu non sei solo un musicista, ma anche uno scrittore, poeta e biografo: cosa stai combinando sugli altri versanti della tua vita?

Ho terminato di scrivere un nuovo libro su Bob Dylan, Shelter From The Storm, concentrato sul periodo della Rolling Thunder Revue e di Renaldo & Clara. E’ il secondo titolo di una trilogia dylaniana e per scriverlo ho intervistato in due anni Roger McGuinn, Arlo Guthrie, T-Bone Burnett, Ramblin’ Jack Elliott, Ronnie, Hawkins, David Mansfield e tanti altri. E’ un libro che mi ha preso tantissimo tempo e impegno. E quando non scrivo… suono con i Coal Porters. E ti assicuro che è un gran divertimento suonare con questi compagni di viaggio!