Oltre 60.000 fan scatenati per la seconda delle due date di Ligabue allo Stadio San Siro, ieri 17 luglio. Lo Stadio Tour 2010 continua alla grande dopo Roma e Firenze. A due mesi dall’uscita del suo ultimo disco “Arrivederci, mostro!” Luciano Ligabue esegue quasi tutti i brani del suo ultimo album senza però far mancare i classici che lo hanno portato al successo in questi 20 anni di carriera.
 



Dopo il count down scandito da un orologio sui maxischermi del Meazza la musica parte e il concerto comincia con Tacabanda, brano nato da una jam session e durante il quale alla batteria troviamo il figlio del cantante stesso, Lenny (11 anni). Oltre alla chitarra di Luciano, la band sul palco è composta dai nuovi musicisti che hanno sostituito la band che lo ha accompagnato per tanti anni, e cioè: Michael Urbano alla batteria, Kaveh Rastegar al basso, lo storico e amatissimo “Capitan” Fede Poggipollini alle chitarre, Nicolò Bossini alle chitarre e Luciano Luisi alle tastiere.



Sono affiatati e danno forme nuove anche ai pezzi più ascoltati, confermando ancora una volta il proprio talento. I primi brani eseguiti sono tutti tratti dall’ultimo disco del rocker italiano che ha spiegato su ligachannel la necessità per queste nuove canzoni di essere ascoltate live in quanto “alcune di esse hanno una parte gioiosa talmente evidente su disco che, a mio avviso, merita di essere profondamente sottolineata dal vivo”.

 

Poi Liga saluta il pubblico ed evidentemente emozionato suona la canzone con cui “tutto è iniziato vent’anni fa”: un riff di chitarra inconfondibile fa esplodere lo stadio sulle note di Balliamo sul mondo mentre una scritta sugli schermi informa “adesso ti tocca ballare”! Lo spettacolo si alterna dunque fra momenti di grande energia, come durante i pezzi storici Tra palco e realtà, Marlon Brando è sempre lui e Urlando contro il cielo, per passare a momenti decisamente più intimi durante i quali l’artista di Correggio mostra quella che è da sempre la qualità che contraddistingue le sue canzoni e il suo modo di vivere la musica: la sincerità.
 



Ascoltando la sua musica, album dopo album, canzone dopo canzone, si ha infatti l’impressione che il vero scopo di Luciano Ligabue sia quello di raccontare al pubblico le storie e gli episodi che più l’hanno colpito e gli eventi della sua vita che lo hanno segnato, con una schiettezza che colpisce soprattutto nell’ultimo album. Ne Il giorno di dolore che uno ha saluta un amico scomparso tempo fa e per cui aveva scritto proprio questo brano e quando la chitarra accenna le note di Certe notti e Piccola stella senza cielo, il pubblico commosso canta ad una voce i brani che mai sono mancati nelle nove volte che il cantante ha infuocato lo stadio milanese in questi anni.
 

La chiave di lettura di questo tour sembra basarsi sul desiderio di risvegliare gli animi, riportandoli alla fiducia nel presente, e quindi nel futuro, attraverso un percorso di ricordi dei grandi uomini e delle grandi donne che hanno formato il nostro Paese. Come sfondo alla penultima canzone Buonanotte all’Italia vediamo infatti scorrere le immagini di Falcone e Borsellino, Fabrizio De André, Papa Giovanni XXIII, Fernanda Pivano, Totò, Alda Merini e tantissimi altri che, in un modo o nell’altro, hanno avuto il coraggio di vivere fino in fondo nel mondo a cui appartenevano.

Luciano conclude e ringrazia il suo pubblico per il calore con cui ancora una volta l’ha accolto. Termina le due ore di concerto e prima di suonare l’ultima canzone, che è anche l’ultima del nuovo album, parla al suo pubblico lasciando un consiglio: vivere il presente con una speranza nel futuro, potendo così dire che Il meglio deve ancora venire; questo è infatti il titolo dell’ultimo brano che ci saluta con una dichiarazione che non si sa se sia di impegno, fiducia o richiesta ma che certamente non lascia dubbi sulla volontà di stupire ancora di Luciano. Con nuove storie, nuovi incontri, nuovi percorsi, non vediamo l’ora di scoprire che cosa il Liga abbia in serbo per noi.

(Cristina Picariello)