Luglio è sinonimo di concerti e festival in tutta la penisola. Milano non può essere da meno e si appresta ad aprire il Milano Jazzin’ Festival con un cartellone di tutto rispetto. «Milano è una città dalle mille opportunità per tutti – confida a IlSussidiario.net l’assessore Giovanni Terzi che da tempo si distingue per un’attenzione particolare nei confronti della musica -. È la capitale della discografia, è amata dagli artisti nazionali e stranieri. Ha un pubblico grandioso che plaude alle iniziative musicali di qualità».
Solo luci o anche qualche ombra nel promuovere e organizzare gli eventi musicali a Milano?
Non è difficile, in linea di principio, promuovere concerti, rassegne ed eventi musicali in questa città. Il problema è fronteggiare una sorta di provincialismo in cui alcuni milanesi restano chiusi, attaccando tutto quello che mina la loro abitudine quotidiana.
In una recente intervista a ilsussidiario.net, Claudio Trotta (Barley Arts) sottolineava la mancanza in Italia di strutture appositamente create per la musica rock. I grandi concerti si svolgono così negli stadi e nei palazzetti con pessimi risultati a livello di acustica e con i problemi che puntualmente si ripresentano per i residenti. Lei cosa ne pensa?
Non penso che sia il caso di Milano. Lo stadio di San Siro è una struttura eccezionale non solo per gli appuntamenti calcistici e sportivi ma anche per la musica. Per quella rock – è non è una caso che Bruce Springsteen abbia dichiarato che uno dei suoi tre concerti più bello è stato proprio quello al Meazza – ma anche per la lirica con la novità assoluta di questa stagione musicale estiva, il grande successo dell’opera moderna “I Promessi Sposi” a San Siro.
Il Meazza rappresenta un vero e proprio caso, purtroppo anche “giudiziario”. “Inonderemo i comitati di concerti” aveva dichiarato lei stesso poco tempo fa. Come è possibile risolvere il problema?
La frase è stata una provocazione, nata dal fatto che nonostante l’amministrazione abbia cercato di incontrare le richieste dei residenti di San Siro negli anni scorsi (creazione della ZTL, controllo dei decibel, apertura di parcheggi, potenziamento mezzi ATM, anticipo dell’orario dei concerti), niente è valso a placare la loro avversione a possibili “disagi” causati dalle manifestazioni a San Siro. Neanche quest’anno che le date in programma erano solo 4, tra cui “I Promessi Sposi “con una capienza dello stadio ridotta a 20.000 persone.
Come se ne esce?
Risolvere il problema non credo sia facile quando un pugno di persone possono tenere in ostaggio un’intera città. A ogni modo già quest’anno la giunta comunale ha approvato delle linee di indirizzo per lo svolgimento di manifestazioni come i concerti che danno regole certe per tutti e soprattutto condivise da tutti. Regole che sanciscono definitivamente che la musica non è rumore, che la musica non fa male.
Fra pochi giorni si aprirà il “Milano Jazzin Festival”, a settembre il Festival MiTo. Quali obiettivi volete raggiungere con queste edizioni?
MJF e MiTo sono due manifestazioni nate dalla giunta milanese ma tra loro diverse per obiettivi e offerta. La prima in quattro anni di vita è riuscita a raddoppiare le presenze di pubblico anche a fronte di un’offerta di qualità sempre crescente. L’obiettivo che ogni anno ci riproponiamo è quello di arrivare al 2015, anno dell’Expo, con un calendario che ci avvicini definitivamente ai grandi festival estivi di tutto il mondo. Una vetrina per Milano che possa richiamare, proprio in occasione dell’Expo, un numero ancora maggiore di turisti e appassionati della buona musica.
A proposito di festival estivi, non c’è il rischio di regalare ai cittadini delle “scorpacciate di musica” che però alla fine lasciano a bocca asciutta la città negli altri mesi dell’anno?
Sono convinto che Milano sia in grado di offrire ai propri cittadini una vasta programmazione musicale che non si esaurisce nelle rassegne musicali estive. C’è la storica Civica Orchestra di Fiati, ci sono locali come il Blue Note e le Scimmie. Ci sono iniziative come la recente LiveMi per la promozione dei giovani artisti. Tutto è perfettibile, possiamo sicuramente migliorare, ma sono convinto che Milano sia già una città dalle mille opportunità.
Lei è uno degli esponenti del centrodestra che più si è distinto nella promozione della musica. Si considera una “mosca bianca” o su questo tema ci sono degli stereotipi duri a morire?
Credo che la musica, così come l’arte, sia al di fuori di ideologie o appartenenze politiche. La musica è qualcosa al di sopra delle parti, che ognuno di noi percepisce a suo modo.
Una battuta per chiudere: cosa ne pensa del delicato tema dei tagli alla Cultura e alle Fondazioni Liriche?
In un momento delicato come quello che il nostro Paese sta attraversando, questi tagli sono dolorosi ma purtroppo considerati necessari su una scala di valori in cui, al primo posto, ci sono famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Bisognerebbe però recuperare l’idea che la Cultura, anche se da qualcuno viene ritenuta effimera e superflua, costituisce invece una grossa fonte di investimento, e non solo economico.