Royal Albert Hall di Londra, sul palcoscenico tutto il carisma e la classe di Mr. Tony Bennett. Per poterlo ascoltare in Italia bisognerà attendere Umbria Jazz 2010 (17 luglio) o la data al Teatro Greco di Taormina (20 luglio). La recensione del concerto londinese a cura di Carlo Viva.
Prima volta alla mitica Royal Albert Hall e non sto nella pelle. Arrivo un paio d’ore prima del concerto per godermi l’atmosfera dell’evento e scambio quattro chiacchere con Gray Sargent, il chitarrista di Mr. Tony Bennett. Prima dell’inizio mi confessa che suonare alla Royal Albert Hall è sempre un piacere, soprattutto per l’acustica perfetta, e che non sta nella pelle all’idea di suonare in Italia (il 17 luglio a Perugia, il 20 luglio Taormina) perché è di gran lunga il suo Paese preferito.
Guardiamo l’orologio, segna le 7.55 pm, per lui è proprio ora di salire sul palco, per me di accomodarmi in una confortevole poltroncina in prima fila. Una volta entrato nella Royal inevitabilmente mi corre un brivido dietro la schiena, in un attimo mi vengono in mente le decine e decine di Dvd live registrati proprio qui, visti e rivisti migliaia di volte… siamo dentro la storia della musica, siamo nel tempio della musica inglese.
Il concerto inizia alle 8.05 pm. Sul palco c’è un piano, una batteria, una chitarra e un contrabbasso. Le luci si abbassano ed ecco che inizia il concerto. Al posto del grande Tony c’è Antonia, la figlia, che apre a sorpresa il concerto. Una ragazza giovane, decisamente di bell’aspetto, una voce tipicamente americana, magari non troppo originale ma comunque gradevole. Quattro pezzi per lei tra cui You’ re just too marvelous, Sail away, You’re a lucky guy e So wonderful.
Il pubblico dimostra di apprezzare ed ecco che finalmente è proprio lei a introdurre l’ingresso in scena del grande Tony Bennett. Il suo charm inconfondibile cattura subito l’attenzione, gli altri musicisti sembrano scomparire sulle note di Watch what happens, come dire: ”Guardate cosa accade quando salgo sul palco“.
Si prosegue con They all laughed e I got the rhythm, Cold, cold heart e Sing you sinners prima che Tony inviti sul palco di nuovo la figlia per un duetto decisamente ben riuscito, con tanto di balletto sincronizzato dei due sulle note di Old friends.
Beh, che dire? siamo davanti a un mostro, Tony Bennett ci sta facendo facendo fare un salto nel passato con uno stile inconfondibile, sembra di essere in un elegante club di New York più che a Londra. Just the way you look tonight, canta Tony e ha ragione, solo per questa sera l’Albert Hall profuma d’America. Dietro al grande Tony una band ovviamente perfetta.
Apprezziamo non poco, anzi moltissimo, Gray Sargent che ci delizia con dei bellissimi soli. Il concerto prosegue con Rags to Riches, Stranger in Paradise, For once in my life e San Francisco.
Tony Bennett è impressionante, ha la classe di un gentiluomo d’altri tempi, 82 anni e una voce calda e forte, ancora sicura sugli acuti.
Il pubblico è nelle sue mani e con il fiato sospeso quando Tony si destreggia in una delle sue famose piroette.
Mi rattrista un po’ l’idea che non vedrò mai dal vivo il suo grande amico Frank Sinatra, cquando tra una canzone e l’altra, Mr. Bennett lo ricorda con qualche racconto di vita vissuta…
Siamo verso fine concerto quando prende il centro della scena con il suo chitarrista e dice “ora vi dimostrerò di quanto sia perfetta l’acustica di questo posto“, posa il microfono sul piano e canta la bellissima Fly me to the moon accompagnato solo dalla chitarra a volume bassissimo.
Beh, che dire…? Un regalo bellissimo per tutto il pubblico, non c’è microfono, ma la voce di Tony arriva senza fatica a tutta la sala avvolta in un silenzio assoluto prima di sfociare in un interminabile applauso.
It’s just a little street chiude il concerto prima del “ bis“ invocato a gran voce dal pubblico inglese e gran finale con How do you keep the music playing… che sembra il perfetto epilogo alla storia che Mr. Bennett ci ha raccontato questa sera.
Lui di certo sa come far continuare a far suonare la musica e ci saluta con un lungo acuto dicendo “The music will never end“. Hai ragione Tony, per te la musica sembra proprio non finire mai.