NAPOLITANO RIENTRA DA STROMBOLI – CONCERTO AL TRAMONTO 2010: Anche quest’anno come avviene oramai da undici anni, si è ripetuto a Stromboli quello che per molti rimane un misterioso rito esclusivo: il concerto al tramonto sulle terrazze di casa Lamanta, che è la vecchia casa sulle pendici del vulcano in puro stile eoliano che mia moglie e io abbiamo restaurato, riforestando inoltre i dintorni con centinaia di piante al posto dei rovi. Quasi quindici anni di cure e soprattutto di un bene così raro come l’acqua hanno fatto sì che i vecchi terrazzamenti siano diventati un piccolo paradiso terrestre.



È in questo contesto che il 9 agosto si è svolto quello che un po’ impropriamente è stato definito “concerto”, quando in realtà è una specie di programma musicale dal vivo.
Vale la pena ricordare com’è nato quello che è diventato uno degli eventi più esclusivi e attesi dell’estate eoliana: esclusivo non perchè sia riservato a sedicenti vip, ma perchè limitato a una cerchia di una settantina di amici, il numero massimo che le terrazze della piccola casa può contenere.



Esclusivo anche perchè gli ospiti sono persone che sanno apprezzare il bello nelle sue forme migliori, come ammirare per un’ora e mezzo in silenzio il tramonto ascoltando musica.

Il rito del concerto al tramonto è nato e si è consolidato poco per volta. Insieme alle prime suppellettili era arrivato anche un impianto Hi-FI, e verso sera erano soliti salire un po’ di amici a godere delle note di Garbarek, Haendel, Hilliard Ensemble, Bach, Mozart, ma anche Oryema, Springsteen, Gabriel, Clannad: l’effetto di quella musica tra gli alberi era misterioso e affascinante.

Terminato l’ascolto, con chi rimaneva “in montagna” si improvvisava poi una spaghettata. Ma quando ci si accorse che quelli che rimanevano cominciavano a essere troppi per stare intorno a un tavolo, la formula del rito mutò, prendendo quella attuale: durante l’anno mi annoto le musiche che mi colpiscono, e valuto anche i suggerimenti degli amici.



Poco prima di partire per l’isola preparo una selezione definitiva, attingendo a tutti i generi, ogni volta attinente a un tema: c’è stato quello dell’isola e del viaggio, quello dello stupore di fronte al creato, quello della malinconìa per il bello che scompare dalla nostra vita quotidiana, ma anche quello più legato alla presenza nel mondo di determinati strumenti – come ad esempio la fisarmonica – o quello delle tracce musicali lasciate dai vichinghi nei loro viaggi per l’orbe terraqueo.

Il biglietto d’ingresso di questo vero e proprio spettacolo consiste in un piatto rigorosamente cucinato in casa dagli ospiti e offerto alla comunità. Sicché, terminato il momento culturale di musica e parola, si passa a una sorta di festival della cucina italiana, visto che gli amici provengono un po’ da tutte le regioni: un evento altrettanto culturale, con grande scambio di antiche e spesso segrete ricette tramandate di madre in figlia.

A questo evento partecipa sempre il Presidente della Repubblica con la moglie Clio, ma non in quanto Vip, semplicemente perchè è un amico di famiglia.
E si deve anche a lui se l’evento di quest’anno è stato particolarmente riuscito: perchè ho seguito il suo consiglio di non superare l’ora di musica, così che la scelta dei brani ha dovuto per forza mirare alla massima qualità.

Dopo tre giorni di vento impetuoso che hanno fatto  molto temere alle 19,30 di lunedì 9 agosto, momento di inizio, la calma si è miracolosamente manifestata, lasciandoci il tipico tramonto mozzafiato delle giornate terse. È in questo splendido contesto che gli ospiti hanno apprezzato le scelte proposte, la cui scaletta condivido volentieri con i lettori de IlSussidiario.net.

Scaletta e commenti del "Concerto sotto il vulcano 2010":

Ogni anno si inizia con una medley di circa 10 minuti, che propone un montaggio di brani grazie ai quali si può fare un rapidissimo viaggio toccando i quattro punti cardinali del mondo musicale, per arrivare questa volta a Barcel(l)ona: neanche troppo arbitrario accostamento visto che c’è una cittadina che si chiama così vicino a Milazzo in Sicilia… il viaggio al centro della terra di Giulio Verne finiva a Stromboli… mentre il nostro breve viaggio che abbiamo fatto ai quattro angoli della terra finisce in realtà con “Barcelona”: l’esecuzione di Freddie Mercury e Montserrat Caballè, con tanto di campane pop-sinfoniche è un sublime esempio di kitsch musicale… per nulla casuale metafora del kitsch che oggi purtroppo si riesce a esprimere sempre più spesso ai più diversi livelli della convivenza civile (?).

Bammeniello
L’anno scorso i molti napoletani presenti discussero sulla discutibile pronuncia napoletana di Mina… così in omaggio ai molti napoletani veraci qui presenti, grazie all’aiuto dell’avvocato Beppe della Rocca ho scoperto un cultore della napoletanità teatrale e musicale che si chiama Enzo Moscato. Bammeniello è una canzone popolare del 1900 con versi di Raffaele Viviani composta sul motivo popolare francese Valse Brune: splendido esempio di contaminazione musicale di inizio secolo!

Sonata n.6 di Beethoven, III movimento. Glenn Gould
Una sferzata di classe pianistica, giusto per marcare la differenza con quel musicista che risponde al nome di Allevi: il suo successo è un’altra metafora di un paese nel quale sempre meno persone sono in grado di giudicare la qualità né di separare il grano dal loglio. Su Allevi la penso come il maestro Uto Ughi, ascoltando Glenn Gould possiamo capire cos’è un vero pianista.

 

 

I migliori anni della nostra vita
Personalmente non ho mai sopportato Renato Zero…ma anche lui ne ha fatta almeno una giusta: questa serata è all’insegna della nostalgia di troppe cose belle che stanno scomparendo, così ci sta bene questa splendida interpretazione di una sua canzone da parte di Mina che vogliamo onorare per la sua carriera e anche perchè quest’anno ha compiuto settant’anni rimanendo la vera regina della canzone italiana.

Bless the Lord oh my soul
Un commovente vespro di Rachmaninoff  in memoria del mio amico e compagno di lavoro, l’art director Bruno Wicki tragicamente e improvvisamente scomparso da poco, proprio lui così solido da sembrare uno eterno: per trent’anni abbiamo intensamente lavorato insieme, viaggiato per il mondo insieme, ascoltato musica insieme. Lo voglio ricordare con Bless the lord oh my soul.

Spinning wheel/Blood Sweat and Tears

Tanto per capirci su cosa significava contaminare pop, rock e jazz nel 1980, con una classe che oggi non si trova più o assai raramente. I BS&T me li fece conoscere proprio il mio amico Bruno, come Keith Jarret e tanti altri.

Mi tradì quell’alma ingrata – Don Giovanni  di Mozart

Nello spazio della lirica ho scelto un’aria del Don Giovanni per ascoltare
Veronique Gens, sconosciuta ai più, ma con una grande carriera alle spalle nella musica barocca, e quindi una eccellente interprete dell’opera di Mozart.

Goran Bregovic – La nuit

Altra bella botta di nostalgia, una evocativa melodia slava: il commovente sentimento interpretato con tutta la melanconia tzigana di cui Bregovic è capace nelle sue musiche da film, con sapiente uso della tecnica corale.

BJG – Pay me my money down
BJG, la band di Pubblicità Progresso nata per spiegare ai giovani le origini del rock & roll, è ora una realtà consolidata. Dal concerto dal vivo tenuto all’Arena di Milano ascoltiamo  una bella interpretazione di un “sea shanty” (canto di mare) del 1500, che gli stevedors erano soliti cantare per aiutarsi nella fatica. Un brano che è poi diventato un caposaldo del gospel e poi del rithm and blues. Da notare la bravura del nostro violino e poi dei nostri fiati nello stacchetto dedicato all’improvvisazione in stile new-orléans.

 

 

Fantasia para un Gentilhombre
Dopo il Concerto de Aranjuez, questa è l’opera più nota di Joaquim Rodrigo: un’interessante contaminazione tra i fiati e la chitarra in un inconsueto accostamento.

Quest’anno abbiamo poi introdotto un’innovazione per introdurre un brano, usando la tecnica dei “readings”: l’attore Pieralberto Marchè, (80 anni, voce storica di RadioRai di Torino) ha letto una lirica dell’antologia di Spoon River, Il suonatore Jones, mentre io lo accompagnavo dal vivo in sottofondo con la chitarra suonando un vecchio blues.

Dall’antologia di Spoon River:
Il  suonatore Jones

La terra emana una vibrazione
là nel tuo cuore, e quello sei tu.
E se la gente scopre che sai suonare,
ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita.

Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio?
O un prato da attraversare per arrivare al fiume?
Il vento è nel granturco; tu ti freghi le mani
per i buoi ora pronti per il mercato;
oppure senti il fruscio delle gonne.

Come le ragazze quando ballano nel Boschetto.
Per Cooney Potter una colonna di polvere
o un vortice di foglie significavano disastrosa siccità;
Per me somigliavano a Sammy Testarossa
che danzava al motivo di Tura Lura.

Come potevo coltivare i miei quaranta acri
per non parlare di acquistarne altri,
con una ridda di corni, fagotti e ottavini
agitata nella mia testa da corvi e pettirossi
e il cigolìo di un mulino a vento…?

Io non iniziai mai ad arare in vita mia
senza che qualcuno si fermasse per strada
e mi portasse via per un ballo o un picnic.

Finii con quaranta acri;
finii con una viola rotta 
e una risata spezzata,
e mille ricordi,
e nemmeno un rimpianto.

Tura Lura Lura, an Irish lullaby
Nella lirica di Spoon River si faceva riferimento a Tura Lura, una antica ballata irlandese, che vi propongo ora in un’interpretazione con vibranti toni blues da un insieme d’eccezione: la Band di Bob Dylan, Ray Charles e Van Morrison! Sarà uno dei prossimi pezzi che inseriremo nel repertorio di BJG.

 


Lascia ch’io pianga

Uno splendido e commovente duetto tra il figlio di contadini sardi Paolo Fresu che con la sua tromba sa dialogare magicamente con un pianista  cosmopolita come  Uri Caine: quando l’improvvisazione del jazz sa costruire un magnifico pezzo di evocativa malinconia.

Bach – Preludio in  D minor

Dal piano di Uri Caine di nuovo a quello di Glenn Gould: un’altra botta di classe  grazie alle architetture bachiane del preludio in Re minore disegnate dalle nervose e sapienti dita di Glenn Gould.

Amor a Portugal – Your Love

Una delle più alte espressioni della nostalgia in termini musicali “popolari” è certamente il fado portoghese. Mentre Amalia Rodriguez lo interpreta in maniera splendidamente filologica, Dulce Pontes – che ho avuto la fortuna di ascoltare pochi giorni fa all’Arena di Milano – lo reinterpreta avventurandosi in tutte le possibili contaminazioni musicali…e quindi ecco la sua versione di un brano di Morricone che ha contribuito a rendere famoso “C’era una volta il west”.

Queen – Let me live
Per non finire lacrimando troppo, le quasi sinfoniche armonie vocali dei Queen, con Freddie Mercury – chiudiamo come abbiamo iniziato – che invoca: “Prendi il mio cuore, prendi la mia anima, ma lasciami vivere…”.