LINKIN PARK – NUMB – La città è Praga, per molti la città più bella del mondo, sicuramente una delle più affascinanti e misteriose. Il luogo, una chiesa. Dentro vi suona una rock band. A queste immagini si alternano quelle di una ragazza. A scuola, con gli amici, a casa, con la madre.
Il problema è che dovunque si trovi questa ragazza, le cose per lei non funzionano. A scuola il professore la riprende malamente perché invece di seguire la lezione sta disegnando, persa in un altro mondo. I compagni di classe la prendono in giro, la tengono a distanza, la isolano. A casa la madre la riprende anche lei in malo modo perché non è esattamente la figlia che sperava che fosse.
Sono le immagini del videoclip che accompagna la canzone Numb, della band californiana Linkin Park. Il brano, qualche anno fa, fu una hit per un gruppo che aveva dietro le spalle solo un paio di album ma già un successo planetario. A tutt’oggi i Linkin Park (band di crossover, che mette insieme ritmi hip-hop con l’heavy metal) ha venduto circa 50 milioni di cd, una cifra davvero notevole. Numb, oltre a essere un gran pezzo rock, con tutti i crismi per renderlo tale (intensa performance vocale del cantante, riff chitarristici che “spaccano”, andamento melodico di alto tasso emozionale) è un pezzo che a livello lirico, come il videoclip che ne tratteggia perfettamente il contenuto, colpisce a fondo.
“Sono stanco di essere quello che tu vuoi che io sia, sentirmi perduto senza fede sotto la superficie, non so che cosa tu ti aspetti da me, buttato sotto la pressione di dover camminare nelle tue scarpe”, dice la canzone. Sono esattamente i sentimenti che deve avere dentro di sé la ragazza che si vede nel videoclip. Sono i sentimenti di milioni di adolescenti.
Si dice che l’età che va dai 15, 16 anni ai 18, 19, sia la più importante nella vita di una persona. Quella in cui l’esperienza del vissuto marchia a fuoco la personalità per il resto dell’esistenza. È il periodo di passaggio dall’adolescenza ai primi vagiti di maturità, è il periodo dove si è più malleabili alle influenze esterne, è il periodo in cui si vuole, consciamente o incosciamente, recidere i legami con ciò a cui siamo appartenuti fino ad allora, la famiglia e l’ambiente scolastico
È il periodo più difficile e può diventare traumatico se si è lasciati soli in questo passaggio. E oggi i ragazzi di quell’età sono lasciati sempre più soli.
Dalla Generazione X dei primi anni Novanta, nichilista all’eccesso e ben espressa da Kurt Cobain, leader dei famosissimi Nirvana, il gruppo rock più di successo di quel periodo, morto suicida a 27 anni nonostante si trovasse sul trono del mondo, giovane, bello e anche sposato e con una figlioletta di un paio d’anni.
La generazione X, quella di cui scrisse lo scrittore Douglas Coupeland nel libro omonimo: “Siamo la prima generazione cresciuta senza l’idea di Dio”. Perché fino a quella generazione l’educazione religiosa, nel bene o nel male, c’era, e uno prendeva la decisione se nell’esperienza di fede rimanerci dentro o uscirne.
Dalla generazione di Kurt Cobain invece il sentimento religioso non è stato più comunicato ai figli, perché quei genitori se lo erano già lasciati alle spalle.
Il grande vuoto, il nichilismo e la generazione Prozac (anch’essa raccontata brillantemente in un altro libro e in un film di grande effetto, e citata anche nel brillante nick nane di una rock band tutta italiana, i Prozac +) che va avanti ad anti depressivi è quella che ha fatto seguito alla generazione X.
E allora, probabilmente, ecco perché il video clip di Numb usa dei simboli così precisi, seppur abilmente metaforici. Praga, città crocevia delle religioni cristiana ed ebraica, memoria storica di un mondo antico che non esiste più. La chiesa, vuota, dove il gruppo rock si sta esibendo senza nessuno spettatore davanti. La Madonna con il bambino che la ragazza protagonista del video clip si ferma a ritrarre per le strade di Praga, la stessa che stava probabilmente disegnando mentre il professore la riprende rudemente.
Un pensiero, evidentemente, che nessuno può scacciare: il pensiero di Dio, della trascendenza, del divino. Per i Linkin Park deve essere così, figli di una generazione senza Dio. Cosa è stato lasciato loro? Rigidi e vuoti schemi da seguire senza sapere perché. “Ogni passo che faccio, per te è un errore” dice ancora il testo di Numb. “Sono diventato muto, non ti sento più, sto diventando stanco, tutto quello che voglio è essere più me stesso e meno te stesso”.
È il passo da fare, ma come si fa a diventare “ più se stessi” senza maestri o genitori che te lo mostrino? Impossibile. Ecco perché nell’ultima straordinaria scena del videoclip, la ragazza, attratta dalla musica della band, avvertendone la sintonia, sentendo suscitare dentro di sé finalmente una corrispondenza, corre nella chiesa. Solo che adesso la chiesa è vuota, la band, i Linkin Park, non ci sono più. Neanche il rock è la risposta, sembra dire il video clip. Ma la chiesa permane, muta e vuota, ma solo apparentemente. La chiesa è testimone, testimonianza. Lì c’è una Presenza che vive.
Non è la prima volta che le canzoni rock affrontano questo tema. Una ventina di anni fa i Pearl Jam, compagni di avventura dei Nirvana, raccontarono la storia (vera) di Jeremy, un ragazzo che si era fatto saltare la testa sparandosi un colpo di pistola davanti a tutta la classe. C’erano degli impressionati parallelismi con quanto hanno poi raccontato i Linikin Park anni dopo: Jeremy disegnava continuamente, non parlava con nessuno, e ai suoi genitori, separati, di lui importava poco: “Papà non dava attenzione al fatto che a mamma non importasse, Re Jeremy il malvagio, governava da solo il suo mondo”. Solo, fino alla tragedia.