Il dottor Conrad Murray sotto il tiro dell’accusa: il processo Michael Jackson prosegue tra le varie tesi e un tocco macabro forse anche eccessivo. Durante l’udienza di ieri sono state infatti mostrate foto del cadavere di Michael Jackson all’obitorio in attesa dell’autopsia. Foto molto forti che hanno commosso le persone presenti in aula, mostrate per far vedere lo stato in cui si trovava il cantante al momento della morte: estremamente magro con segni di ecchimosi evidenti sul corpo. Un pessimo stato di salute, sembra di capire, osservando il corpo di Michael Jackson. Intanto l’accusa è partita all’attacco per smontare la tesi difensiva di quello che è stato soprannominato “dottor morte”, Conrad Murray, medico curante personale della star. Secondo questi Jackson si sarebbe iniettato la dose fatale di sonnifero mentre lui si era allontanato dalla camera per alcuni minuti, quindi in sua assenza e senza il suo permesso. Ma il dottore che fece l’autopsia, Christopher Rogers, ha affermato che è praticamente impossibile che Jackson abbia fatto ciò: si sarebbe dovuto alzare dal letto e somministrarsi il sonnifero via vena. Nelle condizioni in cui era, cioè già imbottito di tranquillanti, non ce l’avrebbe mai fatta. L’ipotesi del dottor Rogers è invece che Murray gli abbia somministrato più dosi del potente Propofol nell’arco di alcune ore e quindi avrebbe causato la morte con una sola motivazione: negligenza. Nei giorni scorsi si era tenuta l’udienza di Tim Lopez, un farmacista che ha ammesso di aver venduto nel corso del 2009 molte dosi di Propofol al dottor Murray, mentre la cardiologa Nguyen ha spiegato come tale sonnifero si usi solo in ospedale prima di una operazione chirurgica e in ogni caso con estrema cautela. La dottoressa ha anche raccontato di aver visto Murray la notte della morte di Jackson: era disperato e sconvolto, ha detto, e non sapeva dire da quanto tempo il cantante avesse smesso di repsirare eprché non aveva un orologio. Gli infemrieri che portarono Jackson in ospedale poi dicono che vi arrivò già morto: inutiel ogni tentativo di rianimarlo.