Le belle idee ti cercano, e, a volte, ti trovano. Affascinato dai concerti del tour italiano delle Seeger Sessions di Bruce Springsteen, mi è venuta l’idea di formare anche in Italia una band stabile con quel particolare tipo di organico. Di quel progetto mi aveva colpito la sapiente capacità, ricca di gusto e di palese divertimento, nel fondere insieme stili musicali diversi (bluegrass, New Orleans jazz, rock, gospel, folk) presentando nel contempo il repertorio di Pete Seeger, così ricco di forti valenze sociali. Ma mi aveva anche colpito la reazione entusiasta di moltissimi giovani “spinti” dal loro idolo rock a scoprire generi musicali che di loro iniziativa mai avrebbero ascoltato una sola volta nella loro vita. Fin da giovane ho praticato la musica in forma autodidatta, suonando per molti anni il contrabbasso nella Bovisa New Orleans Jazz Band di Luciano Invernizzi e poi nella Swinghera di Vittorio Castelli.
Con la Bovisa ho pure avuto l’incommensurabile fortuna di accompagnare Louis Armstrong in una trasmissione televisiva della Rai, quando il vecchio Louis venne in Italia nel 1968. Più recentemente, grazie all’antico rapporto di amicizia e stima con Lino Patruno (che il lunedì sera, se di passaggio a Roma, mi invita da sempre a suonare qualche blues sul palco del suo Jazz Show) ho avuto modo di conoscere e frequentare la nutrita comunità jazz della capitale. In virtù di un’altra mia grande passione (la collezione di chitarre), il liutaio-musicista Leonardo Petrucci mi ha introdotto nella altrettanto nutrita comunità bluegrass di Roma. Una sera d’estate ho esposto ad alcuni amici (il concertista e maestro di chitarra Enrico Cresci, Leonardo Petrucci, e lo stesso Patruno) una tesi che mi frullava per la testa da tempo: sono almeno 25 anni che nella musica jazz, pop, folk, rock eccetera… non compare più alcun grande fenomeno “breaktrough”, mentre nel contempo la cultura musicale dei ragazzi si è ridotta ai minimi termini per pura mancanza di memoria storica. Cosicché, anche quelli assai dotati riescono al massimo a copiare e rifare bene dei modelli nemmeno tanto originali. E notavo che il valore profondamente culturale del progetto di Springsteen consisteva nel fatto di non avere nulla di noiosamente “educational”, ma nell’aver saputo trovare la chiave per fare aprire con gusto e interesse al pubblico di ogni età lo scrigno della memoria musicale.
Complice lo splendido “hortus conclusus” dell’Hotel Columbus di Roma, in alcune cene estive abbiamo cominciato ad abbozzare un repertorio che spazia dal 1600 ad oggi, (e che non fosse una riproposizione pedissequa delle Seeger Sessions), e che inoltre potesse fare perno su un gruppo di musicisti all-stars che lavorano abitualmente con Patruno, Califano, De Gregori, Venditti, Zucchero, e con altri gruppi in diversi progetti e nei più importanti eventi in cui si suona jazz e country. Solo l’entusiastica adesione di tutti ha permesso di superare le apparentemente insuperabili barriere di reciproci impegni per provare e suonare. Il notevole successo del concerto al Jazzin Festival all’Arena Civica di Milano nel luglio del 2009 (pur svolgendosi in concomitanza con il mega-concerto di Madonna a S.Siro, più di mille persone sono venute ad ascoltare e a chiedere bis ad un gruppo sconosciuto…) dimostra la validità dell’intuizione originale.
Con molta umiltà, ma anche con molta capacità di coinvolgimento, BJG Roots Music si propone di far riscoprire a giovani e meno giovani le origini del rock & roll, offrendo loro una serata di coesione sociale all’insegna della buona musica, nella quale invitarli anche a partecipare alle iniziative no-profit della Fondazione Pubblicità Progresso. Il che avverrà nuovamente a Milano al Blue Note il 29 novembre. Il repertorio si ripropone di risalire alle radici dei generi bluegrass, jazz e gospel (…da qui BJG Roots Music) reinterpretandoli con grande rispetto per la tradizione ma in chiave gradevolmente inconsueta, grazie agli originali arrangiamenti di Enrico Cresci.
Ecco perchè in scaletta sono presenti brani della più antica tradizione popolare, insieme a brani scritti o resi famosi da Jelly Roll Morton, Bob Dylan, Carole King, Hank Williams, Doc Watson, Billy Joel, Ricky Skaggs, Clara Ward, Ray Charles, Blood Sweat and Tears, Joe Cocker, Alison Kraus, Rolling Stones, Dayna Kurtz. Come ha ben sintetizzato uno spettatore, il senso di BJG Roots Music si condensa in due sole parole: l’utile e il dilettevole.
L’organico della band che suonerà al Blue Note il 29 Daniela Velli – voce Piera Pizzi – voce Mario Caporilli -tromba Francesco Consaga – saxes Michael Supnick – trombone Gianluca Galvani – basso tuba Danilo Cartia – banjo, chitarra, voce Leonardo Petrucci – mandolino, chitarra, voce Alessandro Valle – dobro, pedal steel guitar Marcello Sirignano – violino Alberto Contri – chitarra, dobro, mandolino, direzione artistica Enrico Cresci – chitarra, arrangiamenti, direzione musicale Silvia Manco –piano –voce Francesco Puglisi –basso Andy Bartalucci -batteria