Sono da sempre un gran sostenitore dell’opera e dei concerti alla tv e anche alla loro visione e ascolto in sale cinematografiche particolarmente attrezzate per l’alta definizione. Per questo non posso che plaudire i numerosi canali televisivi che hanno trasmesso in diretta o leggermente in differita il mozartiano “Don Giovanni” con cui è stata inaugurata la stagione della Scala. Ciò consente almeno di “annusare” il lavoro e di attirare nuovo pubblico alle rappresentazioni dal vivo.



Avendo visto lo spettacolo ala Scala il 4 dicembre, debbo riconoscere che la diretta del 7 dicembre era una pallida riproduzione dell’originale – al pari, purtroppo, di una serie di DvD prodotti dalla Scala in passato. Rai5 ha comunicato di avere strategicamente situato cinque squadre, ma pareva che mancasse una vera regia televisiva, i campi erano quasi sempre lunghi, mancavano i primi piani, le luci lasciavano ampie zone d’ombra e via discorrendo. In breve, l’insieme lasciava molto a desiderare.



Specialmente se raffrontato con le “dirette” dal Metropolitan Opera House di New York (Met). Da alcuni mesi, grazie alla tecnologia, infatti, si può assistere, in diretta e in alta definizione, a una scelta di rappresentazioni del Met. Il programma è in funzione con successo già da quattro anni in 54 Paesi (e in 1600 sale) tra cui Russia, Israele, Cina, Cipro, Repubblica Domenicana, Marocco, Slovenia e S. Thomas nelle Isole Vergini. Con l´Italia si sono aggiunti 40 grandi schermi, diventati 60 nell’arco di un mese a ragione del successo dell´iniziativa (nonostante non ci sia quasi stata pubblicità). Si possono prenotare i posti, il prezzo è contenuto (15 euro a poltrona) e c´è il bello della diretta.



Il Met sfoggia allestimenti e voci che in Italia solo La Scala può permettersi, ma assistere a uno spettacolo del Met al cinema vicino casa (fate la prova!) è come stare in sala nei posti migliori e si vedono primi piani indimenticabili. Negli intervalli si gira sul palcoscenico per assistere ai cambi-scena e nei camerini per interviste con gli artisti. 

La differenza di qualità documenta un gap tecnologico che la Rai deve chiudere al più presto.

Chi difende l’esistente perde sempre. Nel caso specifico le esperienze del Met digitale negli altri Paesi mostrano che lo strumento non fa perdere pubblico all´opera dal vivo, anzi ne porta di nuovo, giovane.