L’articolo di oggi è innanzitutto un atto di riconoscenza e, permettetemelo, di amore filiale. Ho incontrato il movimento di Comunione e Liberazione quando, diciannovenne, allontanandomi definitivamente dalla mia città natale, Milano, mi sono trasferito in un piccolo paese (ma piccolo davvero) del basso Polesine. Le strade della Provvidenza sono davvero misteriose e, nel mio caso, indubbiamente buffe.
Questo incontro ha cambiato la mia vita. Niente di meno. E tutto questo lo devo al coraggio, all’umanità, alla passione, alla poesia di un sacerdote lombardo: don Luigi Giussani. Una persona che non ho mai incontrato personalmente, faccia a faccia intendo, ha potuto cambiare la mia vita in una maniera semplice e fondamentale a un tempo. Instillando, come direbbe l’amato Péguy, il germoglio di una speranza che le vicissitudini della vita non hanno saputo (non per merito mio) vincere.
Per questo gli voglio dedicare, a pochi giorni dal sesto anniversario della morte, un brano che, mi si permetta l’ardire, sembra scritto direttamente da lui. È preso dalla Passione secondo Giovanni di Bach ed è, precisamente, il n. 13 della partitura, l’Aria del soprano con flauto concertante.
Si tratta di un momento assai particolare all’interno della Passione, un momento in cui l’evangelista fa un’annotazione prosaica, assolutamente cronistica: “Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo”. Niente di più che una nota a margine, quasi una didascalia. Eppure il genio di Bach inserisce qui un’aria che, a prima vista, non c’entra nulla coi drammatici fatti della Passione e che invece, in realtà, ne esprime il cuore.
È un momento pieno di letizia, di gioioso desiderio di camminare con Cristo, di seguirlo, di non lasciarlo mai. Sono le parole di un amico all’amico più caro e Bach modula questi sentimenti in maniera familiare e gioiosa.
“Anch’io ti seguo, mio Salvatore, con letizia…” così inizia il testo (tratto dalle meditazioni poetiche di Barthold Heinrich Brockes) che il compositore interpreta musicalmente come un vero e proprio zampillare di gioioso desiderio. Il movimento che incessantemente attraversa il brano assomiglia a quell'”operosa quiete” che è paradossale caratteristica della vita beata per la quale tutti (anche senza comprenderlo pienamente) siamo fatti.
L’io narrante dell’aria è talmente assorbito dalla sequela dell’amato (sembra di sentire l’eco delle meravigliose “ricostruzioni” di episodi evangelici che don Giussani faceva in moltissime occasioni rendendo realmente presente la scena della narrazione sacra) da attraversare, con lo sguardo puntato sempre al cuore della realtà ovvero al volto e ai passi di Cristo, l’intera vita con la baldanza di chi sa che “né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”, come ci ricorda l’Apostolo in un memorabile passo della Lettera ai Romani.
La fede è dunque la scaturigine sorgiva di questa certezza di essere amati da sempre e Bach (che dedica ogni sua opera “A sola gloria di Dio”) ce lo mostra con la semplicità del bambino che è sereno in braccio a sua madre, in braccio, cioè, a colei cui sa di poter chiedere tutto.
È da qui, da questa certezza di bene anche nelle circostanze più dure, anche di fronte al proprio male che dunque può nascere quella passione per il Destino (mio e di tutto il mondo) che Bach sa interpretare in maniera commovente.
La stessa passione per cui don Giussani ha, letteralmente, speso la vita.
È per questo che con gratitudine di figlio e amicizia che non può certo arrestarsi di fronte alla morte, mi piace condividere con lui (e con tutti i lettori) questo piccolo capolavoro.
Soprano: Lauren Armishaw
Direttore: Benjamin Bakker
Haags Barokorkest, Barokensemble Rotterdam
Testo
Ich folge dir gleichfalls mit freudigen Schritten
Und lasse dich nicht,
Mein Leben, mein Licht.
Befördre den Lauf
Und hör nicht auf,
Selbst an mir zu ziehen,
zu schieben, zu bitten.
Traduzione
Anch’io ti seguo, mio Salvatore, con letizia,
e non ti abbandonerò,
Vita mia, e mia Luce.
Oh, non farmi deviare,
mio Dio, dalla tua strada,
e fa in modo che la mia vita
non sia afflitta da tristezza.