Mi ricordo che un anno fa o giu di lì ero in uno studio di registrazione a Londra dove il mio produttore Andy Chatterley stava lavorando ad alcuni demo con Nerina Pallot ed ero rimasto incantato da un provino di un brano dance incredibilmente orecchiabile Put Your Hands Up.
Mi ricordo anche di aver criticato il testo dell’inciso che mi pareva un po’ troppo banale “alza le mani, dimmi che non smetterai di amarmi etc…”, e mi fu detto che il testo del brano era inspirato da non so quale libro di un autore che io, ignorante, allora non riconobbi e dimenticai subito.
Ma non mi sorprese che Nerina, la quale si era da pochi mesi laureata, avesse mischiato riferimenti colti a parole all’apparenza banali. Perché Nerina non è un’artista pop “normale”.
Dopo l’insucesso dell’album di debutto con la Polydor, (“Dear Frustrated Superstar” – cara superstar frustrata, nel 2001), la cantante del Jersey (isola delle Channel Islands inglesi, dove è cresciuta) si permise di criticare pubblicamente il suo discografico e fu prontamente scaricata dall’etichetta. Imperterrita si trovò un’altra etichetta, la Warner, che stampò “Fires” (2005), con un discreto successo di vendite e un ottimo successo di critica. La Polydor si prese pure la briga di ristampare “Dear Frustrated Superstar” cercando di sfruttare il momentaneo successo di Nerina. La leggenda vuole che per via di questa situazione negli uffici della Polydor un altro artista sotto contratto con la Major, Gary Barlow, ascoltò il singolo della ristampa, Patience, a cui si ispirò per scrivere l’omonima e molto (troppo?) simile Patience, con cui i Take That tornarono in vetta alle classifiche internazionali.
Ma, plagi a parte, Nerina non è il tipo che si scoraggia, e dopo essere stata scaricata dalla Warner, aprì un secondo mutuo e si registrò il terzo album a proprie spese e lo stampò con la propria etichetta in collaborazione con la Echo (“The Graduated” – il/la laureato/a, nel 2009). Il budget limitato purtroppo non permise ai 2 singoli dell’album di avere la portata che meritavano, tuttavia la qualità di autrice di Nerina non poteva rimanere inosservata a lungo e il 2010 è stato un anno incredibile per svariati motivi.
Simon Cowell, il boss supremo di X Factor, decise di usare la struggente Put It Back Together Again per l’album di Diana Vickers (#1 nelle classifiche inglesi) e Real Late Starter (uno dei singoli di “The Graduated”) per il vincitore del 2009 Joe McElderry (#3 in classifica).
Nello stesso periodo anche Kylie Minogue rimase affascinata da questa artista e registrò vari brani con Andy e Nerina nei loro studi inglesi, scegliendo poi di includere Aphrodite (che dà il titolo all’album) e Better Than Today, che poi usò come singolo.
E per chiudere il cerchio, il discografico che originariamente firmò Nerina alla Polydor, ora capo della Geffen, ha bussato di nuovo alla porta di Nerina per un nuovo contratto.
Nerina ha infatti registrato “The Year Of The Wolf”, prodotto da Bernand Butler (leader degli Suede e produttore di Duffy), nell’autunno 2010, riuscendo a finire di registrare le voci proprio il giorno prima di dare alla luce “Wolfgang Amadeus!” Un anno veramente pieno di eventi…
Il primo singolo è proprio “Put Your Hands Up”, anche se in una versione irriconoscibile, dove i suoni elettronici sono stati rimpiazzati da quelli organici di una band che ha registrato tutto l’album quasi dal vivo in poche settimane. Ma l’effetto è lo stesso. Ipnotico ed orecchiabile, con un’interpretazione onesta ed intima e con tanto di violino di contrappunto!
Mi è stato assicurato che la versione dance sarà usata come remix e sicuramente si sentiraà spesso in discoteca quest’estate. Speriamo arrivi anche in Italia e non sia confinata alla bionda Albione!
(Peter DeBrando Chiesa)