, il leggendario musicista americano compie 70 anni il prossimo 24 maggio. Per l’occasione, per la prima volta nella sua vita, lui il musicista rock più riservato della storia, che non concede mai – o quasi mai – interviste, ha rilasciato una sorta di comunicato stampa ufficiale. Non è a proposito dell’ormai suo prossimo compleanno, ma della recente controversia a riguardo dei concerti da lui tenuti in Cina qualche settimana fa. Per questi concerti, Dylan è stato accusato dai media internazionali di tradimento e di essersi venduto, perché il governo cinese, come sempre quando una star occidentale suona da loro, aveva richiesto una lista delle canzoni che avrebbe eseguito per eventualmente censurarne qualcuno. Così le autorità cinesi hanno richiesto che non suonasse ad esempio Blowin’ in the Wind, e così è stato. Adesso Dylan interviene sull’argomento, pubblicando una nota sul suo sito ufficiale e chiarendo di aver sottoposto ai cinesi la lista delle canzoni che suona ogni sera da tre mesi a questa parte. “Se c’è stata qualche canzone o qualche verso di essa che hanno censurato, a me nessuno l’ha detto” spiega Dylan “e ho suonato tutto quello che avevo voglia di suonare”. A quel paese dunque le critiche di tradimento poste dalla solita stampa politically correct. Dylan poi scherza sul fatto che a quei concerti il pubblico era talmente giovane che non conosceva di sicuro le sue vecchie canzoni, quelle sottoposte a eventuale censura. E dice anche che non è vero che ai concerti fossero presenti solo rappresentanti del partito comunista, ma c’erano appunto tantissimi giovani. Chiusa la polemica, la rivista americana Rolling Stone dedica copertina del numero in edicola a uno speciale sul compleanno del cantautore. Sono presenti gli auguri delle massime star del mondo della musica ma anche noti intellettuali, ognuno intento a citare la propria canzone preferita di Bob Dylan. Bruce Springsteen ad esempio scrive che Dylan è “il padre degli Stati Uniti”. Sinéad O’Connor cita come suo brano preferito Idiot Wind, dicendo che ascoltando quel brano la prima volta, capì che in una canzone si poteva parlare anche di rabbia e di dolore in modo onesto ed esplicito come mai nessuno aveva fatto prima.
Per Nick Cave, la canzone preferita di Dylan è Gotta Serve Somebody: quando la ascoltò a un jukbeox, dice, non riusciva a capire come mai tutti quelli che erano presenti non si convertissero immediatamente ala fede in Dio. Per Bono degli U2 invece il brano preferito è Like a Rolling Stone: “Questa canzone” dice “segnala la nascita di un iconoclasta che avrebbe dato all’era del rock la sua voce più grande di tutte”.