Può accadere che un cantautore, Claudio Chieffo, e un poeta, Giovanni Nadiani, entrambi romagnoli, entrambi attenti al senso delle cose quotidiane, decidano di portare insieme su un palco le proprie opere. Non è insolita l’accoppiata poeta-cantautore, lo è però il senso e il risultato della stessa quando l’incrocio e l’intreccio delle esperienze trova origine in un’amicizia sbocciata sul terreno della ricerca del bello: allora diventa uno spettacolo da non perdere, un’occasione unica per assistere e ascoltare un evento artistico creato da personalità tese e desiderose di autenticità, di vita, di umano.



Lo spettacolo a cui Chieffo e Nadiani hanno dato vita è del 10 novembre 1999, si è tenuto al Circolo degli artisti di Faenza e oggi ne viene proposta la registrazione in La necessaria bellezza (Mobydick), un disco che rappresenta un modo di rivivere una performance in cui si incrociano insolitamente il peso delle parole (rigorosamente dialettali) e l’armonia delle canzoni. Nadiani è poeta faentino, interessante per l’uso della lingua del popolo nel raccontare quell’oggi fatto di fast food e immigrati, di piercing e di ospedali, di minigonne e automobili dal motore truccato.



Sette sono le canzoni interpretate dal cantautore di Forlì, tutte accompagnate al pianoforte da Flavio Pioppelli, mentre sei sono gli interventi di Nadiani, intensi (soprattutto nelle stanze del lungo poema L’udor de’ sc-ian, nato dopo la grave malattia del padre) nella capacità di raccontare cose che girano – come scrive il poeta nel libretto che accompagna il cd – attorno “all’attenzione al quotidiano e al desiderio-necessità di esprimerlo, con la fatica, la bellezza, i drammi sottesi e nella tensione all’alto-altro con le inevitabili cadute, a farci incontrare”.

Del Claudio si riascoltano, in una forma nuova, Figlio, Canzone della tenerezza e Liberazione nr.2, e anche le meno note Confine e Desire (dedicata a William Congdon, brano che s’apre con un magnifico “Io leggo la musica/ nei campi di grano/ e lungo i fianchi/ delle colline”). Rilassatissimo nel suo cantare, Chieffo è particolarmente in vena di fianco alle note rotonde della tastiera e soprattutto ci incanta con una versione stupenda de Il viaggio, che esprime sia tutta la sua forza narrativa che la sua poderosa struttura musicale: mai come in questa registrazione di voce e pianoforte si percepisce che la canzone è una vera e autentica suite, dall’importante struttura di base, con importanti incisi e divagazioni, dall’incedere maestoso.



Il cd, nel suo alternare poesia a canzone, costringe a un ascolto impegnato. Forse si sente la mancanza di un libretto di traduzioni delle poesie di Nadiani, così come ogni tanto il poeta eccede nelle spiegazioni, forse togliendo magia all’evento delle cose dette, ma non è grave. I due si compenetrano, al punto in cui anche Chieffo propone una canzone nella lingua volgare delle sue terre, Dona amurosa, nata proprio per l’occasione e che – assicura – è stata rivista e corretta da esperti della lingua romagnola. Ci crediamo e ascoltandola, con un certo senso di novità, scopriamo qualcosa di Claudio che non conoscevamo prima. Qualcosa che ci parla dei suoi nonni, delle sue radici, del suo “prima”…

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