Come ogni tribù, grande o piccola che sia, un gruppo musicale forma inevitabilmente,
e per fortuna, un proprio linguaggio. Questo linguaggio è tanto più originale quando le esperienze
e le visioni musicali dei propri componenti si mescolano per creare nuove forme, libere
da legami pregiudiziali come i concetti di “antico” o “moderno” (Spirale).
Grande concerto l’altra sera a Roma alla Casa del Jazz diretta da Giampiero Rubei. Nel bellissimo auditorium si è celebrato il ritorno del gruppo Spirale che ha presentato il nuovo cd “Live Inside” pubblicato per l’etichetta Lake Record.
Si tratta di una delle formazioni storiche del jazz italiano che si è ricostituita dopo più di trent’anni.
Spirale, insieme al Perigeo, Area, Folk Magic Band e Canzoniere del Lazio rappresentano la punta di diamante del jazz-folk che in quell’epoca si sviluppò in Italia.
Impegno politico, sperimentazione, prime intrusioni nell’elettronica e nella commistioni dei generi, segnarono quella travolgente stagione. Tutto esaurito e pubblico delle grandi occasioni per il loro ritorno. Sin dalle prime battute ci si è resi conti di avere a che fare con una formazione di altissimo livello che, seppure dopo un lungo silenzio, ha brillantemente ripreso il suo percorso musicale. Nulla a che vedere quindi con certe nostalgiche reunion.
Alla batteria Giampaolo Ascolese (Chet Baker, Lee Konitz, Barney Kessel, Enrico Pierannunzi, Mike Melillo, Sergio Endrigo, Francesco De Gregori), alla chitarra elettrica, acustica e bouzouki Michele Ascolese (per anni chitarrista e collaboratore di Fabrizio de André e inoltre con Enrico Rava, Gerry Mulligan, Renato Zero, Roberto Vecchioni, Angelo Branduardi), al sax tenore e soprano Giancarlo Maurino (Enrico Pierannunzi, Enrico Rava, Phil Woods, Don Cherry, Maurizio Giammarco, Danilo Rea, Renato Zero, Amii Stewart), alla tromba Gaetano Delfini (Mario Schiano, Massimo Urbani,Giancarlo Schiaffini, Maurizio Giammarco) e per buon ultimo al contrabbasso Peppe Caporello (Mario Schiano, Francesco De Gregori, Acustica Medioevale, Mauro Di Domenico) che del gruppo è considerata l’anima.
Proprio quest’ultimo, nonostante la lunga latitanza dal mondo musicale è stato l’artefice, insieme ai fratelli Ascolese, di questo ritorno dedicato allo scomparso compagno di viaggio, il tastierista Corrado Nofri.
Partenza con African Prelude (G.Ascolese) omaggio alla grande Madre Africa, con i due fiati in grande evidenza sostenuti dall’incessante lavoro di Michele Ascolese all’elettrica. Performance di gran classe di tutta la band in Rising, dove l’autore Caporello mette in evidenza la musicalità del suo contrabbasso capace di dialogare da par suo con Giampaolo Ascolese, uno dei maestri della batteria jazz italiana.
In Calypsando (M. Ascolese) si evidenzia l’attenzione per i ritmi latino-americani, territorio assai caro a Ascolese qui impegnato alla acustica a corde di nylon. Belle le frasi doppiate all’unisono da Maurino al tenore e Delfini alla tromba. Quando Ascolese ha imbracciato il bouzouki dando il via all’intro de La via del caffè ha avuto inizio una sorta di lungo viaggio che ha visto intrecciarsi musica mediterranea e jazz. Clima sanguigno in Dafirstfly Boogie con pubblico entusiasta e partecipe trainato dalla grandissima carica della band che ha ripetuto più volte il trascinante finale.
Voci tribali con la sapiente elettrica di Ascolese suonata con l’E-bow danno il via a Cabral ,Anno I, pezzo dalle grandi suggestioni che più risente dell’influenze dell’Africa e dei suoi ritmi. Sontuosa la prestazione dei due fiati che chiudono il brano duettando fra loro fino a sfidare il silenzio.
È stata sicuramente una bella serata dove, oltre alla indiscutibile bravura, la band ha evidenziato la passione di fare musica, la stessa di quando i cinque, giovanissimi, si ritrovarono a suonare insieme per la prima volta in una cantina romana. L’augurio è di rivederli all’opera, com’è giusto che sia, sui più importanti palcoscenici nazionali. Eccellente anche il riscontro su cd ben registrato da Fabrizio Scarafoni ai Real Time Studios in Bracciano.