SPECIALE TG5 – MARIJA JUDINA, LA PIANISTA CHE COMMOSSE STALIN – Questa sera, venerdì 8 luglio, su Canale 5, andrà in onda lo Speciale Tg5 dal titolo “Marja Judina, La pianista che commosse Stalin”.
Un progetto curato dalla giornalista Marina Ricci che porterà al grande pubblico la straordinaria storia della più importante pianista russa del ‘900, Marija Veniaminovna Judina (1899-1970). Una figura in parte dimenticata, che rivivrà nelle testimonianze dell’allieva Marina Drozdova e dell’autrice di “Marija Judina: più della musica”, Giovanna Parravicini.
Carattere indomabile, tecnica prodigiosa, fede salda come la roccia, nonostante le sofferenze e le privazioni a cui venne sottoposta la sua vita sotto il regime comunista. Ramin Bahrami, intervistato da IlSussidiario.net, la descrive così: «Posso dire che sentendola suonare Bach assisto al felicissimo incontro tra la sobrietà della scrittura di un gigante della composizione e una personalità artistica e umana fuori dal comune, capace con la musica e con la sua fede, di farsi scudo e vincere le violenze del mondo». E sulla sua interpretazione delle Variazioni Goldberg: «Si avverte un senso dell’architettura molto chiaro. Un approccio direi orientale nell’affrontare questa successione di mosaici. La Judina sembra a caccia di un tesoro e così imbocca delle strade personali, sulla scelta dei tempi e delle sonorità, che io ad esempio non ho potuto condividere». (Vai alla guida all’ascolto delle sue interpretazioni di Bach e Beethoven).
Sviatoslav Richter raccontava spesso un annedoto molto significativo, un dialogo tra giganti del pianismo. «Maria, perché suoni i temi delle fughe così forte e in modo così minaccioso?». E lei: «Perché siamo in guerra». Dmitri Shostakovic, suo compagno di studi, non nascondeva invece i consigli ricevuti dal suo maestro, Nikolaiev che gli diceva sempre: «Va’ a sentire come suona Marusja! In una fuga a quattro voci, ogni voce, quando suona lei, acquista un timbro particolare».
In un’intervista a IlSussidiario.net il musicologo e critico musicale Piero Rattalino, la confronta a un altro pianista russo, che ha avuto più fortuna di lei. «Per la sua interpretazione “furiosa” che sta all’opposto, per demonismo, violenza e personalità a quella “apollinea” di Gilels. È interessante oggi mettere a confronto proprio il “pianista ufficiale” del regime (senza voler togliere nulla a quest’ultimo) e la Judina. A quei tempi non era il pubblico a decidere chi valeva di più e chi di meno, ma il potere. E la cultura sovietica, dominata dal potere, scelse Gilels».
Il regime le rese la vita impossibile, ma non si liberò di lei. La vera causa di questo? La predilezione che Stalin aveva per il suo talento. Una sera il dittatore sentì alla radio la sua esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in La Maggiore K 488 di Mozart e volle a tutti i costi il disco. Nessuno gli disse li che il concerto non era stato registrato e così venne inciso in fretta e furia nella notte.
La Judina ebbe anche l’ardire di rifiutare un premio in denaro inviatole da Stalin e non ebbe paura nel rimproverare il suo “benefattore” con una lettera piena di ammonimenti.
La sua vita, da riscoprire e approfondire, si potrebbe sintetizzare con una delle sue ultime frasi, prima della morte: «Ho cercato per tutta la vita l’Incarnazione della Verità nell’uomo, nell’arte e nella vita. E con l’aiuto di Dio l’ho trovata»…