CLAUDIO CHIEFFO – Dopo la lettera di Don Massimo Camisasca di ieri IlSussidiario.net ricorda con il contributo del figlio Martino, il cantautore Claudio Chieffo, nel quarto anniversario della sua morte. 
Questa sera, sabato 20 Agosto alle ore 19.15, nella Chiesa di San Filippo Neri a Forlì, verrà celebrata da S. E. Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, la Messa di Suffragio.



Cos’hanno in comune una bambina di otto anni con una maglietta blu che entra correndo nel Rifugio Milano a 2.573 metri di altezza ai piedi del massiccio dell’Ortles, il direttore di un albergo che ti invita a bere un radler (una crucchissima e fantastica miscela di birra e limonata) a mezzanotte in agosto in mezzo alle Dolomiti, un gruppo di eccezionali giovani percussionisti capaci di suonare qualsiasi cosa (anche l’acqua di una piscina), un attempato (scherzo) fisarmonicista, un compositore che quando appoggia chitarra o flauto e impugna la clavietta stupisce tutti anche con quella, il direttore di una scuola di musica, una vera vodka russa portata in regalo dalla badante di un nonno, la sesta birra rossa, un gruppo di amici in vacanza che canta… Tutte queste cose e tante altre persone hanno in comune una o più canzoni di Claudio Chieffo, da cui sono stati toccati.



Nel quarto anniversario di un’assenza mi ritrovo a riscoprire questa particolare presenza. Imprevedibile presenza. Attraverso le canzoni, ma imprevedibilmente oltre le canzoni. I primi tempi le canzoni di Claudio, riascoltarle, erano un modo molto fortunato di poter prolungare la sua presenza tra noi. Ma c’era qualcosa che non tornava. C’era qualcosa che rimaneva assente. L’assenza fisica si continua a sentire infatti. Certo si può riascoltare la sua voce nelle registrazioni, questa è una grande grazia. Poter riascoltare la sua voce aiuta a sentirlo vicino. E la grandezza di quella voce e di quelle canzoni va oltre, molto oltre le belle e pur fondamentali registrazioni.



Quello che ho scoperto è che davvero c’è un’eredità. Non sono i diritti d’autore (di cui lui non ha mai campato e di cui non camperemo certo noi eredi), non sono l’orologio e la chitarra meravigliosa che mi ha lasciato. E non sono appena le canzoni, come, capisco solo ora, non sono state neppure per lui. La vera eredità sono gli incontri che le canzoni generano. E il grande affetto che le accompagna. Perché tanti sono stati toccati, feriti, accompagnati, dalle sue canzoni.

Nell’ultimo anno sono stato messo nelle condizioni di riscoprire la potenza delle sue canzoni, la verità dei suoi testi. Le canzoni, dalle prime più semplici e dirette, a quelle più raffinate che io chiamo della “maturità” (passando per le canzoni “da ridere”), le canzoni testimoniano e raccontano a chi le ascolta e le canta il cammino di un cristiano: l’incontro con Cristo, la presunzione di poter far da sé, la necessità di una compagnia, di una comunità, la gioia di scoprire che tutto è dato all’uomo da Dio per imparare a volerGli bene, la capacità di prendere in giro le proprie miserie, la fatica del cammino di un cristiano tentato di cedere alle lusinghe del peccato, la scoperta dell’amore, il matrimonio, i figli a cui il padre vorrebbe evitare tutte le fatiche, ma che a loro volta debbono necessariamente fare il proprio incontro e il proprio cammino, la scoperta che la promessa del centuplo Dio la mantiene, la grazia della comunione dei santi e la riscoperta della tenerezza di Dio nei confronti dell’uomo.

Ed è così bello cantarle insieme. Più ho occasione di cantarle più mi riscopro uomo in cammino (ovviamente questo è più immediato con gli amici dei canti della Macerata-Loreto che tra l’altro mi hanno insegnato a essere libero dal desiderio di possesso nei confronti delle canzoni).

Per la cronaca, sulla maglietta della bambina nel rifugio a quasi 3.000 metri c’è scritto “Estate 2011 – E verrà come il sole che sorge al mattino”, il direttore dell’albergo alla quarta volta in una estate in cui nel suo albergo c’è una serata di canti di Claudio con una comunità in vacanza è riuscito a venire alla serata con la sua famiglia, i percussionisti (i mitici SMAP) si sono stupiti che tutta la gente conoscesse e cantasse le canzoni tanto da credere che chi cantava fosse famoso, il fisarmonicista non si stanca di risuonare la chiusura della Ballata dell’Amore Vero (e non solo), il compositore è un insegnante che da ragazzo ha accompagnato Claudio e ora riscopre le sue canzoni da adulto (e te le fa riscoprire) arrangiandole per coro e orchestra oltre a riprendere in mano la chitarra per suonarle in giro per l’Italia. 

Il direttore della scuola musicale ha accompagnato Claudio per ultimo, con il piano, ed è riuscito a far cantare Claudio in piazza a Forlì anche quest’estate, la vodka è una delle migliori che abbia bevuto prima di un concerto (per avere la voce più brillante) offerta da una famiglia in vacanza, la sesta birra rossa (e non ultima) è quella che ho bevuto dai Tipi Loschi per il concerto (Chieffo e Coro) con coro e orchestra di archi e fiati.

Il gruppo di amici in vacanza non è uno solo, sono tanti, dai ragazzi del Sacro Cuore di Milano, ai loro genitori, e tante altre comunità di tutta Italia con cui abbiamo cantato insieme, commossi e nuovamente feriti, le canzoni di Claudio.

Ecco la vera eredità di Claudio. Gli incontri, le persone. Continuiamo a cantare insieme!

È ancora molto lunga questa strada, e ho ancora tanta voglia di cantare…

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