Iniziamo con le notizie crude e secche come si estraggono dai comunicati. Daniel Barenboim compie 70 anni il prossimo 16 novembre e per l’occasione indossa i panni a lui consueti del pianista, per un ciclo di concerti per pianoforte e orchestra alla Scala di Milano, in programma dal 25 ottobre al 7 novembre. Un evento che vede quattro grandi artisti insieme, uniti dal comune modo di sentire la musica: oltre a Barenboim, Claudio Abbado, che torna nel teatro milanese dopo 26 anni di assenza, e due giovani direttori da lui lanciati, Gustavo Dudamel e Daniel Harding.



Il primo concerto, il 25 ottobre alle 20, vedrà  Dudamel sul podio dell’Orchestra Filarmonica della Scala e Barenboim al pianoforte, impegnati nell’esecuzione del concerto in re minore n. 1 di Johannes Brahms, nel concerto n. 1 per piano e orchestra di Be’la Bartok e nei ‘Dialogues II’ di Elliot Carter. Quest’ultima una prima esecuzione assoluta, commissionata dal Teatro alla Scala e dalla Staatsoper Unter den Linden di Berlino in occasione del 70esimo compleanno di Barenboim. Il 30 ottobre, sempre alle 20, salira’ sul podio del teatro milanese, alla guida della Filarmonica della Scala e dell’Orchestra Mozart di Bologna, Claudio Abbado, sempre con Barenboim al pianoforte, per l’esecuzione del primo concerto di Fre’de’ric Chopin e della Sinfonia n. 6 in la minore, ‘Tragica’, di Gustav Mahler.



Il concerto di chiusura del ciclo è in programma il 7 novembre, ancora alle 20,00, con Daniel Harding sul podio della Filarmonica della Scala e Barenboim al pianoforte, per l’esecuzione del Concerto n. 3 di Ludwig van Beethoven e del concerto n. 1 di Piotr Il’ic Caikovskij.

Saremo tutti ad applaudire Claudio Abbado e Daniel Barenboim o alla Scala o alla televisione od alla radio. Ma per ragioni differenti. Di Abbado, da cui sono stato distinto e distanti per ragioni politico-ideologico, applaudiremo non solamente la carriera e l’aver riscoperto, nei suoi anni alla Scala e a von Karajan Platz a Berlino, tanta musica dimenticata , nonché l’attenzione e la cura alla contemporaneità (non soltanto quella di Darmstadt) ed alla formazione dei giovani. Ne applaudiremo soprattutto il coraggio di tornare nella Sala del Piermarini dopo oltre un quarto di secolo, una malattia che lo ha fiaccato nel corpo ma non nello spirito, ed un programma (la Sinfonia ‘Tragica’ di Mahler’) che ha quasi il tono di un addio- al suo pubblico più amato. 



Sono stato severo con Abbado quando lo ascoltai dirigere l’Orchestra Mozart a Jesi (inaugurazione delle celebrazioni pergolesiane) ed a Roma (nell’enorme Sala Cecilia): pareva avesse perso vigore e l’orchestra lo seguisse stancamente. Non sarà così il 30 ottobre quando darà una grande prova di coraggio.

A differenza di Abbado, Barenboim non solo è uomo di Fede (ebraica) ma a 70 anni ha il vigore di un quarantenne . E’, al tempo stesso, un grandissimo pianista (si prenda il cofanetto con la registrazione dell’integrale delle sonate di Beethoven) , un grandissimo direttore d’orchestra (è stato diretto musicale a Chicago, Londra, Parigi, ora lo è contemporaneamente alla Staatsoper di Berlino ed alla Scala) e uomo di teatro (ha un senso per l’azione scenica raro in pianisti e maestri concertatori). Soprattutto, da ebreo praticante ha fatto conoscere i valori universali di Wagner nello Stato d’Isreale, ed ha creato l’unica istituzione al mondo – l’orchestra Divan – dove giovani palestinesi e giovani israeliani non combattono gli uni contro gli altri ma lavorano insieme nella consapevolezza che la musica è la più alta delle arti, quella che più ci avvicina a Dio e che porta alla Pace. Solo per questa ragione, Daniel merita ovazioni ed auguri per altri 70 anni fruttuosi in cui il meglio del passato sia il peggio del futuro.