Il mega tributo a Giorgio Gaber (“Io ci sono”, un triplo cd con la partecipazione di cinquanta artisti diversi che riprendono il suo repertorio e un doppio dvd di rarità) è solo l’inizio di una serie di celebrazioni che ricordano gli ormai prossimi dieci anni dalla scomparsa del cantante/autore/attore. A curare queste celebrazioni la Fondazione Gaber che da anni si occupa della sua eredità artistica curando fra le altre cose il Festival Gaber e naturalmente la figlia Dalia. La scorsa settimana si è tenuto un incontro ufficiale alla presenza del sindaco di Milano, la città di Gaber, che ha promesso che il Comune sarà protagonista anch’esso in questa serie di celebrazioni che avranno la loro punta i primi di gennaio del 2013, quando cade il decennale esatto della scomparsa. Ilsussidiario.net ha colto l’occasione per parlare con Dalia di questo cofanetto tributo e dell’eredità di Gaber: “Lo sguardo disincantato e ironico non ha mai spento la grande passione per l’Uomo nella sua interezza che rimane sempre il centro del suo lavoro con Luporini” ci ha detto.
Che tipo di impegno è stato lavorare a questo tributo: faticoso sicuramente, ma anche ricco di ricordi positivi?
Il tributo raccoglie le canzoni che sono nate dalle collaborazioni che la Fondazione ha avuto in questi dieci anni. Riparlare con gli artisti e trovarli ancora tutti felici di mettere a disposizione la propria voce per divulgare Gaber è stata una grande gioia. A loro devo un sincero e affettuoso Grazie. Non c’era nulla di scontato e risentire i brani cantati da loro, mi ha fatto venire in mente quanto sarebbe felicemente sorpreso mio padre. Mi ha fatto ricordare quanto lui teneva a queste (e ad altre) canzoni, mi ha fatto ricordare quanto gli avrebbe fatto piacere farle sentire ancora.
Chi pensa sia stato in grado di interpretare meglio le canzoni di suo padre?
Gli artisti che si sono messi a disposizione davvero. Non potrei fare un nome, sono tanti, tantissimi. E in questo triplo cd sono contenute solo le canzoni, ma bisogna ricordare sempre tutti quelli che Gaber lo hanno voluto portare in teatro, trasmettendolo al nuovo pubblico proprio attraverso il mezzo che lui stesso aveva scelto come “suo” mezzo. Penso a Luca e Paolo che hanno portato a Teatro migliaia di giovani, penso a Gioele Dix, Maddalena Crippa, Giulio Casale, Claudio Bisio che ha proposto un testo incompiuto, penso a Neri Marcorè che per tre stagioni ha portato Gaber in teatri ancora sempre tutti esauriti a persone che magari non lo avevano proprio conosciuto.
Al Festival Gaber di Viareggio, ma anche nelle altre occasioni da cui sono stati presi i brani, ha preso parte un numero di artisti ben maggiore della pur grande schiera presente sul cofanetto. E’ stato difficile operare la selezione e ci sono performance di artisti che sono state lasciate fuori a malincuore?
Alle manifestazioni che la Fondazione ha organizzato in questi anni hanno partecipato 200 artisti. Volevamo proporre una sintesi cronologica del lavoro per consentire a tutti un avvicinamento reale al suo lavoro. Dai brani più semplici, più popolari degli anni 60 a quelli del Teatro Canzone. In alcuni casi avevamo brani che erano stati proposti più volte, in altri casi avevamo brani del tutto assenti e che ci dispiaceva escludere. Ecco, questo lavoro nasce su questo presupposto: chiedere a 50 artisti di diventare ciascuno testimone di un brano, di un pezzo di storia di Gaber. E quando glielo abbiamo chiesto la risposta è sempre stata “Per Gaber…io ci sono” . Per questa ragione e per sottolineare l’attualità delle sue canzoni che abbiamo pensato di utilizzare il verso finale di “Io come persona”, il brano che Patti Smith ha magnificamente proposto a Viareggio e abbiamo deciso che era proprio questo il titolo giusto. Molti dei brani sono presenti grazie allo straordinario lavoro di Nautilus Milano, che ha davvero fatto un lavoro eccezionale sul recupero di alcuni brani che non potevamo produrre ex novo. Sono state escluse le performance che non avremmo potuto utilizzare per ragioni tecniche, che non avremmo potuto “restaurare” neanche dopo la cura Nautilus, e che non avremmo potuto “riprodurre”in studio ex novo.
Quali, ad esempio?
Penso a Stefano Di Battista e Nicky Nicolai, a Tosca, a Grignani, a Giovanni Allevi, ad Anna Oxa e ai moltissimi attori che sono venuti negli anni a confrontarsi con lo sterminato repertorio di prosa: da Luciana Littizzetto a Giorgio Panariello, da Flavio Oreglio a Dario Vergassola, da Vincenzo Salemme a Paola Cortellesi, da Paolo Rossi a Marco Paolini e a tutti quelli che non cito ma a cui va sincera la mia gratitudine.
Il dvd contiene un altro numero di rarità tratte dalle ultime stagioni del teatro canzone di Gaber. Sarà possibile avere nel prossimo futuro altre rarità come il recital completo al Lirico del 1980 (finora pubblicato solo in parte) o la ristampa degli album in studio (Pressione Bassa, Anni Affollati, Gaber 1984, Piccoli Spostamenti del Cuore)?
Direi che sono due discorsi distinti: i filmati che mio papà ha voluto sono ben pochi e uno solo, quello registrato alla Versiliana, è della Fondazione. Quelli del Lirico sono filmati Rai, con cui abbiamo instaurato un rapporto di ottima collaborazione che ha portato la pubblicazione di quella bella biografia per decenni che ha curato Andrea Pedrinelli. Ma mai dire mai…Nel 2004 abbiamo pensato che non fosse giusto pubblicare cose che lui non aveva dichiarato “pubblicabili”, ma poi -come è successo nel cofanetto di “…io ci sono”- abbiamo trovato l’occasione giusta e lo abbiamo fatto. Chissà quindi, mi piacerebbe molto pubblicare qualcosa di speciale per il 2013. Vedremo. Per gli spettacoli invece non abbiamo dubbi. E’ stato proprio mio padre pochi mesi prima di morire a fare un lavoro di razionalizzazione del catalogo, dedicando tempo ed energia alla semplificazione del catalogo che oggi è ufficialmente composto da 11 cd doppi che presto saranno ripubblicati.
Giorgio Gaber dieci anni dopo la sua scomparsa: il padre e l’artista, in che modo è stato possibile riempire questa doppia mancanza?
Urca, va bene se rispondo “non è stato possibile”? Scherzo, ma parlando seriamente chi è quella persona che ha davvero riempito la mancanza di un Padre? Io no…
Gaber ha profetizzato in un certo senso i tempi che stiamo vivendo, quale crede sia la canzone o il suo monologo dove questa capacità di descrivere la fine delle ideologie e anche la confusione del potere e del’uomo moderno sia stato descritto in modo migliore?
“Se ci fosse un uomo”, per esempio. Ma sono innamorata anche di “Mi fa male il mondo” che chiude il dvd delle rarità e che secondo me, racconta benissimo l’equilibrio della profonda leggerezza con cui scrutava l’Uomo.
Una volta suo padre disse: “Avete mai visto le spalle di un uomo che cammina davanti voi? Io le ho viste. Sono le spalle comuni di un uomo qualsiasi. Ma si prova una sensazione simile alla tenerezza. C’è tutta la normalità umana. La fatica quotidiana del capofamiglia che va al lavoro. I piaceri di cui è fatta la sua precaria esistenza. Bisognerebbe essere capaci di trovare… l’indulgenza e l’amore che dovrebbe avere un Dio che guarda”. Gaber era davvero capace di guardare l’uomo nella sua totalità, senza divisioni, l’uomo come un essere in attesa di uno sguardo positivo. E’ d’accordo?
Certo. Lo sguardo disincantato e ironico non ha mai spento la grande passione per l’Uomo nella sua interezza che rimane sempre il centro del suo lavoro con Luporini. Mio padre diceva: in Io come persona: “E la sconfitta è proprio quella di avere ancora la voglia di fare qualcosa e di sapere con chiarezza che non puoi fare niente. È lì che si muore, fuori e dentro di noi. Sei come un individuo innocuo, senza giudizi e senza idee. E se non ti si ferma il cuore è perché il cuore non ha mai avuto la pretesa di pensare. Sei come un individuo impoverito e trasportato al capolinea, un individuo sempre più smarrito e più impotente, un uomo al termine del mondo, ai confini del più niente”. Ma poi diceva anche “Ma io ci sono, io ci sono io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora”.
(a cura di Alessandro Berni e Paolo Vites)