RD Rock è una piccola etichetta di produzioni discografiche ed eventi correlati, una di quelle felici intuizioni che esaltano la funzione della musica a partire dalla sua origine prima di motore di trasmissione di qualcosa già presente ma seppellito e quasi bypassato come dato acquisito e abitudinario.  Il bello non salta fuori da uno spazio immenso e incontaminato come mondo confezionato su misura ma è umanità viva che ti cammina accanto in ogni giorno della vita e attende di essere scoperchiato e ricambiato.



Questa iniziativa vuole far riscoprire quella natura della musica come evento straordinario che veicola il riconoscimento di un evento altrettanto straordinario che ne costituisce l’aurora.  La musica come propulsore primo per gustare e riconoscere la grande architettura originale che ne costituisce il fondamento e che rappresenta meta e scopo della incessante ricerca di un quid veramente liberante e soddisfacente, in una parola un faccia a faccia frontale e permanente con il bello.



Custode di tutto questo è Ivano Conti, tecnico del suono, produttore e cantautore lui stesso, mentre cardine musicale, cursore e fonte inesauribile di idee e soluzioni è Walter Muto (chitarre, arrangiamenti).  L’artista, la voce e la compositrice titolare di questo progetto è la cantautrice Rita De Cillis nuovo acquisto della scuderia di Conti.  Già protagonista quest’anno con l’album Yes, esordio fresco e ricco di quello slancio di vita e di ricerca di cui si diceva, si ripresenta con un singolo disponibile dal 12 dicembre scorso su ITunes.  

Snow è un progetto inscritto in una visuale più ampia di musica e condivisione. Buona musica da condividere e per condividere il bisogno attuale di tante famiglie in difficoltà dell’Emilia Romagna. Il brano in questione è tutt’altro che la decorazione stagionale edificante e, anzi, segna piuttosto un deciso smarcamento da quell’espediente.  La canzone – che rivela una volta di più il talento di scrittura dell’artista milanese – è uno sguardo sommesso ma preciso, ad un tempo amorevole e malinconico sul sentore magico dell’inverno e del Natale.  



La neve è una nascita in sé e una nascita è una vita che stupisce, ammalia e prende tutta l’esistenza senza che se ne possano gestire tempi, modi ed evoluzioni.  Si genera come un incanto ma se la si vuole trattenere, possedere e governare, scivola via e delude.  E allora non resta che scrutarne il mistero con tutta la gioia e la nostalgia del senso di struggimento per il suo itinerario che è possibile sostenere e accompagnare per quel che è dato.

Una canzone che – forte di questa dote – riunisce in unica istanza quella bellissima espressione artistica sorpresa nel fertile e creativo frangente temporale tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70.  Un magistrale Walter Muto sviluppa un irresistibile e guizzante incipit di chitarra che sparge aromi folk-blues e west coast, da par suo la De Cillis imbeve il tutto di un soul declinato alla maniera di quella Nyro intrepida artefice di mescolamenti sonori tra Judy Collins e Bacharach transitando da Motown sound e Carole King.        

La voce lineare ed espressiva – codificata in un analogico ricolmo di suggestioni retrò – pennella una lievissima e aggraziata linea evocando nostalgie di colori nella stagione in bianco e nero per eccellenza, il tutto ben coadiuvato dal cajon e dai puntelli vocali di Anna Ferrari.  

Una canzone di Natale nel senso più degno e genuino del nome, che rifugge  l’usuale prosopopea e falsa euforia del copione mediatico da festività per esaltarne la natura di grido di mancanza accolto e preso sulle spalle da un corpo e da uno sguardo che torna con tenacia e pazienza a rivisitare il non meno tenace investigatore di desideri ad alta risoluzione. Quelli ad un tempo remoti e adiacenti all’essere.         

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