Dagli ultimi giorni dell’Avvento all’Epifania, i teatri italiani riscoprono il balletto, specialmente quello tardo-romantico. Le ragioni sono molteplici: in Italia, se non si torna ai grandi oratori scenici del Seicento, Settecento e primi decenni dell’Ottocento, manca una tradizione di teatro in musica religioso (come ad esempio Amahl and The Night Visitors di Giancarlo Menotti) o fiabesco (come Hänsel e Gretel di Engelbert Humperdinck) per famiglia; inoltre le poche fondazioni liriche (si contano sulle dita di una mano) che hanno ancora un corpo di ballo, utilizzano questo periodo per spettacoli di balletto “fuori abbonamento”, mentre gli abbonati vanno in vacanza; infine il balletto ha un suo proprio pubblico che in gran parte dell’anno opera in teatri minori, spesso con musica registrata, e in queste settimane entra nelle grandi sale. Soltanto a Roma sono in programma una mezza dozzina di spettacoli di balletto (più versioni de Lo Schiaccianoci che in questi giorni compie 110 anni).



Al Teatro dell’opera, appena terminate le repliche, nella più piccola sala del Nazionale, de Lo Schiaccianoci di Pëtr Il’ic Cajkovskij, è arrivato nella sala grande del Costanzi Don Chisciotte, di Ludwig Minkus che da sabato 22 dicembre è in scena , fuori abbonamento, per una diecina di repliche sino al 5 febbraio. Una scelta gradita dal pubblico: alla prima , nonostante nei giorni prossimi al Natale si riduca l’affluenza ai teatri, la sala era piena e c’erano posti vuoti soltanto nei palchi laterali. Dal 1979, quando è stato presentato per la prima volta a Roma in versione integrale,  Don Chisciotte, di  Minkus è stato presentato a Roma in una diecina di edizioni, sempre per numerose repliche.



E’ un balletto che ha una storia particolare. Appartiene al genere tardo romantico (la prima è del 1870, ma la versione corrente risale al 1871. Lo ideò Marius Petita, che allora faceva il bello e il cattivo tempo in materia di danza nei Teatri Imperiali della Russia zarista. Petita lo coreografò con Alexander Gorgsky . La musica venne commissionata a Minkus, il quale nato in quella che ora è la Repubblica Cèca ma allora era parte dell’Impero Austro-Ungarico, giunse da bambino a Vienna e diventò uno dei musicisti di corte a San Pietroburgo dal 1869 al 1891 quando rientrò a Vienna, dove, ormai anziano, ebbe scarsa fortuna professionale e morì in povertà perché il Governo rivoluzionario sovietico gli tolse la pensione. I suoi balletti , numerosi , sono sempre stati in repertorio nell’URSS, ma non arrivarono in Occidente che quando nel 1961 , all’aeroporto parigino di Le Bouget , Rudolf  Nureyez chiese asilo politico. In effetti, il gran pas de deux del terzo atto era noto perché George Balanchine, nato a San Pietroburgo ma scappato in Occidente giovane, lo aveva incluso nel repertorio del New York City Ballet.



Oggi Don Chisciotte è, con La Bayadère, uno dei due balletti di Minkus più rappresentati. E’ nel repertorio del Royal Ballet e del Teatro alla Scala nella versione aggiornata da Nureyev e dell’American Ballet Theatre in quella curata da Mickail Barishnikov. Recentemente, Alexey Ratmansky, uno dei coreografi più apprezzati della giovane generazione, ne approntato un’edizione modernissima per lo Het National Ballet di Amsterdam. Quindi anche se Minkus resta un compositore eclettico e considerato un mestierante, si tratta di roba fine.

L’edizione presentata a Roma è marcatamente tradizionale; la coreografia originale è rivista da Mickail Messerer, oggi uno dei più noti coreografi russi. Molte belle le scene e molto eleganti i costumi di Francesco Zito ed Antonella Conte, una vera festa di colori delicati per rendere la Spagna come doveva essere immaginata nella Russia degli Zar nel 1870 e giù di lì. Buona la bacchetta di Nir Kabaretti alla prese con una partitura meno banale di quel che sembra.

Il libretto del balletto ha poco a che vedere con lo spirito del romanzo di Cervantes. Non manca la battaglia contro i mulini a vento, ma l’intreccio (la contrastata storia d’amore della giovane Kitri e di Basilio, intreccia tata  alle rocambolesche avventure di Don Chisciotte e del suo scudiero, Sancho Panza)  è essenzialmente un pretesto per giustapporre musica spagnoleggiante con musica neoclassica e ricordi di Vienna. Sulla scena le star cubane Venus Villa e Rolando Sarabia  si alternano con i primi ballerini dello Staatsballett Berlin Iana Salenko e Dinu Tamazlacaru , con Alessandra Amato del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma e Vito Mazzeo principal dancer al San Francisco Ballet , nonché  con Alessia Gay e Alessio Rezza del Corpo di Ballo dell’Opera,. La sera della prima Venus Villa, Rolando Sarabia e gli altri hanno ricevuto vere e proprie ovazioni.