I Marlene Kuntz al festival di Sanremo? Proprio come quando si seppe che gli Afterhours si sarebbero esibiti al festival, anche la notizia della presenza dei Marlene Kuntz al festival rivierasco ha inorridito i fan più stretti del gruppo e tutti gli amanti del rock alternativo. Perché i Marlene Kuntz proprio come gli Afterhours rappresentano il rock puro e vero contro la logica commerciale e banalotta di Sanremo. Ma i tempi cambiano per tutti e si sa che un passaggio a Sanremo rende in termini pubblicitari anche se i Marlene Kuntz non potranno mai vincere. Formatisi a Cuneo alla fine degli anni 80, i Kuntz sono guidati dal chitarrista e cantante Cristiano Godano. Si ispirano almeno inizialmente al rock gotico e decadente di artisti come Nick Cave e a quello rumorista di band come i Sonic Youth e ben presto conquistano gli appassionati di musica alternativa. Il particolare nome della band deriva da Marlene Dietrich e da una canzone del gruppo punk americano Butthole Surfers, “Kuntz”. Il primo disco del gruppo arriva solo nel 1994: “Catartica” viene pubblicato da una major e li fa conoscere a un vasto pubblico. Il secondo disco è del 1997, “Il vile” a cui seguono molti concerti. Conquistano anche fan importanti come lo scrittore Enrico Brizzi che li definisce “non un gruppo di rock italiano, ma l’unico gruppo italiano di rock”. Nel gennaio 1991 esce il disco “Ho ucciso paranoia” anche in versione doppio cd contenente nel secondo disco delle jam session chiamate spore. Per tutti gli anni duemila continuano a produrre dischi dal successo sempre più notevole mentre crescono anche i progetti paralleli. Infine la notizia della partecipazione a Sanremo dove nella serata dei duetti internazionali si esibiranno nientemeno che con Patti Smith in una versione in inglese del pezzo della Pfm Impressioni di settembre. Per rispondere alle proteste dei fan, i Marlene hanno sentito il bisogno di scrivere una lettera aperta ai fan intitolata “Andiamo a Sanremo” in cui fra le altre cose si dice. “Siamo un gruppo che ha sempre cercato di non precludersi la possibilità di sperimentare nuovi approcci, assecondando la curiosità piuttosto che il calcolo.
Andare a Sanremo per certi versi ha a che fare, anche, con la curiosità di cimentarsi in qualcosa di nuovo che ci potrebbe divertire”.
Aggiungendo: Spesso, per contro, il non andare a Sanremo da parte di certi gruppi non ha esattamente a che fare con una sorta di intransigenza o snobismo che vieta l’eventualità di mescolarsi con artisti che non si apprezza, ma con il calcolo di evitare di nuocere al proprio pubblico (più precisamente: di evitare che il proprio pubblico ti diventi nemico… E chissà poi perché il tuo pubblico dovrebbe diventarti nemico). Esattamente come qualsiasi gruppo si può imporre di non fare certe cose perché potrebbero rovinargli una carriera: cosa ampiamente ragionevole, se si pensa se un giorno noi desiderassimo, ad esempio, fare delle canzoncine allegre, del tutto pop, commerciali, argute o meno che fossero, per puro divertimento: perché no, se non per il fatto che il tuo pubblico letteralmente ti massacrerebbe? Ma questo tipo di calcolo non è forse più emblematico del senso della “marchetta” rispetto al fare e sperimentare ciò si vuole? Ci daranno dei marchettari per il nostro andare a Sanremo? Ma non è forse più marchettaro fare ciò che il tuo pubblico si aspetta da te per puro calcolo?