Sanremo ha già un vincitore: Alessandro Casillo, primo nella competizione dei giovani con il brano È vero. Questo il verdetto della penultima serata del Festival che ha visto anche, tra i big, l’eliminazione di Chiara Civello e dei Matia Bazar. Venerdì sera, sul palco del Teatro Ariston, però, è successo molto di più. IlSussidiario.net ha raccolto a caldo le impressioni del giornalista e critico musicale del Giorno e del Quotidiano Nazionale, Marco Mangiarotti.
«Per quando riguarda i big, devo dire che le eliminazioni mi sembrano tutto sommato giuste. Mi spiace per i Matia Bazar, che hanno alle spalle una carriera stimabile, con alcuni picchi di grandie qualità, ma ieri sera, con l’incomprensibile partecipazione di Platinette, si sono suicidati. Chiara Civello, invece, nonostante l’etichetta di “più grande cantante jazz della sua generazione” (cosa che potrebbe convincermi a dimettermi dal ruolo di critico jazz), è stata una delle peggiori. Ieri sera ha cantato meglio, ma in un Festival livellato verso l’alto in  definitiva ha meritato di uscire».



Quali sono i duetti che l’hanno più colpita, in positivo e in negativo?

La coppia D’Alessio-Bertè ci ha offerto un’esibizione divertente, anche se ingiudicabile. La collaborazione con Fargetta e la reinterpretazione del brano in chiave dance è un messaggio chiaro che arriva da chi sa come vendere i dischi. Alessandra Amoroso è venuta a dare man forte a Emma per portare tutti i fan di Amici dalla sua parte. Interessante poi il côté teatrale-cabarettistico del duo Samuele Bersani-Paolo Rossi e quello più strehleriano Finardi-Servillo. Bella la collaborazione tra Dolcenera e Max Gazzè, che ha fatto emergere la melodia interna del brano Ci vediamo a casa.
Diciamo che erano quasi tutti progetti diversi e hanno fatto uscire la mission delle diverse canzoni. Renga ha rinunciato a una lettura più immediata chiedendo l’aiuto di un coro straordinario che ha aiutato la forza melodica del pezzo a uscire (Renga ha interagito con rispetto delicato). Notevole la generosità di Mauro Pagani e l’eleganza con cui il trombettista jazz Fabrizio Bosso sa inserirsi n contesti pop.



A questo punto chi sono i favoriti per la finale di questa sera?

A mio avviso, c’è un terzetto davanti a tutti: D’Alessio-Bertè, Emma e Renga, con Noemi e Arisa possibili outsider. Tra i primi sei direi comunque che ci sarà un posto per Carone-Dalla e Nina Zilli, con Dolcenera nel ruolo di guastafeste. Teniamo presente poi che con il meccanismo delle golden share arrivare tra i primi 5 permette ai cantanti di raggiungere il podio. 

Da che parte si schiererà la sala stampa secondo lei?

Devo dire che è molto più divisa di quanto immaginassi e incide anche il fatto che molti colleghi durante l’anno si occupano di tutt’altro. Per quanto mi riguarda penso che quella di Renga sia evidentemente la canzone più bella, per l’idea musicale, il testo e la qualità della sua voce.



Il suo giudizio sulla vittoria del giovane Casillo?

Semplicemente scandalosa. Il ragazzo potrà fare meglio nei prossimi anni, ma in queste sere ha cantato da cani una brutta canzone.
La più interessante era sicuramente Erica Mou, che fortunatamente ha vinto il premio della critica. Guazzone a mio avviso è un cantautore di talento, anche se il brano che ha portato qui non ha né capo né coda.

Questa edizione della kermesse sanremese sta ormai per concludersi. Si possono iniziare a tirare le somme sulla conduzione generale del Festival?

Direi che il progetto musicale è stato buono, così come la conduzione di Gianni Morandi. La scelta di portare Adriano Celentano è stata invece semplicemente disastrosa. Ha scatenato un mare di polemiche e ha causato diversi problemi agli artisti. I cantanti per tre giorni non hanno avuto una situazione palco decente, sia a livello di suono che di prove e questo è molto grave.
La responsabilità di questa scelta sconsiderata comunque è tutta del direttore artistico, Gianmarco Mazzi. Nel suo caso però la ragione è più profonda: siamo al delirio di onnipotenza e l’arroganza e la maleducazione che ha dimostrato in questi giorni in sala stampa lo ha dimostrato. Cose mai viste, per intenderci, nemmeno ai tempi del Baudo padrone. Peccato, perché per la parte musicale si merita un bel 9. 

Secondo lei quindi il Molleggiato rischia di rovinare la finale di un Festival che si stava risollevando?

Certo, grazie all’amico Mazzi, Celentano avrà questo magico potere. E se si ripeterà ciò che è successo lunedì il rischio è quello di vedere falsata la gara.
Voglio proprio vedere come faranno a garantire, con uno show nello show, la necessaria concentrazione agli artisti. Credo che sia una scommessa demenziale, anche se la vinceranno. Ma rivela l’assoluta mancanza di rispetto che questa direzione artistica ha per le persone che ha invitato.

(Carlo Melato)