«È vero. Già nel ’93 aveva concesso gratuitamente i diritti di una sua canzone (Latin Lover) come colonna sonora della campagna “Vai a trovare un malato” – racconta Alberto Contri a IlSussidiario.net -. Nel 2002 lo cercai tramite Bibi Ballandi (allora oltre che presidente di Pubblicità Progresso ero anche consigliere della Rai) perché avevamo deciso di realizzare una campagna a favore dei disabili partendo dalla committenza a un cantautore di una canzone su cui costruire un videoclip da distribuire alle tv musicali».



Come vi siete conosciuti?

Fu grazie a Bibi Ballandi, che ci mise in contatto. Gli esposi il nostro problema al telefono, gli illustrai il “brief” della campagna, e si innamorò subito dell’idea. Era fine luglio. A fine agosto mi chiamò: “Sono all’hotel Esedra. Ho scritto una canzone: venga a sentire se va bene”. Già mi colpì questa umile disponibilità in un artista del suo livello. Ricordo che nella sua camera non c’era un lettore di Cd, così ci chiudemmo nella sua Cayenne (con la grande scritta “La casa di Lucio”) e mi fece ascoltare “Per sempre presente”.



Ci avete dovuto lavorare su?

Assolutamente no. Era perfetta così. Raccontava la storia di un down che incontrava una persona normale al parco, e gli comunicava tutta la sua ammirazione per un tramonto, facendogli capire che solo chi soffre è capace oramai di apprezzare i doni del creato. Splendida canzone, che lui inserì nel cd “Lucio”, con grande assolo finale ad libitum di Stefano Di Battista.

Certo fu un gran regalo…

E non fu l’unico. Si coinvolse al punto da voler partecipare alla fattura del videoclip. Noi gli facemmo conoscere Lorenzo Crosta, che aveva fondato una cooperativa che dava lavoro a oltre 1.500 disabili in diverse officine create apposta in Brianza. Aveva solo un quarto d’ora, era venuto a Milano per un altro impegno. Scoperta questa iniziativa, annullò l’impegno e rimase nel ristorante a parlare con me e Lorenzo di carità e di Gesù Cristo fino alle quattro del pomeriggio. Poi ci mandò il suo regista Ambrogio Lo Giudice a girare il videoclip.



Alla fine volle comparire anche lui, anche per rimediare a una gaffe che la stampa gli aveva rimproverato mesi prima: durante una preparazione di un concerto, a un tecnico troppo lento aveva detto “Ma sei un mongolino?”.
Lui giurava che dalle sue parti si diceva senza offesa a chiunque si muovesse con impaccio, come capita purtroppo a un disabile. Così volle comparire alla fine, sostenendo che lui, piccolo e brutto, era il più mongolino di tutti!

Sappiamo che era un appassionato di comunicazione.

Sì, teneva un corso all’Università di Urbino, dove mi invitò a tenere delle lezioni insieme a lui. E ci divertimmo un mondo, anche per le splendide serate passate in osteria. Era una persona affettuosa, gentile e premurosa.

Andaste insieme anche al Quirinale…

Fu un gran bel momento che vivemmo assieme. Il Presidente Ciampi ci invitò con tutti quelli che avevano contribuito alla campagna… e quale non fu la commozione quando, fatto del tutto insolito, ci insignì entrambi dell’onoreficenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, donandoci le insegne e appuntandocele sul petto.
Pochi sanno che nella scatola, oltre che al piccolo distintivo, c’è anche un grande medaglione in oro e smalto adatto alle grandi uniformi di gala. Lui se l’appese al collo e se lo portò in giro per Roma fino a sera. Ogni tanto se lo metteva sul gilè. Era molto spiritoso… Grande Lucio, ci mancherai, ma tra noi resterà “per sempre presente”.

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